Fondato a Racalmuto nel 1980

Il teatro perfetto. Ma la gente dov’è?

Vent’anni fa la riapertura, dopo quasi mezzo secolo, del “Regina Margherita” di Racalmuto. Ma lo spopolamento del paese ha provocato la scomparsa di filodrammatiche e compagnie che ne arricchivano la vita culturale. Le difficoltà del bilancio comunale non consentono di affrontare i costi necessari per allestire una stagione teatrale. Per riportare il soffio vitale, sarebbe necessario aprirlo sempre più alle scuole: un teatro che sia la casa dei più piccoli, per riempirlo di passioni e di ricordi

Vent’anni fa, nel febbraio 2003, riapriva il teatro di Racalmuto chiuso da decenni. Dopo lunghissimi lavori di restauro, curati dall’architetto Antonio Foscari, il teatro veniva restituito ai cittadini. C’era voluta una lunga battaglia di sensibilizzazione, l’impegno personale di Leonardo Sciascia e di molti dirigenti della sovrintendenza, per arrivare ad aprire il teatro alla presenza del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e del direttore artistico Andrea Camilleri.
È inutile ricordare la corsa contro il tempo, l’impegno dell’allora sindaco Gigi Restivo, di molti dipendenti comunali e di una nutrita squadra di ragazze e ragazzi, per arrivare puntuali all’appuntamento, facendo anche alcuni strappi alle regole e disobbedendo alle indicazioni della prefettura che avrebbe desiderato un teatro chiuso (disobbedienza che ha creato il pregiudizio di Racalmuto come paese eretico e ribelle, disobbedienza che le autorità non hanno dimenticato nemmeno lo scorso anno quando hanno immobilizzato la celebrazione dei riti della festa della madonna del Monte, tanto per ricordare ai racalmutesi chi comanda in città).
Il teatro nel 2003 riaprì senza pubblico, con una festa partecipata e gioiosa di molte persone che restarono al freddo fuori dalla sala pur di seguire su un megaschermo quello che avveniva nel gioiellino di stucchi e velluti finalmente riaperto. Poi, ci sono voluti molti anni e molti lavori per adeguare l’edificio storico alle norme di sicurezza e solo recentemente il teatro ha potuto riaprire con tutte le carte in regola (dopo altri ulteriori otto anni di chiusura).
Ma il tempo non passa invano. Dopo questi ulteriori ritardi e queste interminabili lungaggini, il teatro è in regola ma la realtà attorno è cambiata. Lo spopolamento di Racalmuto ha provocato la scomparsa di filodrammatiche e compagnie che ne arricchivano la vita culturale. Le difficoltà del bilancio comunale non consentono di affrontare i costi necessari per allestire una stagione teatrale. Risultato: il teatro è in regola, ma senza pubblico, aperto per mostre e eventi singoli, come un museo elegante ma senza vibrazioni.
Andrea Camilleri al teatro di Racalmuto il 14 febbraio 2003, giorno dell’inaugurazione

Credo che per riportare il soffio vitale, sarebbe necessario aprirlo alle scuole, alle accademie di ballo e di danza. Farlo tornare ad essere il teatro di tutti, dei ragazzi e delle ragazze, dei bambini e delle bambine. Un teatro che sia la casa dei più piccoli, per riempirlo di passioni e di ricordi. Questo era il sogno di Andrea Camilleri che ne fu il primo direttore artistico: «”Andare a teatro” (al contrario di “accendere la televisione”) – scriveva Camilleri, venti anni fa – significa anche e soprattutto un atto sociale, un crescere assieme, un ritrovarsi pur nella diversità delle opinioni, uno scambio di idee e di sentimenti. In una parola: un’occasione esemplare per conoscerci tutti meglio».

Forse è arrivato il momento – adesso che norme, codici, leggi e precetti sono a posto – di aprire il teatro alla vita, alle emozioni, ai sogni dei nostri figli.

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