Fondato a Racalmuto nel 1980

Il talento delle donne e quei nomi rimasti nell’oblio per tanto tempo

A Licata una iniziativa volta a sensibilizzare soprattutto  studenti e studentesse contro la violenza di genere e l’invisibilità storica, linguistica e toponomastica di cui è vittima la donna. 

Si è appena conclusa al Chiostro San Francesco di Licata, l’iniziativa, patrocinata dal Comune, “Il Talento delle donne” che ha avuto come obiettivo la sensibilizzazione soprattutto di studenti e studentesse contro la violenza di genere e l’invisibilità storica, linguistica e toponomastica di cui è vittima la donna.

Hanno contribuito, ognuna con il proprio spazio, ben 12 associazioni: Toponomastica femminile, CIF ,OPA, AIDO,PROCIVIS, BENEMERITE,INNER WEELL, CROCE ROSSA, MUSAMUSIA, UNAC, AISA, Laboratorio artigianale “A putia du Cuntasorie”.

In particolare l’Associazione Toponomastica femminile, tramite i pannelli esposti, ha voluto dare rilievo alle scienziate, alle chimiche, alle botaniche, alle fisiche, alle architette, alle ingegnere, alle informatiche ed alle inventrici che dall’antichità ai nostri giorni hanno dato un sostanziale contributo nei campi in cui hanno operato.

Alcune di loro come Rita Levi Montalcini, Maria Montessori. Margherita Hack o Samantha Cristoforetti sono abbastanza note ma tante altre sono sconosciute e non vengono riportate nei libri di testo scolastici. Così avviene per Rosalind Franklin che scoprì la struttura elicoidale del DNA e a cui fu rubato il Nobel. Tra le biologhe ricordiamo Nettie Marie Stevens che ha scoperto che la base ereditaria del sesso è determinata dai cromosomi, Barbara McClintok che ha rivoluzionato le basi della genetica classica e Linda Buck per i suoi pioneristici studi sui recettori del sistema olfattivo. Tra le chimiche, oltre alle note Maria e Irene Curie, altre donne italiane sono state importanti in questo settore, come Emma Levi Fenaroli, Maria Ragno, Caterina Rossi, Maria Piazza e Lydia Monti.

Altre scienziate nostre connazionali sono rimaste nell’ombra, da Irma Pierpaoli a Silvia Zenari, da Daria Marchetti Bertolani alla nissena Carmela Cortini Pedrotti tanto per citarne alcune.

Tra le fisiche, Mileva Maric Einstein, prima moglie del più famoso Albert. E’ stata una delle prime donne ad aver studiato Fisica al Politecnico di Zurigo. Si trasferì poi ad Heidelberg dove le donne non godevano anche nel campo dell’istruzione degli stessi diritti degli uomini e infatti venne ammessa in qualità di “ascoltatrice” senza poter sostenere esami o ricevere certificati di studio. Dal 1990 si è incominciato a rivalutare la sua immagine e soprattutto ad indagare sul suo contributo ai lavori sulla” teoria della relatività” di Einstein.

Tra le matematiche Sophie German, nata in Francia nel 1776. Dovette fingersi uomo per ottenere le dispense dell’Ecole Polytechnique di Parigi e poter inviare ai professori i suoi studi. Portò avanti le sue ricerche con lo pseudonimo maschile di Antoine-August Le Blanc. Il matematico Lagrange scoprì la sua vera identità e la sua maggiore conquista matematica è ancora oggi denominata “equazione di Lagrange”. Maria Gaetana Agnesi fu invece la prima donna a scrivere un libro di matematica nella metà del Settecento. In tema di primati in questo campo ricordiamo anche la russa Sonya Kowalevski che fu la prima donna del Nord Europa a ottenere una cattedra universitaria: a Stoccolma nel 1889 e Cornelia Fabri la prima laureata in matematica, nel 1891, alla Scuola Normale di Pisa.

Tra le informatiche spicca la figura di Ada Lovelace, nata nel 1815, considerata la madre dell’odierno computer avendo previsto precocemente tante future applicazioni e un algoritmo per il calcolo dei numeri di Bernoulli, riconosciuto come il primo programma informatico della storia. Ma è giusto ricordarne tante altre come Mary Kennet Keller, Katherine Johnson, Anita Borg, Adele Goldberg, Grace Murray Hopper. Quest’ultima, durante la Seconda Guerra mondiale contribuì al programma che consentì alla Marina Statunitense di decifrare parte dei codici utilizzati dalle Forze dell’Asse nelle loro comunicazioni.

Tra le ingegnere oltre a Emma Strada che è stata la prima laureata europea in Ingegneria ( Politecnico di Torino 1908) di notevole rilievo è la figura di Emily Warren Roebling, nata nel 1843, a cui si deve il completamento del ponte di Brooklyn. Ed ancora Sarah Gruppy che nel 1811 brevetta un sistema per costruire ponti sospesi per strade e ferrovie.

Tra le scienziate storiche ricordiamo Maria l’ebrea nata intorno al II sec. d.c. che, tra le tante scoperte, annovera quella del procedimento di scioglimento di alcune sostanze al calore prodotto dall’ebollizione dell’acqua. Da allora quella tecnica si chiamò “bagnomaria”. Tra le italiane Laura Bassi Veratti, bolognese, fu la prima donna in Europa ad ottenere una cattedra di Fisica nel 1766. Anticipò le scoperte di Beniamino Franklin sulle proprietà di attrazione delle scariche elettriche e contribuì in modo decisivo alle scoperte del biologo Lazzaro Spallanzani.

Le donne sono state sempre presenti anche nel campo delle invenzioni. Tanti oggetti che noi oggi utilizziamo hanno una matrice femminile: dal bianchetto inventato nel 1956 da Bette Nesmith Graham al desalinizzatore di acqua marina di Maria Telkes, dalla macchina per il caffè di Melitta Bentz alle scale antincendio di Anna Connelly; dal telescopio subacqueo brevettato da Sarah Mather nel 1845 ai tergicristalli delle auto di Mary Anderson. E sono stati inventati dalle donne anche lavatrici ,lavastoviglie, marsupi port-enfant,, apriscatole elettrici, pannolini usa e getta e tanti altri oggetti che hanno alleviato il lavoro domestico “inflitto” alle donne.

Il loro genio nelle invenzioni si evince anche dai brevetti per il vetro antiriflesso di Katherine Blodget (1940) o il metodo di sviluppo per le fotografie astronomiche di Barbara Askins (1978) ed ancora il geobond, un materiale per l’edilizia sostitutivo dell’amianto di Patricia Billings.

Le donne hanno sempre scrutato i cieli e sono tantissime le astronome e le astrofisiche nel corso della storia: da En Hedu’Ann vissuta in Mesopotamia nel 2354 a. c. che studiava i movimenti della luna e delle stelle ad Aganice di Tessaglia che prevedeva i tempi di eclissi solari e lunari. Oltre alla più conosciuta Ipazia affiorano altri nomi: Sophie Brahe che scoprì le stelle nove ; Maria Cunitz  che corresse e semplificò l’opera di Keplero sulla posizione dei pianeti. Ed ancora:  Elisabetha Koopman-Herveliu, Maria Winchelmann, Caroline Herschel, Caterina Scarpellini,Cecilia Helena Payne, Vera Cooper Rubin…

Tutti questi nomi sono rimasti sepolti nell’oblio per tanto, troppo tempo.

“Il talento delle donne” oltre che una Mostra dell’Associazione Toponomastica femminile è un percorso doveroso e necessario per conoscere il valore delle donne e acquisire consapevolezza sullo scempio della loro memoria perpetrato ancora oggi.

Che i prossimi “Otto Marzo” siano pieni non solo di mimose e di parole ma soprattutto di “Storia delle donne”. Riconoscere il loro ruolo fondamentale in tutti gli ambiti contribuisce ad eliminare stereotipi, discriminazioni e violenze.

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(Foto Associazione Toponomastica Femminile)

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