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Agrigento, oggi l’inaugurazione della mostra “Valorizzare il Sommerso”

In esposizione i reperti archeologici frutto delle indagini e dei sequestri effettuati dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Agrigento. La mostra è inserita nel programma di iniziative “Verso Agrigento Capitale italiana della cultura”

Sarà inaugurata oggi, 2 settembre alle ore 17, la mostra “Valorizzare il Sommerso”, organizzata dalla Regione Siciliana, dal Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi, dall’Unesco, dal Marag e dall’Arma dei Carabinieri. L’esposizione è stata allestita all’interno della Caserma Biagio Pistone, sede del Comando Provinciale dei Carabinieri di Agrigento. A tagliare il nastro saranno il Direttore del Parco Roberto Sciarratta e il Comandante Provinciale dei Carabinieri Vittorio Stingo.

“L’idea della mostra (il cui obiettivo è quello di tener viva, in una terra complessa come è la Sicilia, la cultura della legalità) – spiega il direttore del Parco Archeologico Roberto Sciarratta – nasce dalla collaborazione avviata e nel tempo consolidata con il Comando Provinciale dei Carabinieri e intende puntare l’attenzione sull’importantissimo ruolo svolto dall’Arma e dal suo Comando Tutela Patrimonio Culturale che, con le sue molteplici sedi, lavora costantemente nel controllo delle attività illegali a danno del Patrimonio artistico e culturale della nostra Nazione, in stretta collaborazione con le altre forze di Polizia e con gli Stati europei ed extraeuropei. Le opere che si è scelto di esporre sono frutto delle indagini e, poi, dei sequestri effettuati dal Comando Provinciale agrigentino e da alcune sue stazioni, nel tempo consegnate alla Soprintendenza ai Beni Culturali di Agrigento e al Museo archeologico “Pietro Griffo”, dove sono custodite. Osservare i reperti recuperati e tutto ciò che essi possono raccontare, è un invito, soprattutto rivolto alle nuove generazioni, al profondo rispetto per un patrimonio artistico che è bene di tutti, e a sentirsi parte di un ampio progetto di legalità, sostenendo con consapevolezza il lavoro silenzioso delle forze preposte ai compiti di controllo”.

“Gran parte dei reperti esposti – aggiunge il direttore del Parco – è stata sempre conservata nei magazzini del museo “Griffo” e, dunque, viene presentata al pubblico per la prima volta, in un percorso che si snoda in più punti focali all’interno degli spazi della Caserma “Biagio Pistone”, fungendo così anche da veicolo per la conoscenza di un luogo non da tutti normalmente fruito. Riemergono dal buio degli spazi museali manufatti in terracotta di varia tipologia e destinazione, frammenti ricomposti di un sarcofago soltanto da pochissimo tempo consegnato al museo agrigentino dal Comando Centrale TPC di Roma. Molte sono le anfore che, rimaste sommerse per secoli nel mare antistante la nostra costa, ritrovano la luce permettendo, grazie alla loro cronologia e provenienza, di aprire uno spaccato sulla storia economica dell’antica Agrigento e sugli scambi mercantili lungo le rotte che, fin dall’età preistorica, le imbarcazioni hanno solcato nel Mare Mediterraneo, sentito e vissuto non come un ostacolo ma come la principale via di comunicazione commerciale e “culturale” in senso lato. Ognuno è capace di raccontare una storia legata al mondo del quotidiano, poiché si passa dal mortaio, che serviva per pestare ingredienti di varia natura, ai dolii che nelle cantine e nei magazzini di case e palazzi contenevano le derrate alimentari, sia liquidi (olio, vino…) che aridi (legumi, cereali…). Una hydria prodotta localmente, è legata al mondo dell’acqua: il suo nome deriva dalla parola greca iùdor, che significa acqua ed è caratterizzata dalla presenza di una terza ansa, rispetto alle due che solitamente avevano i vasi, usata proprio per facilitare il versamento del prezioso liquido.

Roberto Sciarratta, direttore Parco Archeologico Agrigento

“La maggior parte dei reperti, invece, è legata al mondo del commercio: sono le anfore che provengono da diverse zone e che quindi attestano i commerci che Agrigento intratteneva con i paesi mediterranei, dall’Oriente (Siria, Cipro, Turchia) al Portogallo. Gli ultimi reperti esposti sono una base di louterion, bacile su alto piede che veniva usato per abluzioni nei santuari o semplicemente per l’igiene negli ambienti privati, oltre ai frammenti di un sarcofago in terracotta, pazientemente riassemblati e parzialmente integrati con un’opera di restauro che non manca di sottolineare didatticamente (nei pannelli espositivi che accompagnano la mostra) – conclude il direttore del Parco Archeologico Roberto Sciarratta – le antiche tecniche utilizzate per la sua lavorazione”.

La mostra sarà visitabile fino al 24 maggio 2024

Crediti della mostra: Francesco Paolo Scarpinato, Assessore Regionale ai Beni Culturali e Identità Siciliana; Mario La Rocca, Dirigente Generale Dipartimento Regionale ai Beni Culturali e Identità Siciliana; Roberto Sciarratta, Direttore Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento; Giuseppe Avenia, Responsabile Museo Archeologico “Pietro Griffo” di Agrigento. Coordinamento scientifico-espositivo e testi: Donatella Mangione. Restauri e testi: Marilanda Rizzo Pinna. Progettazione grafica ed espositiva: Rosario Callea e Marco Curmona. Allestimento e trasporti, Giuseppe Camilleri. Grafica: Serigrafia Mediterranea; documentazione fotografica: Archivio Museo archeologico “Pietro Griffo” di Agrigento, Eduardo Cicala, Salvatore lacono, Donatella Mangione, Calogero Rizzo, Marilanda Rizzo Pinna, Stefano Vinciguerra. Traduzioni: Rita Bernini, Patrizia Fadda, Antonino Mangione e collaborazione tecnica: Salvatore lacono e Calogero Rizzo.

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