Fondato a Racalmuto nel 1980

“ Vulannu Vulannu”

Al Teatro della Posta Vecchia one man show con Aristotele Cuffaro. Testo e regia di Giovanni Volpe. 

Al Teatro della Posta Vecchia di Agrigento sabato 2 dicembre, alle 21, e domenica 3 dicembre, alle 18, in scena Aristotele Cuffaro con lo spettacolo “Vulanni Vulannu”, scritto e diretto da Giovanni Volpe.

Giovanni Volpe

Scrive l’autore e regista dello spettacolo: “Non penso si possa parlare di cabaret in lingua sicula, anche perché dietro queste formule si sono racchiuse negli ultimi anni delle operazioni veramente discutibili e comunque sia di sapore esclusivamente televisivo, VULANNU VULANNU Patri figliu e d’unni pigliu rientra invece nella più semplice e schietta tradizione dell’umorismo in lingua siciliana e nella più ampia e consolidata categoria dell’one man show. Se c’è un riferimento al quale mi sono ispirato nello scrivere i personaggi questo è di certo da ricondurre a quelle inquietanti gallerie di varia deteriorata umanità disegnata nei film ad episodi I MOSTRI e I NUOVI MOSTRI da registi e sceneggiatori quali Dino RisiEttore ScolaMario MonicelliFurio ScarpelliElio Petri. Personaggi mostruosi senza un minimo senso del sociale ed usi a considerare gli altri solo come strumenti per la loro realizzazione o come sfogo alle loro frustrazioni. Ne conosciamo tanti. VULANNU VULANNU Patri figliu e d’unni pigliu è uno spettacolo ad episodi con dentro anche un sentito omaggio a Totò e a Franco Franchi. Un solo attore indossa diverse maschere in un susseguirsi di contesti che toccano varie tipologie di personaggi “mostri” e di problematiche legate a questo tempo. Una forma di satira e, perché no, di denuncia, che nasce dalla rilettura per contrasto e in chiave umoristica di problematiche anche serie del nostro tempo. La paura di vivere e sognare; la povertà incombente e lo sfruttamento della divinità a fini commerciali, il razzismo e la non accettazione del diverso, l’ipocrisia e la convenzione sociale, sono gli ambiti nei quali Aristotele Cuffarodà prova di abile trasformismo e sempre più consolidate capacità da puro e poliedrico attore dialettale. Solo nel quadro dedicato alla nota piaga siciliana che ci contraddistingue in tutto il mondo, che non è il traffico, il tono assume accenti di amarissima verità. La lingua poi è un’esaltazione tonale del dialetto parlato nell’entroterra agrigentino che ben si presta alle montagne russe a cui l’azione e il trasformismo dello spettacolo – e del suo istrione – danno vita”.

 

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