Fondato a Racalmuto nel 1980

La prima donna che attraversò il Circolo Polare Artico

La bellezza ed il valore dei suoi scritti. Ester Rizzzo ricorda Leonie D’Aunet

Ester Rizzo

Per una donna, perdere l’onore è sempre stato facile come bere un bicchiere d’acqua. Qualsiasi impresa ella abbia compiuto, sparisce al cospetto di un comportamento considerato “immorale”. Deviare dalle “strada maestra” tracciata da millenni di patriarcato ha un prezzo, più o meno esoso.

Per Leonie Thevenot D’Aunet che fu la prima donna ad attraversare il Circolo Polare Artico arrivando, nel 1839, fino allo Spitzberg, (attuali isole Svalbard), il prezzo fu quello di passare alla Storia come una delle amanti di Victor Hugo.

Leonie è degna invece di essere ricordata come scrittrice ed esploratrice. Era nata a Parigi il 2 luglio del 1820 e a soli diciannove anni partecipò, insieme al futuro marito, ritrattista di corte, ad una spedizione scientifica nel Mar Glaciale Artico organizzata dal Re di Francia Luigi Filippo. A quell’epoca, in cui non esisteva la fotografia, i pittori prendevano parte alle spedizioni per imprimere su carta e tela i luoghi e gli abitanti dei posti attraversati.

Leonie voleva assolutamente vivere quell’avventura e ci riuscì, nonostante vigesse per le donne francesi il divieto di imbarcarsi sulle navi di Stato e nonostante i tanti amici e parenti che le sconsigliavano quel viaggio adducendo i motivi più pretestuosi. Le dicevano che una donna non poteva sopportare simili imprese, che sarebbe ritornata imbruttita nella migliore delle ipotesi, che la fatica l’avrebbe uccisa e che i luoghi da visitare erano orrendi. Insomma, tutti le suggerivano che “viaggiare non era affar di donne”.

Leonie non diede alcun peso a quei consigli non richiesti e per aggirare il divieto francese si imbarcò al porto di Le Havre nel 1839 per poi unirsi ai componenti della spedizione fuori dai confini nazionali. Con occhi curiosi e intelligenti visitò così l’Olanda, la Danimarca, La Norvegia, la Svezia fino a spingersi nelle terre più remote oltre il Circolo Polare Artico. Fu un viaggio faticoso e lei abbandonò le sue vesti femminili per coprirsi con i più robusti e confortevoli abiti maschili e fu costretta a tagliarsi i lunghi capelli che non poteva più curare e pettinare, ma non si pentì mai di avere intrapreso quella fantastica avventura.

Ogni giorno, in un diario, con la sua scrittura minuta, documentava nei dettagli quelle terre, gli usi e i costumi di quelle popolazioni. Osservava e scriveva ed il suo magnifico reportage di viaggio in seguito, nel 1854, sarà pubblicato in un libro di altissimo valore etnografico e storico.  Fu un successo editoriale, ristampato nell’arco di un decennio per ben nove volte: rarissimo se non unico esempio di scrittura femminile che nell’Ottocento abbia descritto le lontani regioni artiche.

La sua penna descrive i burrascosi mari del nord tra banchi di balene e flottiglie di iceberg, villaggi remoti a picco sul mare, acque in tempesta e onde che si infrangono contro i ghiacciai provocando spaventosi boati, i musei d’arte delle principali città visitate come Copenaghen, L’Aia, Amsterdam e i comportamenti quotidiani degli abitanti e soprattutto della popolazione femminile. Nessuno sguardo maschile avrebbe potuto cogliere, a quei tempi, tutti quei dettagli.

Quando visitò l’Olanda così scrisse:” …mi avevano parlato a lungo della pulizia delle Olandesi e in effetti mi è sembrata favolosa; non trascurano neanche le catene e le lastre dei camini, i chiodi delle porte e i raschietti per i piedi, che brillano come gioielli d’acciaio; queste persone non hanno amore per la pulizia, ne hanno il culto…”.

Leonie d’Aunet arrivò fin nelle fredde terre della Lapponia, dopo avere attraversato, a piedi o a cavallo, lunghe paludi acquitrinose, dopo essere stata costretta a volte a dormire sulla fredda e nuda terra, e nonostante tutto, trovò la forza per consegnarci il ritratto di questo popolo e soprattutto delle donne. Così scrisse: “…Sui Lapponi si raccontano e si ritengono vere tantissime leggende assurde…Pochi viaggiatori si avventurerebbero in regioni tanto pericolose e difficili da esplorare; …le donne sono vestite come gli uomini, con la sola eccezione del copricapo che è molto bizzarro…e che rende le donne lapponi simili a comiche Minerve…”.

Anche le descrizioni della natura che la circondava sono superbe:” …i ghiacci del Polo, mai sporcati da polvere, sono immacolati oggi come il giorno della creazione, tinti dai colori più vivi. Si direbbe che siano fatti di pietre preziose, c’è lo splendore del diamante, le sfumature abbaglianti della zaffiro e dello smeraldo mescolate ad una materia sconosciuta e meravigliosa…”.

Ogni pagina di “Oltre Capo Nord. Viaggio di una donna allo Spitzberg”, ci fa immergere in luoghi ed in tempi remoti come se li attraversassimo anche noi.

Leonie d’Aunet, dopo questo viaggio si sposò con il pittore – compagno di viaggio Francois- Auguste Biard, e divenne madre., Nell’autunno del 1843, in un salotto francese, incontrò Victor Hugo, si innamorò di lui e ne divenne l’amante. E così, in un sol attimo, perse l’onore. Il gelosissimo marito, la fece pedinare per scoprire l’identità dell’amante e i due vennero colti in flagrante adulterio in un albergo parigino. Alcuni raccontano che Biard assoldò l’investigatore perché oltre ad essere geloso era anche spilorcio e in caso di separazione “senza colpa” sarebbe stato costretto a versare alla moglie una somma di denaro abbastanza consistente.

Qualunque sia la verità resta il fatto che a quei tempi, per una donna adultera era prevista la galera. Leonie fu tradotta nel carcere di Saint-Lazare dove erano rinchiuse “le donne di malaffare”. Così dagli sconfinati spazi delle terre che, anni prima, aveva visitato e che così bene aveva descritto venne rinchiusa fra quattro mura. L’opportunista Biard si fece comunque convincere dalla duchessa d’Orleans, moglie del Re di Francia, a far commutare la pena in un soggiorno forzato nel convento delle Dames de Saint Michel, in cambio dell’affidamento di importanti commesse a Corte.

Leonie venne così privata non solo della libertà ma anche dei figli. Fortunatamente questo forzato isolamento fu breve e durò circa due mesi. Quando ritornò libera riprese la relazione con Hugo, con il “consenso” della moglie che sopportava tacitamente i tradimenti dello scrittore.

Lei ricominciò a frequentare i salotti e contemporaneamente iniziò a scrivere per alcuni giornali. L’eco dello scandalo però, anche se affievolito, la perseguiterà nei secoli. Verrà ricordata come una delle amanti di Victor Hugo soprattutto dai biografi ufficiali dello scrittore. L’onore perduto cancellerà la memoria della sua impresa e la bellezza ed il valore dei suoi scritti.

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