La Torre Campanaria del Duomo di Messina, tra le più fotografate d’Europa
Ore dodici di ogni giorno, esterno. Panoramica su Piazza Duomo, a Messina. Sembrerebbe parte di una sceneggiatura cinematografica, invece no. Sono infatti tanti i turisti o i semplici curiosi che allo scoccare di mezzogiorno, trovandosi nella piazza antistante la cattedrale peloritana, non resistono al rito di preparare fotocamere e videocamere o più semplicemente stanno col naso all’insù per osservare, ammirati e interessati, uno spettacolo particolare. Ma prima occorre fare un passo indietro.
Il campanile del Duomo di Messina spesso è balzato agli onori della cronaca nazionale ed europea poiché è risultato essere uno dei campanili (esattamente il terzo) più fotografati del vecchio continente.
Nel corso della sua storia, la torre campanaria ha sempre avuto un forte rapporto simbiotico con tutto ciò che ha riguardato la città dello Stretto. Sin dalla sua edificazione risalente al ‘500 infatti è stato sia vittima di eventi sfortunati, come l’impatto con un fulmine, che tragici, come il terremoto del 1783 che lo danneggiò gravemente o quello ben più famoso del 1908, che invece lo distrusse totalmente. La sua fisionomia attuale risale proprio al periodo seguente quella calamità che rase al suolo sia Messina che Reggio Calabria agli inizi del ‘900. Fu progettato dall’architetto Francesco Valenti utilizzando i progetti originali che prevedevano una forma di torre quadrangolare a cuspide alta 60 metri, con un ingegnoso alleggerimento della sua corposa struttura mediante l’inserimento di coppie di bifore contenenti archi a sesto tondo.
La peculiarità ornamentale che ne fa un edificio praticamente unico è costituita da un insieme di accorgimenti tecnico-artistici che vanno dalla suddivisione in quattro ordini finemente ornati con dei cornicioni, al funzionamento della grande opera che lo caratterizza, ovvero lo splendido orologio meccanico-astronomico animato (il più grande e articolato che esista al mondo), il cui complesso meccanismo è racchiuso all’interno del maestoso campanile e che fu commissionato nel 1933 dall’arcivescovo Angelo Paino alla ditta dei fratelli Ungerer di Strasburgo.
Lo spettacolo giornaliero riferito poco sopra è quello creato dall’animazione – che si realizza lungo i quattro ordini che costituiscono il campanile – azionata dallo scoccare delle ore dodici. A quell’ora, infatti, i meccanismi automatici dell’orologio mettono in moto un preciso movimento di statue in bronzo dorato che inscenano alcuni episodi accaduti o legati alla città di Messina, mentre sono al contempo scandite sonorità sacre tramite l’uso delle campane presenti all’interno della struttura. E inizia lo spettacolo.
L’animazione comincia dal quarto ordine, dove ci si trova al cospetto di un leone ruggente, simbolo della costanza e della tenacia che la città di Messina ha sempre dimostrato di avere, reagendo alle tante calamità che l’hanno colpita nel corso della sua lunga storia. Successivamente, all’altezza del terzo ordine – quello della bifora che contiene la campana delle ore (del 1590) e quella dei quarti (del 1679) – un possente gallo canta al centro di due figure di donna che scandiscono il tempo e che rappresentano Dina e Clarenza, ovvero le due eroine locali che parteciparono all’insurrezione del popolo contro l’esercito del sovrano Carlo d’Angiò nell’agosto del 1282, importante episodio messinese della guerra del Vespro, meglio conosciuta come “Vespri siciliani”. L’animazione prosegue con la scena della consegna (da parte di un angelo) della lettera della Madonna a quattro diplomatici di Messina, i quali insieme a S. Paolo s’inchinano innanzi alla Vergine.
Tale ultima scena è legata alla circostanza che la Madonna della Lettera, oltre a essere la santa patrona della città (festeggiata solennemente il 3 giugno), è stata omaggiata di una statua situata sul braccio estremo del porto falcato di Messina. Alla base del simulacro è stata apposta la scritta Vos et ipsam civitatem benedicimus, ovvero “Benedico voi e la vostra città”, frase che secondo la tradizione termina la lettera che la Vergine inviò ai messinesi nel 42 d. C. In successione, l’articolata messinscena meccanica del campanile messinese continua con le rappresentazioni del Presepio, dell’Epifania, della Resurrezione e della Pentecoste – in commemorazione delle quattro più importanti festività religiose cattoliche – tramite un quadro raffigurante il Santuario di Montalto, particolarmente venerato durante la guerra dei Vespri, e una colomba in volo, indicante l’eccezionale evento della costruzione dello stesso edificio. La ricercata simbologia della messinscena campanaria prosegue con la rappresentazione delle quattro età dell’uomo (che si alternano ogni quarto d’ora), ovvero l’infanzia, l’adolescenza, l’età della maturità e la vecchiaia, scena che anticipa l’apparizione della figura della morte che impugna una falce e di una biga trainata da un cervo, a indicare il giorno della settimana.
Ma le meraviglie tecniche non finiscono qui, poiché anche il lato sud del campanile messinese è meritevole d’attenzione. Partendo dall’alto è infatti visibile la presenza di un globo, metà nero e metà dorato, che roteando lentamente su se stesso indica le fasi lunari. Appena più sotto, è presente un quadrante del sistema planetario dotato di un meccanismo costituito da ben trentacinque ruote, rappresentante il sistema solare con i relativi segni dello zodiaco, e nella parte più in basso, all’interno di un calendario continuo, una statua marmorea di un angelo indica la data del giorno con la punta di una freccia. E l’importanza e la peculiarità del campanile meccanizzato del Duomo di Messina sono ulteriormente dimostrate dalla circostanza che se ne conserva una copia (ovviamente in scala ridotta) all’interno dell’autorevole Museo della Tecnica di Berlino.
Messina, la città dello Stretto, accanto alla sua movimentata quotidianità vanta quindi un gioiello architettonico dalle caratteristiche uniche, fotografato ogni giorno da decine di migliaia di turisti e le cui foto sono tra le più scaricate dai siti web che si occupano di turismo, a ennesima dimostrazione – qualora ce ne fosse ancora bisogno – che la Sicilia, grazie al suo immenso patrimonio artistico, può sottolineare ancora una volta un suo ruolo di primissimo piano all’interno delle più autorevoli classifiche internazionali legate a tematiche culturali.