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Favara, il Coronavirus adesso non è più invisibile

Il covid-19 ha colpito un’anziana signora della città. Il sindaco Anna Alba: “Una notizia che speravo di non dare mai”

Ospedale San Giovanni di Dio Agrigento

L’arrivo a Favara, previsto e temuto da giorni, del primo caso di paziente positivo al Covid-19, non ha fatto chiudere occhi a tantissimi favaresi. Chi era andato a letto prima delle 23 di ieri si è svegliato oggi con questa notizia arrivata dal vicino ospedale “San Giovanni di Dio” e che vede protagonista una signora di 76 anni ricoverata d’urgenza in cardiologia e senza sintomi iniziali ricollegabili al coronavirus.

La gran parte dei cittadini, invece, ha fatto le ore piccole seguendo gli aggiornamenti continui sul web. Testate giornalistiche online in piena attività, dirette su FB dei sindaci di Agrigento e Favara Lillo Firetto e Anna Alba che si mescolavano, purtroppo, con tanti messaggi  sui social e nei gruppi whattsapp con notizie prive di fondamento, alcune delle quali smentite alle prime luci dell’alba da legali e gente chiamata in causa per errori vistosi.

Il virus, che sta mettendo in angoscia un Pianeta e che ad oggi ha fatto registrare in Italia 2978 decessi, adesso rende “toccabile” a tutti  un problema per molti, fino a ieri, argomento da Tg. E così anche i più restii all’osservanza delle misure di restrizione dettate dal decreto del Presidente del Consiglio su tutto il territorio nazionale, da stamattina avranno capito che il nemico invisibile ha iniziato a veicolare tra le strade e le piazze di Favara. Un virus che non ha gambe per camminare, ma che utilizza adesso quelle di gente che in barba a disposizioni di legge o buon senso continuano a vivere la città come in una tranquilla e normale stagione.

Favara, che nelle ultime settimane non è stata seconda, per numeri di arrivi, a nessuna cittadina a ricevere lavoratori o studenti in fuga dalle zone rosse del lombardo-veneto, adesso entra nei quadri di statistica quotidiana della protezione civile. Come dicevamo si tratta di una cronaca di un arrivo annunciato, combattuto in silenziosa resistenza dalla gran parte di cittadini nelle proprie case già da oltre una settimana, ma sottovalutata da un’altra buona fetta di popolazione che, per ignoranza o per inutile sfida, ha pensato che un virus invisibile avrebbe schivato la nostra terra.

La notizia del primo contagio ha scatenato una miscellanea di reazioni in città, non nelle piazze reali deserte ma in quelle virtuali affollate in tutte le ore del giorno. Reazioni contrastanti pieni di umanità e pietà nei confronti dell’anziana degente ed una vera e propria caccia all’untore. E se autorità e stampa hanno diffuso subito la notizia in tarda notte (la sindaca Alba si è collegata da casa dopo essere stata svegliata da un collega cronista) senza poter diffondere il nome per la normativa sulla privacy, parte del popolo del web chiede di conoscere identità e rapporti familiari, non per un processo sommario ma per sapere se prima della “ritirata a casa collettiva” qualcuno avesse avuto contatto con l’entourage familiare della paziente.

Il sindaco di Favara Anna Alba

“Il Prefetto di Agrigento Dario Caputo il 17 marzo – dice il sindaco Anna Alba– ha diramato ai Comuni, Asp, Regione Sicilia a e Forze dell’ordine una disposizione sul trattamento dei dati personali sui pazienti Covid 19, facendo esplicito divieto alla diffusione delle identità dei soggetti risultati positivi al tampone. Non è il tempo per la caccia alle streghe e per i processi sul web, ma dobbiamo invece continuare la nostra lotta facendo l’unico sforzo richiesto: rimanere a casa. Volevamo non dare mai la notizia del primo caso di Coronavirus. Adesso, per evitare altri contagi ed una diffusione che può mettere a rischio la salute collettiva e mandare in tilt le nostre strutture sanitarie dobbiamo tutti, e ripeto tutti, non uscire da casa e farlo solo in casi legati a salute, spesa di beni di prima necessità e spostamenti per lavoro. Purtroppo i nostri appelli, fatti anche con auto in giro con megafoni, non fanno presa su tutti. Ancora oggi ho notato tanta gente in giro con le auto”.

I familiari della paziente sono stati posti tutti in quarantena obbligatoria secondo i protocolli sanitari e, attraverso i propri legali Adriano Barba e Daniela Xhaxho assicurano la cittadinanza di stare bene e non avere sintomi. “Alla luce dell’avviata gogna mediatica di cui sono continuamente destinatari i congiunti della paziente ricoverata con Covid-19 attraverso audio e post divenuti virali a mezzo web – scrivono in una nota i due legali – pur nella comprensibile preoccupazione generale della comunità favarese, teniamo a precisare che la famiglia sta rispettando  tutte le restrizioni imposte dal Decreto del Presidente del Governo e chiede rispetto per la situazione che sta attraversando. Non è con il chiacchiericcio e le diffamazioni a persone provate dal virus che si vince questa battaglia, ma rispettando tutti, nessuno escluso, scrupolosamente le restrizioni imposte”.

Nonostante i servizi di pattugliamento messi in campo dal Tenente Casamassima con lo schieramento di tutte le pattuglie disponibili e posti di controllo in vari punti della città a tutte le ore, si registra il movimento in auto e pedonale di tanta gente anche per acquistare un semplice pacchetto di sigarette o un filone di pane. Non si è capito che è una situazione surreale ed eccezionale, dove scuole, negozi, bar ed anche uffici e liberi professionisti hanno chiuso portoni e abbassato saracinesche. Dove i preti celebrano la messa via facebook o vanno in giro a pregare e benedire la gente dietro i vetri, dove giovani e meno giovani recitano  il rosario dai balconi, dove le famiglie si danno appuntamento quotidiano alle 18.00 in tutti i quartieri per cantare “Azzurro” o l’inno di Mameli. Ma non ci sono tricolori appesi ai balconi, cartelli con l’hashtag #andràtuttobene, canzoni e preghiere che bastano se poi in città continuano i contatti e nascono i primi contagi, se le strade la mattina si svegliano discariche e costringono il comune negli ultimi giorni a predisporre costose bonifiche facendo ricorso a mezzi meccanici.

Un gruppo di trattoristi della GEVA 

E a proposito di trattori in campo, sarà un 19 marzo particolare quello che aspetta Favara, devota al suo patriarca San Giuseppe e che porterà la sanificazione di tutte le strade e piazze urbane. “Dalle 19.00 scende in campo un’azione congiunta Comune-privati con oltre 35 mezzi meccanici e 6 autocisterne- ci diceono il vicesindaco Giuseppe Bennica e Emanuele Vita dell’azienda agricola GEVA-  messi a disposizione da aziende e contadini per un grande intervento igienico-sanitario di puro volontariato”.

 

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