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Prevenire i comportamenti aggressivi negli adolescenti. Il compito di genitori ed insegnanti

Grotte, il Progetto di “orientamento, educazione emotiva, sostegno psicologico e supporto alla genitorialità” promosso dall’Istituto Comprensivo “Roncalli” con la psicoterapeuta Landa Donato 

Landa Donato. Psicoterapeuta

Sono tanti e di difficile comprensione i fatti di cronaca che coinvolgono ragazze e ragazzi, spesso pre-adolescenti, che con comportamenti aggressivi e violenti cercano di esprimere disagi e problemi a cui scuola, famiglia e territorio sono chiamati a rispondere.

Per arginare e prevenire simili comportamenti, migliorare il percorso di crescita individuale e rispondere in maniera funzionale a situazioni di ansia e di stress derivanti da vissuti personali, familiari e sociali, lo scorso novembre all’Istituto Comprensivo “Roncalli” di Grotte è stato attivato il “Progetto di orientamento, educazione emotiva, sostegno psicologico e supporto alla genitorialità”.

Il progetto, che ha rappresentato un’occasione di avvicinamento alla figura dello psicologo, curato dalla dottoressa Landa Donato, Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale, ha avuto come obiettivo quello di fornire supporto e sostegno psicologico agli studenti delle classi seconde e terze della scuola secondaria di primo grado dell’ istituto e ai loro genitori, per promuovere o migliorare negli studenti la capacità di definire obiettivi, comunicare in modo assertivo, negoziare, cooperare e controllare gli impulsi, nonché, di potenziare competenze cognitive, emotive, comunicative e sociali, risorse personali e strategie di coping funzionali alla risoluzione di problemi.

Affinare queste capacità, a mio parere,spiega la dottoressa Landa Donato –  è utile per poter sviluppare una maggiore sicurezza in se stessi, e al tempo stesso diventare più capaci di difendersi da prepotenze e ingiustizie. Utilizzando un approccio cognitivo comportamentale i ragazzi hanno appreso alcune abilità sociali e comunicative che potessero aiutarli nella definizione di obiettivi personali, nella negoziazione e nel controllo degli impulsi. Tematiche come la consapevolezza di sé e dei propri interessi, la capacità di prendere decisioni in un momento delicato della crescita, la relazione costante tra pensieri emozioni e comportamenti e l’importanza di saper leggere con la giusta lente le situazioni che ci accadono, sono state affrontate attraverso la metodologia di apprendimento basata sul role playing”.

Dalle conversazioni è emerso che sempre più spesso i ragazzi riferiscono vissuti di ansia, hanno paura di deludere le aspettative dei propri genitori oltre che degli insegnanti. Tutto questo ha per loro un peso emotivo non indifferente. Molti di loro manifestano una scarsa conoscenza di se stessi e una bassissima autostima. Non è raro, inoltre, che questo tipo di vissuti li porti ad avere anche dei comportamenti con gli altri ragazzi o all’interno della classe di chiusura o di eccessiva aggressività.

Un momento degli incontri con gli studenti del “Roncalli”

 “Durante gli incontri continua la Donato – si ci è focalizzati, in particolare, su alcuni stati d’animo, ovvero, l’ansia e la paura, la rabbia e l’eccesso di timidezza e di insicurezza, che ci potrebbero portare a sperimentare la tristezza e a non difendere abbastanza i nostri diritti. Si è discusso su come migliorare la nostra capacità di lavorare per obiettivi futuri senza dimenticarsi di vivere con intensità la vita presente, nel qui ed ora, senza farsi assalire dall’ansia rispetto a situazioni di cui non possiamo avere il controllo, nella consapevolezza che le esperienze brutte accadono e accadranno sempre ma sta a noi decidere come affrontarle e come interpretarle”.

Il percorso ha fornito agli studenti alcuni strumenti, non solo teorici ma concreti, che hanno permesso a ciascuno di loro di sperimentare modalità di coping, ovvero di reazione, diverse dalle risposte comportamentali, emotive e cognitive che hanno imparato ad esperire nelle stesse situazioni.

 “Accettando di mettersi alla prova,sottolinea la psicoterapeuta – hanno imparato come, modificando i propri pensieri, si possa raggiungere un maggior controllo sulle proprie emozioni e sui propri comportamenti, senza temere il giudizio altrui. La risposta da parte dei ragazzi è stata incredibile, tutti si sono sentiti coinvolti palesando un interesse ed una curiosità non preventivata”.

Un approccio pratico, ludico e comunicativo, è stato utilizzato per presentare e far sperimentare agli studenti una nuova modalità di comunicazione: la comunicazione assertiva, strumento indispensabile da utilizzare nella vita di tutti i giorni per gestire le emozioni, la comunicazione e le relazioni.

“Abbiamo distinto la comunicazione assertiva da quella passiva o aggressiva. – spiega Landa Donato – Ciascuno di loro attraverso il role playing ha potuto sperimentare le varie modalità di comunicazione, capire ed identificarsi in alcune di queste situazioni, comprendendo come sarebbe più opportuno per loro agire. Focus di questa attività sono stati i diritti, di cui ciascuno di loro è portatore. Nessuno per compiacere gli altri deve soffocare le proprie esigenze, i propri bisogni, piuttosto che esprimerli in maniera aggressiva per poterli affermare”.

La psicoterapeuta nel presentare la comunicazione assertiva ha portato come esempio agli studenti un’esperienza che molti di loro hanno già realizzato.

“Quando parliamo di comunicazione assertiva facciamo riferimento ad un tipo di comunicazione in cui esprimiamo i nostri bisogni, i nostri desideri, tenendo in considerazione anche le esigenze e gli stati emotivi altrui, cercando di trovare un compromesso che possa soddisfare sia i nostri bisogni sia quelli degli altri. Se, per esempio, io devo studiare perché domani ho un’interrogazione, ma il mio compagno viene a trovarmi a casa perché ha bisogno di parlare con me, io anziché lasciarlo fare e quindi assumere un atteggiamento passivo, o rimproverarlo e assumere un atteggiamento aggressivo, posso spiegare che comprendo la sua voglia di parlare e comunicare con me, ma che io in questo momento ho necessità di studiare per un’interrogazione importante. Certamente potremmo, se lui è d’accordo, parlarne dopo che io avrò finito di studiare, o in un secondo momento quando saremo più liberi. Magari potremmo vederci a cena per mangiare una pizza. Dovremmo fargli capire quanto per me sia importante studiare per affrontare positivamente l’interrogazione, ma allo stesso tempo quanto sia importante parlare, magari in un momento in cui la nostra attenzione possa essere unicamente prestata al suo problema”.

La scoperta di questa nuova modalità di comunicazione ha aiutato non solo gli studenti, ma anche i genitori che hanno partecipato all’incontro informativo formativo, nella fase di restituzione dei dati emersi dagli incontri. I genitori, come i loro figli, hanno manifestato interesse e partecipazione, hanno posto numerosissime domande, hanno chiesto, soprattutto, come gestire meglio le relazioni con i propri i propri figli, apprendendo tra le tante modalità di comunicazione l’utilizzo della comunicazione assertiva.

“Il compito di genitori ed insegnanti è difficilissimo – sottolinea la psicoterapeuta- soprattutto in un tempo e in una società che ci carica di ansia rispetto a ciò che di terribile potrebbe accadere. Ed è così, che l’istinto di protezione che scaturisce naturalmente in chi ci ama, finisce per assumere la forma della “sostituzione”, del “ci penso io (mamma, papà, docente) a risolvere per te il problema. Purtroppo, e spesso, questo istinto di protezione guida verso risposte emotive e comportamentali non funzionali che, per osservazione, i ragazzi finiscono con l’apprendere”.

L’ideale, a questo punto, sarebbe quello di garantire in ogni scuola la presenza di un professionista esperto, che guidi gli studenti nella gestione delle emozioni, dei pensieri e dei comportamenti. Si tratterebbe di affiancare al lavoro dei docenti, che insegnerebbero l’educazione civica e l’apprendimento delle life skills, il lavoro di uno psicoterapeuta formato sul campo, che allenasse gli studenti ad agire quelle risposte emotive, comportamentali, sociali e comunicative apprese teoricamente con i propri insegnanti.

“Forse, allora, – conclude la Donato – il Sapere si trasformerebbe in Saper Essere e Saper fare. Forse ciascuno imparerebbe che è libero di fare le proprie scelte e di assumersene la responsabilità. Forse ciascuno maturerebbe la consapevolezza di avere diritti e bisogni degni di valore e di essere comunicati in modo funzionale. Forse ogni ragazzo inizierebbe a vedersi per ciò che è realmente, amabile e capace di grandi cose. Imparare che le emozioni spiacevoli esistono, che i pensieri velenosi e spiacevoli danzeranno sempre nella nostra mente, che i comportamenti a volte potranno assumere forme poco adeguate. Imparare a sperimentarli e a prenderne consapevolezza, accettandoli sapendo che sono li, ci sono, ci stanno dicendo qualcosa rispetto ad una situazione, rispetto agli altri e rispetto a noi stessi. Ma non sono le emozioni, non sono i pensieri o i comportamenti a definire chi siamo. Noi siamo molto di più perché abbiamo la possibilità di imparare a scegliere chi vogliamo essere; abbiamo la possibilità di imparare a controllarli e decidere come reagire a ciò che ci accade. Noi siamo i “padroni della nostra anima”. 

“Sono lieta – commenta la Preside del “Roncalli” Antonina Ausilia Uttilla, presente a tutti gli incontridi avere condiviso questi momenti formativi con famiglie responsabili e partecipi del percorso di crescita dei propri figli; la loro presenza ha suggellato ancora di più una profonda sinergia educativa con la scuola”.

Gli incontri sono stati curati e programmati dalla Professoressa Accursia Vitello

 

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