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Al di là della casa del Commissario Montalbano

Viaggio nei luoghi del popolare personaggio della serie Tv tratta dai romanzi di Andrea Camilleri

Raimondo Moncada nei luoghi di Montalbano

Un balcone, un libro, tanta ricchezza. Quanta ricchezza ho visto nel mio breve soggiorno a Scicli e dintorni! E ancor prima della ricchezza la pulizia, tanta pulizia. E la cura, tanta cura, per il patrimonio storico e architettonico, anche per un mattone di una strada o di una piazza dove non ho visto sporcizia e immondizia (qualcuno potrebbe pensare a un furto di sacchetti o a miei problemi di vista o all’intervento di addetti locali impegnati a pulire i luoghi prima che un ospite ci metta piede e poi ne parli male).

Due giorni a Scicli, con capatine un po’ qua e un po’ là, nei luoghi del personaggio più famoso dello scrittore empedoclino Andrea Camilleri il cui nome è stato messo pure nelle insegne stradali: “Punta Secca, casa del Commissario Montalbano”.

E quanti turisti! Sbarchi continui, dal mare, da terra, con ogni mezzo. Tutti a raggiungere la casa cinematografica del commissario, in spiaggia, e a fare inarrestabili selfie e video al caratteristico balcone balaustrato, da far girare all’infinito sui propri profili social. Tutti a concentrarsi sul balcone, di moderna concezione architettonica, tralasciando altri bellissimi edifici antichi a pochi passi. Un flusso continuo di visitatori uno dei quali, di ritorno dalla sua visita, vedendomi davanti alla macchinetta per il pagamento del parcheggio al mio mattutino arrivo mi ha ceduto il suo ticket pagato fino alle 15,30. Lo ha fatto per quattro ore credendo di dover girare in lungo e in largo Punta Secca, di trovare tanto altro da vedere, da visitare, da ammirare, da fotografare con tutta la famiglia. Nella frazione di Santa Croce Camerina, vedi il balcone, il faro bianco, edifici storici e poi la spiaggia, il porticciolo turistico e tante attività commerciali e turistiche e luoghi riqualificati e tanto altro sorto sotto la spinta dell’amato commissario Montalbano: ho trovato la spiaggia piena di bagnanti che soggiornano in B&B e case vacanze.

Il luogo merita il soggiorno, al di là della casa di Montalbano. A Scicli, città patrimonio dell’Unesco, dove ho soggiornato in un delizioso e accogliente B&B per la presentazione a Sampieri del libro Fake news, hai tanto da vedere, da scoprire, da fotografare. Esci e ti fai il giro a piedi o col “trenino barocco” nell’area storica, pedonale (ma quanto è bella!), dove hai il piacere di fare due passi, anche qui tra palazzi, chiese, monumenti, paesaggi, tanti eleganti negozi e le immancabili foto sulla scalinata del Municipio, meglio conosciuto come il commissariato di Vigata (il pomeriggio e la sera è pure aperto alle visite turistiche con tanto di biglietto che paghi per vedere è sempre fotografare l’ufficio del questore e del sottoposto Montalbano).

Ti sposti nei dintorni con la macchina e ammiri distese di campagne coltivate e una Marina di Ragusa, di recente realizzazione e in continua espansione, con un nucleo di graziose villette, dov’è lavato e pettinato pure il filo d’erba di una bellissima rotatoria con prato inglese, palme e altri alberi di ogni tipo. Sembra tutta opera collettiva, necessità collettiva, dov’è essenziale il contributo consapevole del singolo che non butta il sacchetto dell’immondizia per strada, la cicca di sigaretta, la gomma da masticare… Meglio ingoiare tutto!

Sono rimasto a bocca aperta (certo, sono impressioni di due giorni, ma impressioni impressionanti) e con una domanda in testa: e se la produzione del popolarissimo e ancora seguitissimo commissario Montalbano nelle sue infinite repliche avesse scelto come set la reale Vigata, ovvero Porto Empedocle, e tutto il territorio circostante citato nei libri dove le meraviglie abbondano: Agrigento, Licata, Sciacca, Realmonte, Raffadali? Ci sarebbe stato lo stesso straordinario sviluppo turistico, economico, produttivo, culturale? Ci sarebbe stata la stessa pulizia e cura del filo d’erba del prato all’inglese nell’aiuola spartitraffico con alberi, fiori e palme? I film tratti dai libri di Camilleri avrebbero fatto mangiare anche da noi come stanno facendo mangiare da decenni il ragusano richiamando flussi turistici per la foto di un balcone? È ancora possibile fare qualcos’altro, oltre alla statua da “accavarcare” e al bel murales da fotografare?

E non solo con Camilleri, ma con Pirandello, Sciascia, Russello? O loro non sono redditizi? La cultura fa mangiare, siamo d’accordo con Andrea Camilleri, ma devi essere pure fortunato che un regista ti scelga per vent’anni come set cinematografico e devi essere anche meritevole di tanta fortuna.

Da

https://raimondomoncada.blogspot.com/

 

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