ARTE SACRA Inaugurata ieri ad Agrigento, al museo diocesano, l’opera di Giuseppe Agnello Redento. Fragilità e spiritualità dell’uomo contemporaneo, curata da Domenica Brancato, direttrice del MuDia, e Don Giuseppe Pontillo, responsabile dei beni culturali della diocesi. La nuova opera dello scultore racalmutese resterà in mostra fino al 30 maggio ed è allestita nella cappella del Palazzo Arcivescovile accanto alla sala dove pernottò Giovanni Paolo II e dove sono esposti i bozzetti che l’artista ha in corso di progettazione per la realizzazione dei poli liturgici del nuovo Complesso parrocchiale Santa Barbara di Licata. Alla cerimonia di inaugurazione hanno partecipato, tra gli altri, l’arcivescovo Alessandro Damiano, il sindaco di Agrigento Francesco Miccichè e il nuovo soprintendente Vincenzo Rinaldi.
La mostra Redento, allestita nella cappella del Palazzo Arcivescovile, sede del museo diocesano di Agrigento, presenta un’opera inedita dello scultore Giuseppe Agnello, realizzata nel 2022, che aggiunge una nuova dimensione spirituale al percorso artistico dello scultore racalmutese.
La nobiltà della cappella, con al centro il Cristo-Vivo, nell’atto di redimere il mondo con il dono della sua vita in croce, si armonizza in modo sublime, con la rude materia del gesso e del legno. L’artista, modellando e calcando il gesso, che richiama la creazione, genera una figura umana ricurva, poiché portatrice della fatica della vita. L’uomo si regge ad un ramo di ulivo, simbolo della pace cosmica, permanente ricerca della pace interiore, che è comunione con Dio, il creato e l’uomo.
L’installazione, simbolicamente incisiva, attraverso un’armoniosa composizione assiale, mette in relazione l’opera storica del Redentore con la contemporaneità dell’uomo, così la materia dà via ad una verità che trascende le stesse opere d’arte, realizzando l’attualità della redenzione.
Giuseppe Agnello ha, con questa mostra, aggiunto un importante tassello alla sua maturità artistica. Ci offre un momento di riflessione sull’uomo, sul suo rapporto con Dio, con l’altro e, soprattutto con la sua anima.
La mostra è organizzata dal Museo Diocesano di Agrigento nel periodo pasquale, centro liturgico della redenzione, all’interno dell’iniziativa diocesana Sulle orme di Pietro in terra agrigentina che celebra tre anniversari significativi legati alla presenza di tre papi nella diocesi: 100_ Giovanni XXIII (allora cardinale), 30_Giovanni Paolo II e 10_Francesco.
Il tema della mostra è legato alla Redemptor Hominis, la prima enciclica di Giovanni Paolo II scritta nel 1979, all’inizio del suo pontificato. In essa, egli indica come priorità l’analisi dei problemi dell’uomo contemporaneo; le soluzioni che essa propone vogliono partire da una profonda comprensione della persona umana alla luce della Rivelazione cristiana.
La redenzione del mondo è, nella sua più profonda radice, la pienezza della giustizia in un Cuore umano. Il Dio della creazione si rivela come Dio della redenzione, come Dio “fedele a se stesso”, fedele al suo amore verso l’uomo e verso il mondo, già rivelato nel giorno della creazione.
L’uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore, se non s’incontra con l’amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente. E perciò appunto Cristo Rredentore rivela pienamente l’uomo all’uomo stesso. Questa è la dimensione umana del mistero della Redenzione. In questa dimensione L’uomo ritrova la grandezza, la dignità e il valore proprio della sua umanità. Nel mistero della Redenzione l’uomo diviene nuovamente “espresso” e, in qualche modo, è nuovamente creato.
(Dalla nota dei curatori della mostra “Redento” di Giuseppe Agnello / MuDia – Via Duomo, Agrigento)
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