Fondato a Racalmuto nel 1980

Quell’uomo che scopa continuamente le strade e le piazze del suo paese

Storie. È un piacere vederlo all’opera. Siamo a Gangi, uno dei “Borghi più belli d’Italia”

Gangi (Foto Raimondo Moncada)

Scopa ed è felice. È un piacere vederlo all’opera. Non si stanca. Ed è umanamente comprensibile. Quando svolgi un’attività con trasporto non ti puoi mai affaticare. Vorresti, anzi, continuare all’infinito. È come una passione: non pensi alla fatica e se arriva la superi con l’entusiasmo, con la voglia di arrivare alla fine per completare l’opera.

Lo osservi quando si presenta davanti ai tuoi occhi. E ti ritorna una splendida impressione. Vorresti anche tu trovarti al suo posto, dentro il suo irradiante stato d’animo così preso nel dare vita a gesti semplici, elementari, antichi, necessari, pure ripetitivi ma mai noiosi.

Mi sto riferendo a una persona, sui sessant’anni, che non conosco. Un uomo che ho ammirato una sera d’estate a Gangi, città d’arte arroccata sulle Madonie elevata qualche anno fa a “borgo più bello d’Italia”. Mi è rimasto così impresso che a distanza di qualche giorno quello che ho visto mi ha spinto a dare voce al ricordo. In questo modo lascio una traccia di memoria su un aspetto che a prima vista potrebbe sembrare di per sé insignificante, specialmente se legato a un paese che ti offre arte, cultura, sapori, paesaggi, aria di qualità.

Ricordo… L’uomo aveva in mano una ramazza e una paletta e scopava continuamente le strade e le piazze del centro storico, senza mai staccare. Lo faceva con cura, attenzione, scrupolo, sorridendo. Salutava le persone che gli rivolgevano la parola, continuando a guardare il pavimento del proprio paese alla ricerca di piccoli rifiuti da rimuovere.

E quindi? 

Le strade e le piazze, chiuse alle auto, non le ho trovate pulite ma pulitissime, pure il meraviglioso spiazzo del belvedere, ai piedi della gotica Torre dei Ventimiglia, aperto ai venti delle ampie vallate (dentro una ricostruzione di vita contadina, assisti allo spettacolo di un anziano in costume d’epoca, tra paglia svolazzante, intrecciare vimini per realizzare ceste, anche a richiesta).

E allora? dirà qualcuno, cosa c’è di così speciale da meritarsi tanta considerazione?

Facendo un giro a piedi nel “percorso turistico” di Gangi suggerito da cartelli, non ho incontrato a terra una cicca, una lattina o una bottiglia vuota, un fazzoletto usato, l’incarto di un gelato o di un panino divorato. Niente! Proprio niente! Solo lucido selciato e i colori e il profumo di piante lasciate crescere davanti all’uscio di antiche case.

Anche questa è estate: uscire dal proprio guscio per scoprire altri luoghi, altre usanze, altri volti e altri sorrisi di Sicilia, la mia, la nostra terra.

Foto di Raimondo Moncada

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