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Quelli che nel 2020 hanno avuto il loro anno fortunato

UN ANNO DA DIMENTICARE? Il 2020 sarà invece indimenticabile. Per qualcuno sarà tristemente indimenticabile, per altri un anno da incorniciare. Ma sicuramente è stato un ottimo anno per quattrocentomila italiani. Ecco chi sono 

Nei saluti al 2020, si sprecano sui social i sospiri di sollievo di chi non vedeva l’ora che quest’anno se ne andasse.

Vi ricordate un anno fa? Stava per arrivare un anno così tondo e pieno, così simmetrico a scriverlo che faceva quasi simpatia. L’inizio degli anni Venti, così facile da scrivere, una ripetizione di gioventù: due volte venti che era come dire due volte giovani. Poi, invece, è andata diversamente. E adesso tutti a rinnegare il 2020, addirittura mandandolo a quel paese affinchè non torni mai più, un anno da dimenticare che invece ricorderemo a lungo.

Ma c’è anche chi ha buone ragioni per non dimenticare il 2020. Magari per pudore non lo dice e non lo urla ai quattro venti, non c’è il clima giusto. Ma cerchiamo di vedere anche chi si lascia alle spalle il 2020 con un certo rammarico o con la certezza che è stato il suo anno fortunato.

Certo, il 2020 è stato un anno fortunato per Amazon, per Google, per Facebook, per Zoom e tanti altri, insomma per tutte le grandi multinazionali della vita virtuale che hanno colmato le distanze sociali, recapitando pacchi o viaggiando sulle chat e sui video messaggi. L’anno dei bilanci d’oro per chi spostava pacchi per il mondo e per chi gestiva le autostrade delle telecomunicazioni: compagnie telefoniche, gestori di fibre ottiche.

E’ stato l’anno indimendicabile per chi costruiva biciclette e monopattini. E’ stato l’anno d’oro per le aziende farmaceutiche e per qualcuno magari sarà anche l’anno che farà maturare i prossimi premi Nobel per la scienza.

E’ stato l’anno fortunato per Giuseppe Conte, che appena dodici mesi fa sembrava sul punto di perdere la poltrona di presidente del Consiglio: la pandemia lo ha inchiodato a palazzo Chigi.

E’ stato l’anno del trionfo per il commissario Domenico Arcuri, che nessuno sapeva chi fosse e che adesso deciderà quando e se potremo tornare a una vita normale.

E’ stato l’anno del successo mediatico per i virologi e i loro colleghi esperti di malattie infettive: articoli, tv, notorietàm, qualche polemica e per alcuni di loro anche ottimi guadagni.

L’anno fortunatissimo per Joe Biden e Khamala Harris: hanno battuto Trump e il Covid è stato un loro sostenitore.

Insomma, mentre migliaia di persone hanno pianto, altri milioni hanno sofferto, altri ancora hanno visto naufragare nel 2020 sogni e progetti imprenditoriali, pensiamo a quelli che ci hanno guadagnato o si sono avvantaggiati. Ma questa è la storia di ogni crisi: qualcuno perde e qualcuno di guadagna (ma, purtroppo, in genere quelli che perdono sono sempre di più di chi ci guadagnano).

Ma c’è una categoria di persone che sarà per sempre legata indissolubilmente al 2020. A prescindere da ogni merito. A prescidente dal Covid stesso.

Penso ai circa quattrocentomila bambini che sono nati quest’anno in Italia, quelli che avranno vent’anni nel 2040. Sui loro documenti si porteranno per sempre la data di nascita nell’anno terribile. E si sentiranno dire, da quelli più grandi di loro: ah, sei nato nel 2020, l’anno della pandemia. Dovranno sentirsi ripetere all’infinito il racconto di quell’anno, che non possono ricordare, ma che invece gli sarà ricordato ogni volta.

Poveri bambini del 2020: condannati a legare la propria vita a un anno che tutti dicono di voler dimenticare, ma che invece sarà continuamente ricordato anche a quelli che non potranno mai ricordarlo.

E allora: tanti auguri ai figli del 2020! E a tutti noi.

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