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Racalmuto, il “Cilio” senza bandiere abbracciato dal vescovo

Ieri sera, alla festa del Monte, nessuna presa della bandiera del Cero dei borgesi dopo le restrizioni sulla sicurezza. Il Cero dei Borgesi spogliato in piazza in segno di civile protesta. La presenza di Mons. Alessandro Damiano accolta con grande entusiasmo dai cittadini che hanno anche apprezzato l’impegno del nuovo arciprete Carmelo La Magra

L’arcivescovo Damiano con Don La Magra accanto al Cilio dei borgesi

Il Cilio dei Burgisi è stato spogliato ieri sera davanti a tutti. È rimasto nudo, senza bandiere e senza l’abbraccio dei giovani. Ma non era solo. Gli occhi delle migliaia di persone presenti in piazza a Racalmuto per i festeggiamenti in onore della Madonna del Monte, lo hanno coccolato per tutta la sera. È rimasto nudo, spogliato dall’incompetenza di chi avrebbe dovuto, specialmente in questo 2022, dopo due anni di stop per la pandemia, garantire e assicurare questi riti preziosi per una comunità che si è sentita tradita nella celebrazione di una tradizione che appartiene alla storia, nobile e lunga, di questo paese.

Ieri sera, seconda giornata della festa del Monte, i tre Ceri hanno sfilato lentamente fino a giungere il cuore della piazza. Il Cilio di l’ugliara, quello dei Cicirara e poi quello dei Burgisi schietti sono stati i protagonisti di una serata che è finita come doveva finire. Niente presa della bandiera, niente spettacolo, niente voci e volti fieri sul grande Cilio. Il rito si è spezzato, il Cilio si è dovuto spegnere in questa sera di luglio riscaldata dal calore dei Racalmutesi che hanno alzato gli occhi al cielo per accompagnare i tre palloni mongolfiera che l’associazione “Cero dei Burgisi devoti a Maria SS. del Monte” hanno lanciato in segno di devozione e fede. Metafora del rapporto tra la terra e il cielo, l’unione delle cose terrene con quelle divine.

Il Cilio senza bandiere e al buio faceva un po’ impressione, diciamocelo. Ma la scelta di spogliarlo e congelare questa festa è stata accolta con senzo di responsabilità da parte della gente. I Racalmutesi attraverso i giovani Borgesi hanno dimostrato maturità e rispetto delle scelte. Consapevoli, tuttavia, che questa ordinanza sindacale va modificata restituendo la festa a quella che è sempre stata.

La bandiera del Cero dei borgesi non è stata conquistata da nessuno. L’ha tenuta stretta, provato e commosso, Paolino Mattina, l’ultimo in ordine di tempo ad aver raggiunto la cima della struttura barocca e colorata e ad aver conquistato il vessillo con l’immagine ricamata della Madonna stretta dal fascio di frumento. Era la festa del 2019. E ieri pomeriggio, presentando la sua nuova bandiera (disegnata da Alfonso Rizzo, ricamata da Dina Nalbone), sfilando per le principali vie del paese, anche lui ha avuto il suo momento di gloria pur in un’atmosfera di rabbia e di orgoglio per una festa monca, sostenuta con la presenza tra i Cilii dall’arcivescovo di Agrigento Mons. Alessandro Damiano accompagnato dell’arciprete Don Carmelo La Magra.

Un vescovo in mezzo ai Ceri non si era mai visto. Solo una volta, nel lontano 1938, l’anno dell’incoronazione della Madonna del Monte, i vescovi di Agrigento e Caltanissetta hanno assistito da un balcone della piazza alla presa della bandiera.

Monsignor Damiano è stato tra la folla per tutto il tempo. Ha seguito il corteo dei Ceri. E anche se quest’anno è saltato il momento magico tanto atteso, la sua presenza ha rasserenato la gente che non si è sentita sola, che ha apprezzato la scelta dei Burgisi.

“Abbiamo vissuto comunque una festa unica e straordinaria”, ha commentato l’arciprete La Magra che ha partecipato a tutti i momenti dei festeggiamenti. La sua prima festa da arciprete l’ha vissuta intensamente. E per questo tanti gli hanno detto grazie. Come stamattina, quando ha accolto le “prummisioni” – accanto al rettore del santuario Don Luigi Mattina – dei tanti fedeli a cavallo lungo scalinata e a piedi. Uomini, donne e ragazzi commossi davanti al popolo in festa, sotto lo sguardo della Regina.

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