«Fragili, freschi, di soavissimo gusto»: i taralli di Racalmuto piacevano anche a Sciascia e a Camilleri. Nel 1946 il Primo Ministro Inglese li gustò grazie al tenore Luigi Infantino. E il prossimo 2 giugno un Festival dedicato al dolce tipico del paese, organizzato dall’associazione “Food and Beverage”
Finalmente un Festival dedicato al tarallo di Racalmuto. Una giornata intera per esaltare e celebrare questo piccolo e delizioso biscotto tipico del paese che tutti apprezzano e di cui anche Sciascia e Camilleri, solo per citare i più noti, hanno scritto e magnificato. L’associazione “Food and Beverage” – che da anni, ormai, opera nel settore della ricchezza enogastronomica del paese, organizzando iniziative di rilievo come l’evento “Racalfud”, molto apprezzato dai cittadini e certamente da ripetere – ha scelto, in sintonia con i propri pastry chef, la data del 2 giugno, Festa della Repubblica, per questo primo appuntamento dedicato ai taralli, da svolgersi nel cuore del centro storico.
Una giornata di degustazioni, show cooking, eventi, musica, dibattiti per valorizzare ancor di più i leggendari, mitici e impareggiabili dolci tipici del paese che negli anni Quaranta conquistarono persino un Primo Ministro inglese, grazie al tenore Luigi Infantino, che fanno insallanire, in letteratura, il celebre Commissario Montalbano e non mancavano quasi mai alla tavola di Leonardo Sciascia, come non mancano alla tavola di ogni buon racalmutese. Più recentemente, a metà degli anni Duemila, anche l’attore Leo Gullotta, cittadino onorario di Racalmuto, ritardò a salire sul palco di piazza Castello perché non riusciva a distaccarsi dal vassoio di taralli che aveva davanti, seduto in un bar del paese.
Leggendari, sì. Ed è la densità dello zucchero il segreto tramandato da generazioni di pasticceri. Pollice e indice sono lo strumento che indicano la giusta consistenza, dicono i pasticceri. Biscotto al latte, acqua e zucchero e una pioggia di buccia di limone. Nascono così, uno ad uno, i taralli di Racalmuto. I famosi e gustosi, sempre più richiesti, sempre più venduti. Nato nei primi del ‘900 grazie all’intuizione di un pasticcerie ormai leggendario, Pio Lo Bue: e c’è ancora chi ricorda i mitici taralli di Piuzzu che teneva nelle grandi bocce di vetro.
Unico, il tarallo di Racalmuto, recentemente finito sotto i riflettori grazie a Giusina Battaglia e alla sue ricette in tv, in una delle puntate di Food Network “Giusina in cucina” dedicata ai piatti siciliani. Protagonista sempre il tarallo che si distingue dalla dolcezza con quel profumo straordinario di zagare di Sicilia, quel contrasto di verde (limoni verdi, tipicamente siciliani, dal sapore intenso) e bianco che lo rende davvero particolare e tipico. Tipico di Racalmuto, appunto. E dovremmo farlo arrivare a Fiorello e ai suoi compagni di viaggio di “Viva Rai 2!”: chissà che non possano gustarli al suono dell’ukulele, dopo un caffè mattutino nella deliziosa caffetteria romana di musica e sorrisi che tanto piace alle italiane e agli italiani.
Morbidi, leggeri e profumati, i taralli piacciono. E per questo andava fissata una giornata dell’anno interamente dedicata a questi dolcetti nati, verosimilmente, nel periodo delle festività dei morti. Leonardo Sciascia in Occhio di capra parla dei taralli come «biscotti rivestiti di zucchero, fragili, freschi, di soavissimo gusto». Chi frequentava la tavola di Sciascia, quando stava in campagna a Racalmuto, racconta che rare volte mancavano i taralli offerti all’ora dell’amaro e del caffè.
Dei leggendari taralli di Piuzzu pare che tra le prime personalità rimaste a bocca aperta anche Clement Attlee, Primo Ministro del Regno Unito nel 1946, successore di Churchill. E’ un racconto che mi fece tempo fa il compianto preside Pio Lo Bue, nipote dell’ormai famoso pasticcere “inventore” dei taralli. Mi raccontò del tenore Infantino che nel 1946, dopo la straordinaria interpretazione del Duca di Mantova nel Rigoletto, al Covent Garden di Londra, fu invitato a cena proprio dal Primo Ministro e presidente del Partito Laburista. Il celebre tenore racalmutese offrì i taralli ad Attlee che a quanto pare ne rimase ammaliato. Ma l’elenco degli apprezzamenti potrebbe continuare a lungo.
Andrea Camilleri, anche lui cittadino onorario del paese di Sciascia, proprio negli anni in cui dirigeva il teatro Regina Margherita appena inaugurato, pubblicò la raccolta di racconti intitolata La prima indagine di Montalbano. Il commissario più amato di tutti i tempi da Vigàta si spostò in un ristorante di Racalmuto. Mangiò di tutto, «ma quello che lo fece insallanire – scrive Camilleri nel racconto – furono i biscotti del posto, semplici, leggerissimi e ricoperti di zucchero. I taralli. Sinni mangiò tanti da provare vrigogna».
«Pur con molte difficoltà – ci dice Sergio Schillaci, presidente dell’associazione “Food and Beverage” – cerchiamo di parlare di bellezza e ricchezza del nostro territorio attraverso i nostri piatti tipici. Lo abbiamo fatto con l’evento “Racalfud” che anche quest’anno ripeteremo in piazza Barona, e lo faremo il 2 giugno con questo festival dedicato al nostro tarallo e con un altro evento che vogliamo dedicare allo street food e alla fuazza racarmutisa».