Fondato a Racalmuto nel 1980

Venerando c’è ancora e, se rileggiamo i suoi scritti, vive insieme a noi

16 luglio 2021 – 16 luglio 2022. Un anno senza Venerando. il ricordo di Gigi Restivo 

Venerando Bellomo

Stamattina, dopo aver sentito al telefono il nostro direttore, mi sono piazzato davanti al pc e collegandomi al sito del nostro giornale sono entrato nell’archivio interno ed ho digitato sul motore di ricerca una semplice parola: Venerando.

E sono venuti fuori centinaia di articoli che dal 2012, e cioè da quando il giornale è passato online, l’Avv. Venerando Bellomo, grottese doc, ha scritto per il giornale di Racalmuto, l’amato-odiato paese dei paraccari.

Conosco e sono amico di Venerando da tanto. Ci ha unito la comune professione ma soprattutto la passione per le nostre radici ed un senso di intendere la vita, la nostra vita personale e professionale con leggerezza, ironia e disincanto.

Negli ultimi anni ci sentivamo spesso la domenica mattina, chiamava quasi sempre lui: io non ho mai avuto con i cellulari un buon rapporto e spesso non rispondo. Ma nel rivedere le chiamate, quando riscontravo le sue, lo richiamavo subito. E a parte i convenevoli, ogni volta, veniva fuori una sua richiesta rispetto ad una vicenda, ad un articolo, ad un fatto storico di cui lui si voleva occupare.

Venerando ha sempre avuto la straordinaria capacità di tirare fuori da un fatto del passato, considerazioni del tutto attuali: sapeva bene che mia nonna era grottese, di una famiglia peraltro molto numerosa e che condividevo le sue stesse passioni per la ricerca di memorie dimenticate dei nostri due paesi.

E stavamo a lungo al telefono a ricostruire improbabili alberi genealogici, oscure e complesse vicende del passato, personaggi dimenticati e talvolta condividevamo riflessioni sull’amaro stato della giustizia di cui, per ragioni di pane, eravamo costretti ad occuparci: la Pasqua del ‘56 a Grotte,  l’epidemia di colera del 1837, il viaggio agrigentino di Alexander Dumas ed il suo breve soggiorno tra Grotte e Racalmuto.

Forse entrambi avremmo voluto fare altro: Venerando mi ricordava sempre la battuta di Leonardo Sciascia quando, candidato dai radicali al Parlamento nazionale ed europeo, alla domanda dei giornalisti che chiedevano di cosa volesse parlare rispondeva laconicamente: vorrei parlare di Chateaubriand.

A Venerando piace scrivere, raccontare, ma piace anche ascoltare:

“E l’arte del raccontare ha come corrispettivo la piacevolezza dell’ascoltare, sì che ci vuole reciproca buona sorte a trovare, per l’avido ascoltatore, chi le cose le sa narrare, facendo tramutare l’ingranaggio delle parole in qualcosa di simile ad un ologramma e, per l’amabile narratore, l’ascoltatore smodatamente desideroso di conoscere le caleidoscopiche ricostruzioni dei fatti. Quasi per un fenomeno di elettromagnetismo umano, il buon narratore e l’interessato ascoltatore, prima o poi si trovano, mossi come sono da ragioni di reciproco interesse intellettuale, che spesso è anche comunanza ancestrale di un sentire comune: ed è in quel momento che si compie questa specie di magia. Per questi interlocutori, oserei dire “fatalmente ritrovati”, il fatto raccontato, almeno per loro, non si pone in termini di verità, per come comunemente la si intende, appartenendo questa alle aule di giustizia, ma di fascino e bellezza”.

Le nostre riflessioni raggiungevano l’apice quando alla discussione si aggiungeva un comune amico, Mimmo Butera: due straordinari grottesi contro un racalmutese; ma non c’era mai scontro, dal momento che la pensiamo quasi sempre allo stesso modo.

A tutti e tre piaceva molto cazzeggiare e raggiungemmo l’apice quando Venerando propose di pubblicare su Malgradotuttoweb una fantasiosa biografia di Pino Bennici, favoloso ed inventato personaggio che facemmo vivere tra Grotte e Racalmuto, New York e Chicago, Torino e Milano con una girandola di interventi che, scritti non solo da noi, ma da quanti parteciparono al cazzeggio, riuscirono con grande maestria sino a far dubitare anche le istituzioni locali che Bennici fosse realmente esistito.

Mi accorgo solo adesso che ho quasi sempre utilizzato in questa nota i verbi al presente, ma solo perché Venerando c’è ancora e se rileggiamo i suoi scritti, vive insieme a noi.

Ciao mio caro amico.

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