Fondato a Racalmuto nel 1980

Dedicato ai No-Prof

Vita da prof 2

Angela Mancuso

Per i negazionisti della vita da prof, i cosiddetti no-prof, noi professori siamo una categoria di privilegiati. Siamo quelli che lavorano solo 18 ore a settimana, che hanno i pomeriggi liberi, che hanno tre mesi di vacanza in estate e le vacanze a Natale e a Pasqua, i parassiti della società, le sanguisughe, i trimalcioni, gli epuloni, i mangiapane a tradimento.

Che ne sanno i no-prof della vita che fa un prof, o meglio una prof, quando rientra a casa dopo cinque ore di lezione?
Passa a fare la spesa, mettiti in fila al bancone salumi dove stanno chiamando il numero 54 e tu hai il 95, fai la fila alla cassa con le signore che devono contarsi le monetine e controllarsi lo scontrino. Arriva a casa carica di buste, libri e borse, prendi la posta dalla cassetta della posta, apri i sacchetti, scopri di aver dimenticato quello per cui eri andata al supermercato. Improvvisi un pranzo, ritiri i panni stesi la mattina, stendi quelli del pomeriggio, apri la posta e scopri che trattasi di bollette.

Finalmente ti siedi a tavola con la famigliola.

“La pasta così non mi piace”
“Cosa c’è per secondo?”
“Cosa c’è di contorno?”
“In questa casa non c’è mai niente da mangiare”

Molli la famigliola ancora a tavola a lagnarsi delle tue doti da chef perché alle 15,30 c’è il Collegio dei docenti, per fortuna online. Dimentichi il nome utente, dimentichi la password, ti viene un attacco di panico.

Ricordi tutto. Accedi.

“Mi vedete? Mi sentite?”
Ci sono 56 punti all’Ordine del giorno, ma al quinto già non capisci più nulla e approvi tutto, anche la proposta di invadere la Grecia. Nel frattempo i gatti ti saltano sulla tastiera e ti attivano il collegamento alla riunione di una scuola di Bolzano.
“Scusate. Viva l’Italia”.

Termina il Collegio e ti colleghi in ritardo al Webinar di formazione sulle tecniche di  coltivazione della Barbabietola da zucchero a Zanzibar. Vieni interrotta una decina di volte dai maschi di casa, che essendo maschi sono per natura incapaci di orientarsi nel tempo e nello spazio.

“Dove sono i miei calzini?”
“Dove sono le mie scarpe?”
“Perché cambi sempre posto alle cose?”

Finisce il webinar e ti accingi a correggere i compiti in classe dell’anno prima.

“Cosa c’è per cena?”
“Chiedi a papà”
“Papà ha detto di chiedere a te”

Lasci perdere i compiti dell’anno prima e prepari una cena che a Masterchef ti darebbero il primo posto e la medaglia.

“Uffa, sempre le stesse cose”
“Io vado a cenare fuori”
“In questa casa non c’è mai niente da mangiare”.

Nel frattempo arrivano dieci mail contenenti documenti da visionare e verbali da scaricare. Più una serie di messaggi dai 25 gruppi whatsapp di classi, materie, indirizzi e progetti di cui fai parte.

“Preessoré, per domani che portiamo?”
“Domani non ci sono. Parto per una crociera di quindici giorni nei mari del Nord”
“Sempre spiritosa, prof. A domani”
“A domani”

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