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“Dittico artistico spirituale”

Le considerazioni di Teresa Triscari a margine della presentazione del libro di don Liborio Asciutto. “Una serata di grande coinvolgimento culturale”

Teresa Triscari. Foto di Umberto Amicucci

Una serata di grande coinvolgimento culturale, a Cefalù, che ha visto la presentazione del libro di don Liborio Asciutto, “Dittico artistico spirituale”, alla presenza di un foltissimo e colto pubblico, composto e compreso.

Nomi di notevole levatura, di grande “possanza”, come direbbe Dante: don Liborio Asciutto e il Maestro Michele Canzoneri.

Una corona di relatori che si muovono sulle righe di linguaggi profondi e articolati: don Domenico Messina, teologo e filosofo; la Professoressa Maria Antonietta Spinosa, saggista, filosofa, accademica.

Un osservatore attento e discreto che rappresenta con decoro e dignità la nostra Città: il Professore Antonio Franco, Assessore alla Cultura, pensatore e saggista.

Un organizzatore scrupoloso: BC Sicilia con i suoi Presidenti: Alfonso Lo Cascio, a livello nazionale, con tutta la sua carica di uomo di cultura e il suo piglio di giornalista; Valentina Portera, Presidente a livello locale, brillante docente in carriera.

…E ci trovammo tutti “fra cotanto senno”…

L’evento, come dice ad apertura dei lavori il Sindaco Tumminello, si inserisce nel quadro di altri eventi che pullulano nella Città e che, in un certo qual modo, dialogano tra di loro. Un dialogo sottovoce e composto, come quello che costituisce il filo conduttore del Libellum.

Un insieme di linguaggi artistici, letterari, filosofici è quello che la serata presenta e rappresenta, lì, in quella storica Sala delle Capriate del Comune di Cefalù che ha visto in passato il dipanarsi di momenti di grande significato storico e politico con la presenza di nomi che poi sono rimasti negli annali della Storia. Fatto che deve stimolarci ad essere, come ha sottolineato il giovane Sindaco, depositari e fieri custodi di quei luoghi e di tutto quel mondo che, in vari periodi, segnatamente all’epoca di Ruggero II, è stato un microcosmo culturale, una vera ecumene dove vivevano e convivevano in felice sintesi etnie diverse.

Ora quel dialogo è diventato più che mai attuale e pregnante.

È il dialogo interreligioso e interculturale su cui si soffermano, nel corso della serata, don Domenico Messina, la professoressa Maria Antonietta Spinosa ma, soprattutto, l’Autore, don Liborio Asciutto, esponente di spicco della nostra cultura, filosofo, teologo, umanista, linguista, traduttore dal tedesco che, come dice don Domenico Messina, ha lasciato sempre un segno nella nostra realtà culturale. Non solo, con questo libro, “Dittico artistico spirituale”, che è anche un distico elegiaco, un Cantico, l’Autore ci “illumina” con quella sua umiltà che ci permette di vedere oltre l’orizzonte, come ebbe a dire Michelangelo Buonarroti lavorando alla Cappella Sistina: “la notte è l’intermezzo fra il dì e la luce”.

Pietra e luce sono i caratteri peculiari della Cattedrale di Cefalù: in questo senso il libro in questione è proprio un Cantico.

E questo Cantico lo avvertiamo ancor di più lì, nella storica Sala delle Capriate, di fronte a quella magnificenza della Cattedrale che ci avvolge e coinvolge, ci osserva e stimola.

Un dialogo che, immediatamente, nel corso della serata, si snoda tra i relatori, quasi un coro a mezza bocca, su una filigrana di linguaggi tesi e sottesi, sia quando la Professoressa Maria Antonietta Spinosa si muove sull’intreccio tra arte e spiritualità soffermandosi sui valori e sui significati di Via Crucis e di Via Lucis, sia quando sosta sul Ministero di frontiera, in questo caso Ministero solenne.  E solenni risuonano le sue parole, dotte e profonde.

Così come dotte, profonde, solenni, cariche di significati e significanti, echeggiano le parole del Maestro Canzoneri, artista emerito di fama internazionale che, con le sue vetrate (lastre su vetro, come le chiama lui) illumina tutta la sala catapultando lo spettatore dall’Italia alla Germania a Gerusaleme e non solo, in tutti quei Paesi dove ha lasciato un segno.

Canzoneri, un mito per me sin dagli anni ’80, cui l’altra sera ho avuto l’onore di stringere la mano.

Un percorso, quello dell’iconografia su vetro, che mi ha ricondotta al mio peregrinare all’estero  per motivi professionali, quando, nella mia valigia di migrante, portavo sempre un pezzo di questa Città di cui sono cittadina per adozione e convinzione, fiera custode dei suoi valori e delle sue trame di linguaggio.

Spesso all’estero, quando parlavo di iconografia su vetro con grandi interpreti dell’arte che nella Mitteleuropa certo non mancano, mi sentivo ricordare (una volta, a Bratislava,  dal Ministro della Cultura in persona) che noi, in Italia, abbiamo il grande Michele Canzoneri.

Già, in quella piccola-grande Italia che si trova ai piedi della Rocca, dell’Eccelsa Rupe, come la definisce Rosario Ilardo in quel suo indimenticabile affresco, di quel piccolo-grande mondo che ruota intorno alla Cattedrale e ai suoi Palazzi storici legati e collegati da stradine arabe e normanne che l’avvolgono tutt’intorno stringendola in un abbraccio secolare.

Le lastre di vetro sono certamente la quintessenza di quel dialogo interreligioso che riprende sapientemente don Liborio Asciutto e che ritroviamo nel Museo di Sibiel in Transilvania, nei pressi di Sibiu, dove brillano icone su vetro magistralmente dipinte che, attraverso le parole di don Domenico, si collegano alle icone di Canzoneri presenti nella nostra Cattedrale. Vetrate che, come ci racconta l’Artista, a volte ispirano i fedeli, come quella vecchietta (…noi donne!) che, uscendo dalla Messa, intervistata da Stefano Malatesta, giornalista di Repubblica, che le chiese cosa ne pensasse di quelle magnificenze, ebbe a rispondere: ”Io, veramente, delle vetrate non ho capito proprio niente ma… da quando ci sono, prego meglio”.

Grande lezione di candore e umiltà che riconduce ai protagonisti della serata, colti ma umili: un nome per tutti è quello di don Liborio Asciutto.

E che dire dei Presidenti di BC Sicilia, da Alfonso Lo Cascio che ha dominato con la sua verve e simpatia, alla Professoressa Valentina Portera che, con la sua eleganza e il suo stile, con la sua eloquenza dotta e articolata, sempre sobria e misurata, ha dato un’impronta inconfondibile alla manifestazione?

Avere persone di livello su cui poter contare, è un valore che dobbiamo custodire affidando loro il cammino di questa nostra Città ormai ponte di quel dialogo euromediterraneo che ha preso le mosse sin dagli anni Novanta.

Un dialogo che è politico, culturale, umano ma che, soprattutto, è rivolto a tutti, credenti e non credenti, come dice don Liborio nel Preludio del suo Libellum.

“E forse tu, caro Lettore – credente o non credente, vorresti ripetere le parole di Pietro: E’ bello per noi stare qui. …”

Parole che il Sindaco Daniele Tumminello ha fatto subito sue leggendole ad apertura della serata, con tono fermo e compreso, e che io trovo significativo mettere adesso come chiusa e chiosa di questa mia doverosa e sentita nota su una serata di incontro di grandi valori, di grandi nomi, di forti stimoli.

E’ bello per noi stare qui.…

 

 

 

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