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“Io l’unico bersaglio”. L’alba e il tramonto della sindaca di Favara

Anna Alba, dopo le dimissioni, incontra i giornalisti. “È vergognoso – dice – come si continui a voler screditare la mia posizione politica, ma comprendo che queste siano le posizioni di gente meschina che sa solo seminare menzogne. Favara ha perso una grande opportunità”. Giovanni Di Caro, deputato regionale del M5S: “In tanti abbiamo provato, nell’esclusivo interesse della collettività, a supportarla, ma invano. La smetta con la sindrome dell’abbandono solo per mascherare le proprie incapacità”

Anna Alba

Nel giugno del 2016 era stata, in una tarda sera d’inizio estate, accompagnata davanti il Palazzo di Città di Piazza Cavour da migliaia di persone, tra lo sventolio di  bandiere pentastellate e qualche tricolore.

Anna Alba entrava nella storia per essere la prima donna eletta sindaco di Favara, battendo al ballottaggio una validissima concorrente, la dirigente scolastico Gabriella Bruccoleri, candidata del centrosinistra. Dopo 5 anni ieri mattina Anna Alba è scesa dimissionaria da Palazzo Mendola, quasi da sola, trovando una piazza deserta, assolata e sporca di rifiuti. Accanto a lei gli assessori della sua giunta, da alcuni giorni con due pedine in meno (Davide Romeo dimissionario a poche settimane dall’incarico e Adriano Varisano sfiduciato dalla prima cittadina per interruzione di feeling politico), il presidente del Consiglio Comunale Di Naro, suo fedelissimo, e un paio di consiglieri eletti nel movimento di Grillo prima della scissione del gruppo in Consiglio comunale, con strascichi politici e anche personali con la componente rimasta al fianco al deputato locale Giovanni Di Caro.

Dopo l’annuncio su FB delle dimissioni, protocollate ed inviate a Prefetto, Presidente del Consiglio Comunale e alla Regione, ieri mattina Anna Alba ha voluto incontrare la stampa per spiegare i motivi di una scelta repentina, assunta in uno dei momenti più critici che Favara attraversa negli ultimi decenni. Motivazioni lette in un articolato documento, tra bilanci, consuntivi, soddisfazioni, delusioni ma anche siluri alla deputazione del suo ex movimento e al Governo regionale.

La sindaca di Favara ha deposto al centro del tavolo la fascia tricolore legando le sue dimissioni a due principali motivi: lo sciopero dei netturbini del consorzio d’imprese che ha in appalto la pulizia della città e la protesta dei lavoratori precari in servizio da decenni in tanti settori comunali e che invocano a gran voce  la stabilizzazione, alla vigilia di importanti scadenze. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’occupazione, ad inizio di settimana, della sua stanza da parte dei lavoratori precari. Anna Alba non ha retto, oltre all’isolamento politico e quello delle Istituzioni sul fronte emergenza rifiuti, al fuoco incrociato delle due categorie lavorative.

“L’unico bersaglio ha detto alla stampa –  sono stata io. Sit-in non autorizzati, occupazione del palazzo di città, uffici chiusi. Non ci siamo fatti mancare nulla negli ultimi giorni. Nonostante il confronto con le parti sociali, con le rappresentanze dei lavoratori, con gli uffici, nonostante la predisposizione di tutti gli atti propedeutici, ci siamo ritrovati ancora l’ennesimo atto di protesta. Mi sono sforzata per capire il perché si sia arrivato a tanto. Qualcuno ha convinto i precari che avrebbero potuto firmare il contratto a tempo indeterminato all’indomani delle mie dimissioni, e gli stessi netturbini hanno dichiarato che dopo le mie dimissioni avrebbero ripreso il servizio. Ed allora mi faccio da parte. Non è un atto di debolezza, ma un atto d’amore per la città se la causa di tutto sono io. Ed attendo con tanta trepidazione che sia il Commissario della Regione che il prossimo Sindaco che sarà eletto ad ottobre risolvino tutti i problemi”.

C’è tanta amarezza nelle parole di Anna Alba, mentre fuori dal Palazzo sono ancora anneriti i muri della chiesa Madre, dell’Ufficio Tecnico, del palazzo Federichello, dello stadio Comunale, dove cataste di rifiuti sono stati date alle fiamme. Non solo una città discarica sporca in ogni centimetro quadrato ma anche una città con l’aria inquinata dagli incendi che da diversi giorni hanno visto intervenire diverse squadre di vigili del fuoco. Una città che brucia, come le palme di via Che Guevara. Una città che è esplosa con proteste, però singole, che si limitano ad attacchi feroci solo sui social. In piazza la gente non è scesa a protestare, quasi rassegnata che nulla possa cambiare. Con montagne di rifiuti accatastate davanti a condomini e porte di abitazioni, vetrine di negozi e piazze. Addirittura negli ultimi giorni sono state effettuate azioni di bonifica mirate davanti a qualche domicilio dove era quasi impossibile e sicuramente incresciosa l’uscita di una bara o di una sposa.

Le dimissioni adesso fanno scorrere i i titoli di coda su una amministrazione partita tra applausi, caroselli di auto, maggioranze in Consiglio e programmi faraonici. Mentre salivamo a palazzo di Città è emblematica una frase di un signore seduto su una panchina in piazza. “Ufficiale le dimissioni? Dall’Alba al tramonto…”

La normativa permette al sindaco un clamoroso ripensamento entro venti giorni. Ma Anna Alba è stata categorica: “Nessuna marcia indietro. Oggi finisce la mia azione amministrativa. A gestire l’ordinaria amministrazione sarà il vicesindaco Bennica in attesa dei tempi burocratici di nomina di un Commissario regionale. Per temperamento sono sempre stata una donna forte e coraggiosa. Credo di aver dimostrato che le donne hanno le stesse capacità degli uomini, sicuramente non di meno. Perché una donna sindaco deve comunque continuare a svolgere il proprio ruolo di madre e moglie. Adesso dedicherò il mio tempo alla mia famiglia e a mio figlio”.

Ed in vista delle prossime amministrative quale sarà il suo impegno politico?

Rimarrò operatore politico ma nessuna intenzione a scendere nuovamente in campo. Qualcuno ha fatto circolare la voce che le mie dimissioni siano dovute all’adesione a qualche altro partito. È vergognoso come si continui a voler screditare la mia posizione politica, ma comprendo che queste siano le posizioni di gente meschina che sa solo seminare menzogne. Favara ha perso una grande opportunità”.

La sindacatura di Anna Alba è stata segnata da pagine di impegno amministrativo con buoni risultati e realizzazione di opere (ex Carcere monumentale, recupero Villa Ambrosini, avvio metanizzazione, recupero pavimentazione piazza Cavour, ristrutturazione biblioteca, interventi nell’edilizia scolastica) e tante occasioni perse, come il controllo della città, dell’abusivismo commerciale, della riscossione dei tributi non definendo tante anomalie in bollette a centinaia di famiglie che risultano morose pur volendo pagare i canoni dovuti. Cinque anni con tante rimodulazioni in giunta, con presenza anche di assessori senza esperienza politica ed amministrativa che hanno creato vuoti gestionali in tanti settori. Cinque anni di contrasti in consiglio e soprattutto con la rottura dei rapporti con l’onorevole Di Caro, sponsor nel 2016 della sua candidatura. E questa mattina, prima di chiudere il sipario, la prima cittadina non ha fatto sconti al deputato favarese e alla deputazione pentastellata regionale e nazionale.

“Credevo di appartenere ad un gruppo politico in cui la regola dell’uno vale uno – ha detto – avrebbe portato un processo di democrazia partecipata nella quale ognuno si assumesse pro quota la propria responsabilità come io ho fatto fino ad oggi e continuerò a fare fino ad oggi. Sicuramente con 20 deputati regionali del tuo movimento, di cui uno persino favarese, ci si aspettava una collaborazione e un dialogo che avrebbe potuto fare la differenza. Purtroppo – ha aggiunto Anna Alba – chi doveva assumersi parte della responsabilità, non solo si è voltato dall’altra parte ma ha rappresentato un grosso ostacolo, un avversario capace di colpirti dall’interno. Cosa ci può essere di peggio del fuoco amico?…Un onorevole latitante che in piena emergenza pandemica organizza incontri con operatori ecologici ed altri soggetti promettendo l’arrivo di somme che dopo 8 mesi non si vedono ancora. Un onorevole che con il suo comportamento ha illuso ed esasperato decine di lavoratori che si trovano in una condizione già preoccupante e delicata. È facile fare false promesse da Palermo e lasciare il Sindaco ad affrontare i problemi. Un sindaco che non solo si trova quotidianamente in trincea ma che è pure costretto a spiegare le menzogne dette da altri. È divenuto chiaro, ormai a tutti, come si sia cercato di screditare continuamente questa amministrazione, solo perché ho scelto di stare fuori dal suo controllo. Solo perché ho scelto di non essere una Pupa in mano ad un Puparo”.

Parole pesanti più delle tonnellate di rifiuti che ancora devono essere rimosse in interi quartieri della città. E mentre andava in onda in diretta la conferenza stampa sul profilo FB del Sindaco pronta è stata la reazione del deputato Giovanni Di Caro, “l’onorevole latitante” al quale la sindaca di Favara si riferisce, non facendo nel suo intervento mai il nome. Di Caro sulla propria pagina ha prontamente risposto: “La (ex?) sindaca dice di essere stata isolata. Ma da chi? “Forza Azzurri” ha forse rifiutato la sua ricandidatura? O la speranza di risalire sulla cresta dell’Onda è stata ostacolata da qualcuno? Sarebbe meglio forse parlare di autoisolamento di convenienza e smetterla con la sindrome dell’abbandono solo per mascherare le proprie incapacità con l’arroganza”.

Un momento della conferenza stampa

“L’isolamento politico e, di conseguenza, gestionale – aggiunge Di Caro –  è il risultato di una precisa scelta portata avanti dalla sindaca stessa. In tanti abbiamo provato, nell’esclusivo interesse della collettività, a supportarla invano. Lo stile da ‘premiere femme’ mal si coniuga con il gioco di squadra. Amministrare Favara è un compito arduo ma se hai la fortuna di avere una forte maggioranza in Consiglio comunale e (almeno inizialmente) un forte consenso popolare e non sai approfittarne sei destinato ad essere (per restare in tema di metafore calcistiche) Ventura e non diventerai mai Mancini. La (ex?) sindaca non si doveva dimettere due mesi prima della scadenza innaturale del mandato. Doveva farlo due anni fa, subito dopo la mozione di sfiducia che alcuni consiglieri comunali hanno sottoscritto e portato in aula per l’acclarata incapacità amministrativa e per una modalità di gestire la cosa pubblica a dir poco opaca. Anziché continuare a disamministrare grazie al sostegno di tanti consiglieri comunali eletti per stare all’opposizione. La (ex?) sindaca sceglie invece, nell’ora più buia per la città, di abbandonare la nave mentre affonda tra le proteste legittime del personale precario, in piena crisi pandemica, sommersa dai rifiuti. Ennesimo atto di strafottenza e irresponsabilità. Peggio ancora se tra venti giorni la città capirà di essere davanti all’ennesima farsa, cioè assisterà al ritiro delle dimissioni per il bene della comunità”.

In questi cinque anni tanti sono stati gli eventi che hanno segnato Anna Alba come persona, oltre che come Sindaco. Dalla scomparsa di Jessica Lattuca all’omicidio di Lorena Quaranta, dalla gestione della pandemia con il filo diretto ogni giorno con i contagiati e con le famiglie colpite da lutto causato dal covid.

Oltre a questi eventi qual è stato il giorno più brutto del suo mandato?

“Il più triste dal punto di vista amministrativo? Quando abbiamo firmato la delibera n.79 del 23 dicembre 2016 che dichiarava il dissesto finanziario, che ha poi compromesso gran parte della nostra azione”.

E quello che vuole incorniciare nell’album dei ricordi?

“Quando ho fatto un volo su Favara su un velivolo ultraleggero. Avevamo fatto un sopralluogo alla pista che c’è in contrada Burraiti al campo volo per un progetto di finanziamento di eliporto. Mi hanno fatto ammirare il territorio e la mia città dall’alto. Un volo unico e suggestivo”.

Anna Alba quel giorno pensava di aver preso decisamente il volo. Ma in politica è facile schiantarsi su errori amministrativi, isolamenti politici e proteste della gente.

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