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Dalla pagina alla scena. “Una storia semplice” fa rivivere l’sos di Sciascia

Dall’11 al 16 aprile al teatro Verga di Catania. Il regista Giovanni Anfuso: «La narrazione del racconto nella forma drammaturgica non toglie nulla al testo dello scrittore di Racalmuto»

Un momento dello spettacolo “Una storia semplice” da domani al teatro Verga di Catania (foto: Manuela Giusto)

La “Storia semplice” di Leonardo Sciascia arriva a teatro. L’ultimo giallo dello scrittore di Racalmuto rivive in un atto unico di un’ora e un quarto che consegna alle scene il lungo racconto così come lo pensò l’autore poco prima di morire.

Prodotto dallo Stabile di Catania e dalla cooperativa Attori&Tecnici, al “Vittoria” di Roma è stato un successo. Una storia semplice è pronto adesso per il pubblico siciliano (dall’11 al 16 aprile al teatro Verga di Catania) che ritroverà uno Sciascia che con questa storia tutt’altro che semplice c’impone, perché s’impone, la sua lettura della realtà siciliana e italiana, quasi a dettare quella frase che ha voluto si scrivesse sulla sua tomba, “Ce ne ricorderemo, di questo pianeta”.

Giuseppe Pambieri nei panni del professor Franzò (foto: Manuela Giusto)

«Tutto Sciascia è condensato in questo libro – spiega Giovanni Anfuso, che firma l’adattamento e la regia – ancora una volta lo scrittore lancia un sos disperato affinché lo Stato affidasse la giustizia ai suoi uomini migliori». Lo spettacolo è essenziale. Proprio come il libro. Con uno straordinario Giuseppe Pambieri nei panni del professor Franzò (personaggio indimenticabile nel film di Emidio Greco interpretato da Gian Maria Volontè) e del narratore che è lo stesso Sciascia. «La narrazione del racconto nella forma drammaturgica non toglie nulla al testo di Sciascia – sottolinea Anfuso –. Abbiamo solo dato la voce e un volto ai personaggi, tutti pirandellianamente narratori di se stessi in qualche modo».

Le scene, firmate da Alessandro Chiti (costumi di Isabella Rizza, musiche di Paolo Daniele, luci di Pietro Sperduti), rispecchiano l’amore dello scrittore per i libri da cui traspare la villa dove viene trovato morto ammazzato Giorgio Roccella, diplomatico in pensione, tornato in Sicilia per cercare vecchie lettere di Garibaldi e Pirandello, reliquie di un polveroso archivio familiare, la questura, la stazione ferroviaria. Un giallo che ha come sfondo mafia e droga, intrecci tra potere e malavita.

Con Pambieri, tutti gli attori (Paolo Giovannucci, il brigadiere, Stefano Messina, il commissario, Davide Sbrogiò, il questore, Liliana Randi e Luigi Nicotra, moglie e figlio di Roccella, Carlo Lizzani, il magistrato, Geppi Di Stasio, il colonnello, Marcello Montalto, l’uomo della volvo, e Giovanni Carpani, nei panni di Padre Cricco) si muovono nello spazio infinito di una biblioteca dove spicca l’Olivetti 22 su una scrivania, uguale a quella che utilizzò Sciascia per scrivere i suoi romanzi.

Libri che, come Un storia semplice, servivano a Sciascia per leggere il mondo in cui gli era stato dato di vivere, dove la posta in gioco è sempre stata la ricerca della verità unta dall’acqua benedetta della ragione e dell’illuminismo: «L’italiano non è l’Italiano: è il ragionare – dice il vecchio professor Franzò al magistrato, battuta feroce al centro di questa aggrovigliata vicenda – Con meno italiano, lei sarebbe forse ancora più in alto».

da “la Repubblica” (Palermo) dell’8 aprile 2023

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