Fondato a Racalmuto nel 1980

Il Covid e quelli del “Veru ava essiri?”

L’Emergenza e il rispetto delle regole. Siamo nel limbo, con un piede all’inferno e uno in paradiso

Valeria Iannuzzo

Ci sono espressioni, modi di dire, che restituiscono pienamente l’essenza culturale di popolo. Tentare di tradurli avrebbe lo stesso sapore di una minestra riscaldata. Pertanto io non lo farò, riporterò fedelmente quanto ascoltato e assorbito durante le mie lunghe e romantiche vacanze natalizie. Puntualizzo subito che io al Covid ci credo. Ci credo talmente tanto da aver osservato alla lettera tutte le disposizioni e le raccomandazioni che puntualmente sono state emanate sia nel campo professionale sia in quello personale.

Ho trascorso le vacanze natalizie a casa con mio marito e il cane, il cane e mio marito. Padre, figlio e Spirito Santo. Sempre e solo noi tre. Mi sono concessa lunghe passeggiate in campagna e interminabili pomeriggi davanti al camino. Ovviamente la mia attenta e scrupolosa osservanza delle regole non è stata universalmente condivisa, ma va bene lo stesso. Ad oggi, io e la mia famiglia stiamo bene e questo è ciò che conta.

Da molteplici indiscrezioni dirette e indirette, non tutti hanno seguito la mia stessa linea, anzi in tanti si sono schierati a favore dei sostenitori del Natale ad ogni costo, così a partire dai primi di dicembre hanno aperto le danze. L’immacolata, Santa Lucia, la domenica prima di Natale, la vigilia di Natale, il Natale, la vigilia di Capodanno, Capodanno e l’Epifania sono state una giostra di incontri tra parenti ed amici, di brindisi, auguri, abbuffate e abbracci supportati da: “Veru ava essiri?”. “Per Natale non ci potevamo riunire tutti, quindi ci siamo incontrati la domenica prima. Veru avia essiri?” “Il Natale lo abbiamo fatto con i miei suoceri, il Capodanno con i miei genitori e l’Epifania con i miei cognati. Sempre in pochi! Abbiamo cercato di accontentare un po’ tutti. Veru avia essiri?” “Noi siamo stati a casa per le feste, ma potevo togliere ai ragazzi il piacere di andare a giocare a carte dagli amici? Neanche questo? Veru avia essiri?”

Ecco, per molti le logiche di tutela della salute, di rispetto delle regole sono state queste. Altri hanno aggirato ogni restrizione trasferendosi al mare o in campagna, giusto per non dare nell’occhio. Come se intere colline illuminate come a ferragosto potessero non essere notate. C’è poi chi per fronteggiare il coprifuoco delle 22:00 ha ospitato intere famiglie, mettendo su in salotto dei veri e propri accampamenti con materassini gonfiabili e sacchi a pelo. Ingegnosi, non c’è dubbio, ma altrettanto stupidi. Che tristezza!

Lunghi mesi di restrizioni e rinunce buttati al vento, per che cosa? Il Natale, come se in futuro non ci dovessero essere più Natali, Capodanni ed Epifanie.

L’OMS non ha mai parlato della fine del mondo, ma di pandemia, che si combatte e si sconfigge con alcune semplici regole e un vaccino. Adesso, mentre gli asintomatici soddisfatti delle feste e dei regali vanno in giro a veicolare il virus, le terapie intensive si riempiono e l’indice RT si impenna, ritorniamo a fare i conti con le restrizioni, la mancanza di libertà, la DAD, la perdita dei posti di lavoro, la depressione, i morti.

Ritorniamo a vivere una vita sospesa senza sogni e progetti per il futuro. Siamo nel limbo, con un piede all’inferno e uno in paradiso. I “Veru ava essiri?” ci stanno trascinando inesorabilmente verso il fondo.

Condividi articolo:

spot_img

Block title

Parco di Selinunte, si inaugura un nuovo percorso di visita

Domenica 5 maggio, organizzata da Coopculture, pedalata "archeologica" verso la Necropoli di contrada Galera Bagliazzo

“Edizioni del Roveto”, Racalmuto ha la “sua” casa editrice

Nasce su iniziativa della Dott.ssa Maria Romano e dei figli Luca e Marco Mercato. Verrà presentata sabato 4 maggio, alle 17:30, al Castello Chiaramontano

“Il mio sogno? Vedere il completamento del Risorgimento della mia amata cittadina”

Nostra conversazione con Filippo Bellia, firma storica del giornalismo siciliano, che per tanti anni ha raccontato la sua Palma di Montechiaro

Uno dei fotografi più legati alla Sicilia

Giuseppe Leone, il ricordo di Angelo Pitrone: "Se c’è stata una via siciliana alla fotografia contemporanea Leone ne è stato un indiscusso maestro"