Fondato a Racalmuto nel 1980

La panchina

Il Racconto della Domenica

Alfredo Quignones

Mancano poco più di venti minuti alle sette. Fra non molto un altoparlante, dal suono gracchiante e sgradevole, comunicherà che il parco sta per chiudere i cancelli ed inviterà i visitatori a raggiungere l’uscita.

Solo ora Claudia si rende conto che sono trascorse più di tre ore da quando si è seduta su quella panchina ed ha iniziato a leggere.

La sua panchina. Sempre la stessa, da diversi anni ormai.

Ed il suo libro, uno dei tanti, uno delle centinaia che conserva gelosamente ed in cui negli ultimi tempi si è immersa per vivere vite che non sono la sua.

Velocemente rimette nello zaino i volumi tra i quali aveva scelto quello da leggere oggi, il quaderno su cui trascrive le frasi che più l’hanno colpita, la penna blu e la matita con cui schizza dei disegni: brevi tratti che danno immagine alle sue emozioni.

Si alza e, come per un istinto di obbedienza all’ordine emanato dall’altoparlante, raggiunge velocemente l’uscita; ma poi rallenta il passo: null’altro che la sua stanza l’attende una volta a casa. Ha ventisei anni Claudia e una vita distante, trascorsa tra la scrivania dell’ufficio in cui, circondata da colleghi lontani, lavora da quando si è diplomata e la scrivania della sua camera, su cui continua a leggere appena rientrata. Ed in mezzo il saluto distratto della madre e la telefonata settimanale del padre. E la panchina di legno nel parco dove il tempo resta sospeso.

Chiusa la porta alle sue spalle, subito sistema i volumi tra i ripiani di una libreria così grande da coprire una parete intera: solo in questo preciso istante si accorge che ne manca uno; ripercorre con la mente il percorso fatto dal parco a casa e ricorda bene di non essersi fermata in nessun posto; peraltro anche lo zaino è perfettamente chiuso: realizza quindi di avere dimenticato, nella fretta di mettere tutto a posto e andare via, il libro mancante su quella sua panchina. Un senso di rabbia e dispiacere la assale, ma, non potendo fare altro, prova a rasserenarsi nella speranza di poterlo ritrovare il giorno dopo.

La mattinata in ufficio non è stata peggiore di tante altre: solite frasi di circostanza e tante carte da sistemare. Dalla sua postazione osserva ogni tanto i colleghi: quasi tutti, uomini e donne, più o meno della sua età, indaffarati i primi a gonfiare il petto al passaggio delle seconde e a provare a mostrarsi interessanti con battute poco divertenti e più gradite provocazioni. Qualcuno, agli inizi, le aveva rivolte pure a lei senza però riceverne in cambio particolare apprezzamento; né interesse per chi fosse meno sensibile, audace e profondo dei tanti eroi che popolano la sua vita di carta e dei sogni che si librano sopra le pagine degli amati romanzi.

Terminato l’orario d’ufficio, mangia in fretta un panino nell’ansia di tornare al parco e cercare il suo libro. Vi si dirige un po’ prima del solito e, giunta in prossimità della panchina, ne scorge già la sagoma poggiata sopra. Con un senso di ritrovata leggerezza si avvicina, ma scopre che non è il libro che aveva dimenticato. Da sotto la copertina fa capolino un foglietto piegato in due. Claudia resta un attimo interdetta: non riesce a spiegarsi l’inverosimile coincidenza di avere dimenticato un libro la sera prima e trovarne, nello stesso punto, uno diverso il giorno dopo! Spinta dalla voglia di capire come tutto ciò possa essere avvenuto, afferra l’unico elemento che possa aiutarla a risolvere il mistero e legge il biglietto: “Ciao, non ci conosciamo, ma capisco che hai dimenticato un libro su questa panchina. Ho pensato di prenderlo io e lasciartene un altro in cambio. Se ti va, prendilo pure e, quando andrai via, lasciane uno diverso: un altro ancora ne troverai il giorno dopo!” Un fremito sottile si impossessa di Claudia: prova la sconosciuta sensazione di condividere un sentimento – l’amore per la lettura – con un’altra persona. Si guarda intorno, scruta le panchine accanto, osserva i passanti mentre i battiti del cuore accelerano come mai aveva avvertito. Cerca di individuare tra coloro che la circondano, e di cui mai si era accorta prima, chi possa averle proposto un simile gioco; ma i volti le sembrano tutti ugualmente indifferenti. Una nuova, piacevole consapevolezza la stringe però in un tenero abbraccio: agli occhi di qualcuno è lei a non essere più indifferente! E suadente si insinua l’idea di un uomo capace di vivere le sue stesse passioni, di camminare accanto a lei lungo i percorsi tracciati da una storia di carta, di volare mano nella mano in un racconto da scrivere insieme. Decide allora di accettare il gioco: infila il libro trovato nello zaino e, opportunamente sceltone un altro tra quelli che aveva portato con sé, lo lascia sulla panchina. Non prima di avere scritto un biglietto e averlo infilato sotto la copertina: “Grazie per lo scambio! Non avevo mai letto questo libro e lo farò con grande gioia. Spero ti piacerà il titolo che ho scelto per te!” Ha così inizio un gioco, un contatto, un’emozione.

Per alcuni giorni si ripete lo stesso rituale ed ogni volta, inserito tra le pagine del libro, Claudia trova un biglietto con una frase sempre più personale, più pregna di sincere emozioni e crescente empatia. Cui risponde con uguale afflato.

Finché una sera, distesa sul letto, i battiti del cuore non accennano a rallentare impedendole di addormentarsi e sul soffitto bianco, come su un grande schermo cinematografico, vede agitarsi i personaggi che l’accompagnano da tanti anni ormai: vede Edoardo parlare con Ottilia, Rossella litigare con Rhett, Jay Gatsby inseguire perdutamente Daisy! Un pensiero la sorprende alle prime luci dell’alba: se aveva trovato il libro molto presto nel pomeriggio, è chiaro che lo scambio deve essere avvenuto di mattina; e solo di mattina può quindi sperare di incontrare colui che, seduto su quella stessa panchina, prende il suo libro e ne lascia un altro prima di andare via!

Decide allora di non andare in ufficio e raggiunge il parco intorno alle undici; pensa sia l’orario migliore: né troppo presto, perché è sicura che chi inizia a leggere continua poi per un paio d’ore buone, né troppo tardi, che il suo sconosciuto compagno di letture potrebbe già essere andato via.

Non si dirige però verso la panchina, ma preferisce fare un giro largo, lontano dal viale principale, percorrendo un lungo, piccolo sentiero che termina proprio in corrispondenza di uno degli alberi più antichi e più grandi di tutto il parco. Vi si ferma dietro in modo da potere osservare, non vista, la panchina posta poco più avanti.

La sua intuizione era corretta!

Ma, scostata dall’albero un po’ la testa, vede accanto alla panchina, con il libro che aveva lasciato la sera prima chiuso tra le mani, una anziana signora, molto distinta, compostamente seduta su una sedia a rotelle.

Assalita da un repentino moto di intensa delusione, Claudia fa alcuni lenti passi all’indietro. Quando poi sottili, incontrollabili lacrime iniziano a segnarle il volto, si gira ed inizia a correre lungo lo stesso sentiero che l’aveva condotta fin lì. Corre sempre più velocemente e sempre più copiose lacrime solcano il suo volto mentre il respiro diventa affannoso tra singhiozzi che le serrano la gola e la fatica che le chiede invece ampie boccate di ossigeno.

Esausta si ferma e, impossibile da trattenere, un conato di vomito si sparge sul terreno. Il respiro torna lentamente regolare: Claudia realizza, capisce… e si rassegna. E pensa a quella anziana signora ed agli istanti di felicità che tale strano gioco può averle donato durante tutti questi giorni.

Fa un altro profondo respiro e decide di tornare indietro. Prova a ricomporsi, si asciuga le lacrime e, sforzandosi di sorridere, si avvicina alla signora per delicatamente presentarsi: “Buongiorno, permette…? Mi chiamo Claudia e sono la ragazza con cui lei scambia i libri ogni giorno!”

“Buongiorno cara, sono felice di conoscerti!”

“Vedo tra le sue mani il libro che le ho lasciato ieri…”

“Sì, è davvero un bel racconto.”

“Già! É piaciuto molto anche a me!”

Attimi di imbarazzo sorprendono Claudia.

“Ora vado, ma, se vuole, possiamo rivederci domani.”

“Non è così facile per me…!”

“Non pensa di tornare?”

“No, è che non è facile vederti! Sai… da tanti anni ormai vedo solo ombre”

“Ma, allora, come…?”

“La mattina mi accompagna mio nipote ed è lui che mi legge questi libri. Eccolo, mi sembra stia tornando…”

“Ciao, sono Francesco!”

“Ciao Francesco, io sono Claudia… quella… quella dei libri!”

“Lo so! E sei proprio come ti immaginavo!”

“Anche tu… anche tu!”

E nuove lacrime luccicano sul volto di Claudia, quasi incorniciandolo fin su le pieghe di un sorriso che si apre alla felicità.

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Racconto che ha partecipato alla VI Edizione del Concorso letterario nazionale “Raccontami, o Musa…”, bandito dalla Associazione culturale Musamusìa di Licata, presieduta da Lorenzo Alario, in collaborazione con la testata giornalistica online Malgradotuttoweb. Direttrice artistica del Concorso letterario la prof.ssa Angela Mancuso. Presidente di giuria Raimondo Moncada

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