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Muoviti ddocu, muoviti fermo. La sapienza del dialetto

In questi giorni di immobilismo forzato, il dialetto siciliano offre una frase antica che assume significato universale. Muoviti fermo. Resta a casa, ma muovi l’intelligenza, gli affetti e il coraggio

Gaetano Savatteri

Muoviti ddocu, muoviti fermu. Quante volte abbiamo dovuto spiegare ai nostri amici, non siciliani, il senso di questa strana frase: muoviti fermo. Un paradosso o un controsenso, se si vuole. Muoviti, per dire il contrario. Per dire: non ti muovere.

Adesso, in questa stagione di quarantena obbligatoria, il controsenso assume significato diffuso. Muoviti fermo. Cioè non ti muovere. Resta a casa, restate fermi. Eppure muovi la mente, gli affetti, le relazioni familiari, la fantasia, il coraggio, l’intelligenza.

Muoviti ddocu. Resta lì dove sei, nella tua casa. Eppure non spegnerti, non rassegnarti al pessimismo, non cedere alla rassegnazione. Muoviti fermo, ma muovi le gambe, per sgranchirti. Muove il cervello, per non cadere nell’inedia. Muovi gli oggetti, per dare ordine alla casa diventata prigione e protezione, difesa e solitudine.

Muoviti fermo. Resta a casa, ma muoviti. Nel dialetto c’era giù una sapienza antica, forse figlia di altre stagioni difficili, di tempi bui. Muoviti fermo. Muoviti. In qualche modo. Ma muoviti. Fermo.

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