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Lungo il cammino della Santuzza

Itinerari. Un affascinante percorso turistico dalla profonda anima spirituale

Foto di Antonio Fragapane

Ogni itinerario è un cammino. E ogni cammino un’esperienza diversa da tutte le altre. Le motivazioni che ci spingono a percorrere una particolare direzione possono essere le più varie, tutte degne di considerazione, a volte incomprensibili ma mai banali. Un percorso interiore può incrociarne un altro, fisico e reale, faticoso e con alti e bassi che potrebbero rappresentare vere prove iniziatiche.

Proprio nella nostra Sicilia è possibile intraprendere un viaggio molto particolare e dal sicuro impatto esperienziale. Lungo più di centottanta chilometri, attraversa quattordici comuni, tre riserve e un parco dislocati su due provincie, quelle di Palermo e Agrigento. E’ l’Itinerarium Rosaliae, il cammino (realizzato grazie ai fondi europei gestiti dall’Assessorato Regionale dell’Agricoltura, “Dipartimento dello Sviluppo Rurale e Territoriale) che unisce idealmente tutti i luoghi testimoni del passaggio di Santa Rosalia, nella sua breve ma travagliata esistenza.

Rosalia de’ Sinibaldi, nobile palermitana vissuta nel XII secolo, scappò di casa all’età di dodici anni per non sposare l’uomo che il padre aveva scelto per lei e si rifugiò in una angusta grotta sperduta nel bosco della Quisquina. Lì visse dodici anni in totale eremitaggio, a farle compagnia solo la natura incontaminata e le sue preghiere. Rientrata a Palermo, la sua vocazione fu tale che le concessero di poter continuare a vivere nel raccoglimento in una grotta sul Monte Pellegrino, dove poi morì. L’intuizione di individuare e valorizzare il tragitto compiuto nove secoli fa dalla mistica che sarebbe poi diventata la santa protettrice di Palermo, l’ha avuta nel 2007 l’allora Presidente della Regione Salvatore Cuffaro, sul modello dell’itinerario religioso più famoso e “calpestato” al mondo, il Cammino di Santiago di Compostela.

Quello di Santa Rosalia è un percorso concepito per essere percorribile sia in un senso che nell’altro, a scelta di chi voglia intraprenderlo. La partenza dalle alture del Monte Pellegrino, infatti, piuttosto che dalla contemplativa frescura dell’Eremo della Quisquina, non modificano l’essenza di un viaggio nella natura attraverso strade sterrate, sentieri e regie trazzere che però spalancano i cancelli dell’intimo viaggio che ogni peregrinus inevitabilmente si accinge a compiere. A piedi, in bici o a cavallo (per queste due ultime modalità è però sempre consigliabile richiedere ulteriori informazioni agli organizzatori), le ex strade ferrate, quelle interpoderali e le mulattiere accompagneranno il viandante che – solo o in compagnia – voglia godere di un’aria pura (impensabile nelle nostre città) e di bellezze naturalistiche sconosciute ai più. Da quelle di ben tre diverse riserve naturali orientate (“Monte Pellegrino e Vallone del Porco”, “Bosco di Ficuzza”, “Serre della Pizzuta”) al Parco dei Monti Sicani, è tutto un tripudio di alberi secolari, fiumi dall’acqua cristallina, picchi che al tramonto disegnano sull’orizzonte magiche linee e, soprattutto, di una quiete oggi inconcepibile, che affranca la persona trasportandola in un sentiero quasi ascetico, assolutamente inedito. Qui – proprio al centro della nostra isola – le fondamenta stesse di ogni itinerario religioso trovano la loro linfa vitale nella solitudine meditativa, che invoglia a riconsiderare la piacevolezza dello scorrere lento del tempo e a liberarsi (nella metafora dello zaino leggero del camminatore) delle tante zavorre di un’esistenza a volte troppo effimera e vanesia. E sempre qui, alcune delle più scomode domande da porre a se stessi potrebbero trovare una risposta, di quelle che possono stravolgere anche un’intera esistenza.

Ma, ovviamente, un’esperienza del genere non può limitarsi alla sola cogitazione mentale perché (e sarebbe un vero peccato) quello che al contempo propone l’Itinerarium Rosaliae è anche un’immersione completa in una natura dalla straordinaria bio-diversità e in territori in cui le tipicità dei prodotti della terra rendono il percorso completo sotto ogni aspetto. Dall’ospitalità tipica di Santo Stefano Quisquina (il cui centro storico è un vero gioiello, per stile architettonico e pulizia) alla scenografica Prizzi, col suo aspetto medievale e le antiche tradizioni. Da Palazzo Adriano, curatissimo borgo nella cui comunità cattolica – per lontane ragioni storiche – coesistono famiglie di rito latino e altre di rito greco-bizantino a Burgio, una delle capitali mondiali della ceramica artistica e sede dell’unica fonderia di campane del sud Italia. E poi Corleone, dove nella Borgata di Ficuzza (all’interno dell’omonimo bosco) si trova la splendida “Riserva reale di caccia” voluta da Ferdinando IV di Borbone, Piana degli Albanesi, in cui è conservata un’icona della Santuzza con iscrizioni in greco e il cui lago è un’inaspettata oasi d’acqua, Monreale, dove il Duomo e l’annesso Chiostro da poco più di un anno sono diventati patrimonio UNESCO, e infine Monte Pellegrino (la montagna sacra ai palermitani) in cui la macchia mediterranea e la particolare avifauna hanno fatto meritare a questo rilievo, che sovrasta il capoluogo, il sigillo di riserva naturale orientata. Senza dimenticare Castronovo di Sicilia, Chiusa Sclafani, Contessa Entellina, Bisacquino, Campofiorito e Altofonte (ovvero gli altri Comuni interessati dall’Itinerarium), il cammino in memoria della santa eremita è costellato di storia e sarà certamente cesellato anche (e soprattutto) dalle storie personali che ogni pellegrino vivrà in quello che è già un affascinante  dalla profonda anima spirituale.

 

 

 

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