Fondato a Racalmuto nel 1980

“Di sicuro partimmo da lì, da quel Liceo Empedocle che…”

Ricordi. “Come ci si conosce al liceo, non ci si conosce da nessun’altra parte..”

Alfonso Maurizio Iacono giovane studente al Liceo “Empedocle” di Agrigento

Qualche anno fa ci siamo rivisti tutti, quasi tutti. Sto parlando degli alunni della III D. Grazie alla tenacia del nostro compagno di classe Peppe Pace (al secolo dott. Giuseppe Pace) nella non facile impresa di rintracciare gli ex compagni di scuola sparsi un po’ dovunque, con qualche apprensione iniziale, molta emozione e un po’ di ironia, ci siamo incontrati. Ho visto nei loro volti il tempo trascorso in me e nei loro occhi molto di ciò che eravamo e siamo ancora. Negli anni ’60 le alunne portavano ancora il grembiule nero (fino alla quinta ginnasio anche i calzini bianchi) e arrivavano a scuola alla chetichella prima delle 8,25. Gli alunni, che, secondo regolamento, avrebbero dovuto indossare una giacca, aspettavano fuori il suono della campanella per potere entrare, guardando passare le ragazze e soffrendo della distanza e del desiderio. Le classi, tranne la sezione E, erano ripartite per sesso: maschili le sezioni A,B,D e femminile la C. Tutto questo stava cominciando a sgretolarsi, mentre si faceva luce una nuova consapevolezza critica nei modi di essere, nei costumi, nelle relazioni.

Il ’68 si avvicinava e già in quegli anni cominciava a emergere il bisogno di una maggiore libertà individuale e collettiva. E’ incredibile come non ci si renda conto dell’importanza e dell’influenza che gli anni del liceo hanno sulla vita futura di tutti gli alunni. E’ in quel periodo che si accendono le lampadine delle nostre scelte o non scelte. E’ in quell’epoca che si formano le grandi amicizie spesso destinate a mantenersi tutta la vita. O almeno questo è il mio caso. Con alcuni dei miei ex compagni di classe e anche di scuola mi sento e mi vedo spessissimo e soprattutto condivido con loro gli eventi, buoni e cattivi, felici e tristi. Lo confesso qui: questo resta per me, che vivo da molti anni in Toscana, dove ho per mia fortuna grandi affetti e grandi amicizie, una delle risorse più importanti della mia vita.

Non è soltanto nostalgia degli anni giovanili, è presenza reale, che ha sì le sue radici nel passato, ma nel senso della sincerità e solidità di relazioni di amicizia durata nel tempo e in mezzo a molte vicende. E poi, come ci si conosce al liceo, non ci si conosce da nessun’altra parte. Dei miei docenti voglio ricordarne due. Il primo è il professor Stefano Macaluso di Latino e Greco, che sapeva anche di Filosofia. Piccoletto, grande fumatore, timido e deciso, credeva in ciò che faceva e lo faceva bene. Un giorno, a proposito del lavoro che ciascuno di noi avrebbe dovuto intraprendere, ci suggerì di riflettere sulla scelta di un’attività svolta con avversione o indifferenza e esclusivamente finalizzata al guadagno. Era preferibile non vivere per otto, dieci ore al giorno per poi vivere nelle ore del tempo libero?  Potendo scegliere, era questa la scelta che dovevamo perseguire? Ho portato con me questo insegnamento tutta la vita. Il secondo è il professor Ubaldo Mirabelli, di Storia dell’Arte. Rivoluzionò quello che era per noi il tradizionale modo di apprendere. Ci fece fare seminari alla presenza del pubblico, ma soprattutto ci insegnò veramente a comprendere e ad amare l’arte in un modo che mi è rimasto dentro.

Il preside di allora era il professor Giovanni Vivacqua, un filosofo. Lo era nei modi, nei toni, nell’ironia, nella riservatezza. Autorevole ma mai autoritario. Infine, desidero ricordare un mitico viaggio organizzato dal Liceo, quello in Grecia. Giorni straordinari passati insieme al mitico professor Edoardo Pancamo. Non era l’epoca dei voli low cost. Andammo in nave, dove dormivamo, e fu la scoperta del mondo, lo stare fuori e lo stare insieme. Quasi un rito di iniziazione, inconsapevole e gioioso.

Nel viaggio in Grecia organizzato dal Liceo

Facemmo l’esame di  maturità nell’estate del 1967. Quattro scritti,  nove materie con i riferimenti degli anni precedenti. Fu dura. Poi un giorno, esattamente il 16 ottobre 1967, facemmo a San Leone l’ultima partita di calcio fra noi e l’ultimo bagno a mare.  Dopo, ognuno di noi partì per andare a cercare la propria strada. L’abbiamo trovata? O la stiamo ancora cercando? Forse, come accade quasi sempre, tutt’e due le cose. Di sicuro partimmo da lì, da quel Liceo Empedocle che nel 2012 compie brillantemente centocinquanta anni. Auguri mio vecchio Liceo!

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Prof. Alfonso Maurizio Iacono
Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere
Università di Pisa

(pubblicato in Il futuro ha un cuore antico. Memorie e identità, a cura di F. Patti, G. Pennica, A. Russello, Centro Culturale Editoriale Pier Paolo Pasolini, Agrigento 2012)

 

 

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