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Donne e Scienza

Nell’ approsimarsi della ”Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella Scienza” il ricordo di Pia Nalli, donna di rilievo tra le matematiche del Novecento

Ester Rizzo

Così scriveva Giovanni Keplero: “E’ bene dunque che la donna faccia altre cose e non si impegni nello studio della Scienza e della Matematica”. Evidentemente Keplero commise un grande errore e non fu il solo. Nei secoli, il rapporto tra donne e Scienza è stato un rapporto tormentato in quanto, come ben sappiamo, il Sapere era concentrato nelle menti e negli atti degli uomini e imperversava lo stereotipo misogino che per eccellere in quelle discipline occorrevano rigore e precisione che non potevano rientrare tra le doti femminili.

Certo, oggi, la presenza delle donne negli ambiti scientifici è sicuramente numerosa ma persiste un gap (anche salariale) che deve essere colmato. In questo settore, continuano a resistere, seppur a volte latenti, pregiudizi e stereotipi frutto di un retaggio patriarcale duro a morire.

Per incentivare la parità di genere nelle Scienze, nel 2015, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con il patrocinio dell’Unesco ha istituito, l’undici febbraio, la ”Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella Scienza”. E’ un’iniziativa che ha l’obiettivo, attraverso conoscenza e sensibilizzazione, di aumentare la percentuale di studentesse nelle materie STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics).

Nell’approssimarsi di questa Giornata, desideriamo ricordare la figura di una nostra conterranea: Pia Nalli, la prima donna siciliana a conquistarsi faticosamente una cattedra universitaria di ruolo, occupando una posizione di rilievo tra le matematiche del Novecento.

Pia era nata a Palermo il 10 febbraio del 1886 da Carmela Fazello e da Giovanni e fu la quarta di sette tra figli e figlie. Non ebbe altri interessi che dessero un senso alla sua vita al di fuori dello studio della matematica o almeno così affermano i suoi biografi. Non essendoci traccia di uomini nella sua esistenza veniva definita “acida zitella”. Di lei si tramanda che avesse un carattere scontroso, un linguaggio spartano e frequenti scatti d’ira. Pia non possedeva un fisico aggraziato e non si preoccupava nell’abbigliamento di seguire le mode e forse a causa di ciò si diceva che il suo modo di vestire era antiquato e sciatto.

Si laureò a Palermo in Matematica il 10 gennaio del 1910 e dopo essere stata per otto mesi assistente del professore universitario Giuseppe Bagnara, insegnò Matematica nelle scuole Normali di Avellino e di Trapani e in seguito nella scuola Tecnica di Palermo.

Il suo impegno lavorativo non fece cessare la sua attività di ricerca. Pubblicò, in quegli anni, lavori di geometria algebrica ed altre monografie. Dopo aver vinto il concorso per la cattedra di “Analisi infinitesimale” (unica donna fra otto concorrenti) andò ad insegnare all’Università di Cagliari e lì restò per sei anni. Si sentiva quasi confinata, esiliata e iniziò a partecipare a vari concorsi  per ottenere una cattedra all’Università di Pavia, a quella di Modena, di Firenze, di Catania… ma veniva, nonostante  merito e  titoli, sempre scartata.

Così scriveva lei stessa: “…la persecuzione indegna alla quale sono fatta segno da alcuni anni, tutta a base di calunnie fantastiche, ridicole ed anonime…ha avuto un altro trattamento usatomi dalla Facoltà di Pavia. A questa altre ne seguiranno: di ciò ho assoluta certezza, perché è pochissimo pericoloso perseguitare una donna, alla quale non sarebbe permesso il minimo sfogo verbale, sotto pena di sentirsi dare della pettegola…”

Dopo varie lotte e vicissitudini approdò all’Università di Catania, dove l’accolse un ambiente profondamente ostile. Cercò di ritornare a Palermo ma il fisico Michele La Rosa si oppose con tutte le sue forze, inviando, il 12 Maggio del 1928, un esposto al ministro in cui spiegava che Pia Nalli non sarebbe stata in grado di “… tenere la disciplina, perché la scolaresca di Palermo essendo numerosa ha bisogno di una solida qualità virile…”. Ed evidentemente il Ministro concordò.

Come scrive Marinella Fiume nel suo Dizionario biografico “Siciliane” il cruccio della sua vita  fu di non essere mai riuscita ad insegnare all’Università di Palermo, sua città natale. A Palermo non l’avevano mai invitata o accolta fra i membri di alcuna Accademia o chiamata a giudicare un concorso universitario. Non le avevano mai attribuito un incarico di prestigio che la ponesse all’attenzione del panorama nazionale. Nell’ateneo palermitano le furono sempre preferiti matematici di sesso maschile e di competenze inferiori alle sue.

Pia Nalli però possedeva “l’orgoglio dell’autentico scienziato di razza che le impediva di mendicare i riconoscimenti e le cariche” ( citazione “necrologio”G. Fichera). Nel 1949 si ritirò dall’insegnamento e finì i suoi giorni a Catania nel 1964 dimenticata dalla comunità scientifica. A lei sono intitolate due vie: una a Palermo e una a Roma.

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