Se ne è andato anche lui. E’ stato un grande fotografo che ha amato e raccontato la sua terra con molta passione, condividendo amicizia e affetti con grandi siciliani
Se ne è andato anche lui. Uno degli ultimi testimoni della Sicilia che non c’è più. Giuseppe Leone è stato un grande fotografo. Ha raccontato e amato la sua terra condividendo amicizia e affetti con grandi siciliani, da Leonardo Sciascia a Vincenzo Consolo a Gesualdo Bufalino. E non poteva non essere suo quel celebre scatto che ritrae i tre scrittori felici nella campagna della Noce. Con Racalmuto, e con noi di Malgrado tutto, Leone mantenne sempre un rapporto di affettuosa amicizia. Mai ci fece mancare le sue fotografie. Oggi ci piace ricordarlo riproponendo l’intervista che Salvatore Picone gli fece nel 2019, in uno dei suoi ultimi ritorni nel paese del suo amico Leonardo Sciascia.
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Il fotografo ragusano è tornato nei luoghi dell’amico Sciascia per le riprese di un documentario a lui dedicato.
Un ritorno nei luoghi che tante volte ha immortalato, trenta, quarant’anni fa. Un ritorno soprattutto nei luoghi di un amico caro. Il fotografo Giuseppe Leone è tornato a Racalmuto, la Regalpetra di Leonardo Sciascia. Uno sguardo ai campanili della Matrice e alla scalinata della Madonna del Monte. Il ricordo di tanti momenti trascorsi accanto a Sciascia, che ha conosciuto alla fine degli anni Settanta grazie ad Enzo Sellerio: il fotografo ragusano stava lavorando ad un libro il cui titolo, ci dice, lo suggerì proprio Sciascia. Era La pietra vissuta, divenuto ormai introvabile. È l’inizio di un sodalizio, di una affettuosa amicizia, interrotta solo il 20 novembre del 1989.
Ricorda le passeggiate in tanti paesi della Sicilia – “Sciascia avrebbe voluto avere una casa in ogni città”, dice sorridendo – i viaggi in Spagna, le giornate nella campagna della Noce: “Questo luogo era un santuario, un luogo di forte spiritualità. Ci venivo spesso con Gesualdo Bufalino, con Vincenzo Consolo”. Passeggia spaesato nel vuoto della campagna silenziosa. E risente le voci dei tre scrittori che un suo scatto celebre li ritrae assieme mentre ridono, dopo una battuta di Sciascia che ha scatenato la risata arguta di Consolo, quella barocca di Bufalino e quella mitica del maestro di Regalpetra.
Il ritorno a Racalmuto per Giuseppe Leone è “una forte emozione”. Accompagnato dalla regista Sonia Giardina, che sta realizzando il documentario “L’infinito istante”, dedicato proprio a lui, Leone è tornato nei luoghi come dentro ad un album di ricordi, ancora tutto da sfogliare. E pensa già ad un libro proprio sul suo rapporto di amicizia con i tre grandi della letteratura siciliana, quel “trittico” che ha incantato anche lui. Riconosce la vecchia fontana dei “Novi cannola”, si ferma per immortalare un bracciante, volti di una Sicilia che non c’è più.
E si commuove tra le stanze di “Casa Sciascia”, l’abitazione, da poco diventata museo, dove visse, da bambino e appena sposato, l’autore del Giorno della civetta. Firmando subito la petizione per sostenere la Casa candidata ai “Luoghi del Cuore Fai 2020”: “È una casa spartana, semplice – dice – proprio com’era l’uomo che l’ha abitata”. Dà uno sguardo alle copertine dei suoi tanti libri, fissa per un momento Invenzione di una Prefettura, realizzato con Sciascia nel 1987. E ricorda, a chi lo ha accompagnato in questo tour racalmutese, tra cui Pippo Di Falco e Lillo Sardo, la “dolcezza della signora Maria“, moglie di Sciascia, e la gentilezza dei tanti amici della Noce che ha conosciuto grazie allo scrittore, da Carmelino Rizzo a Salvatore Restivo ad Aldo Scimè: “Sono stati anni straordinari, c’era un gran fermento e mi pare di aver vissuto davvero istanti infiniti”.