Fondato a Racalmuto nel 1980

Amava l’ironia e la libertà

Eugenio Napoleone Messana, un racalmutese illustre da non dimenticare. Nei suoi scritti tutto l’humus utile ad individuare il suo ambiente sociale ed intellettuale. Fu più volte Sindaco di Racalmuto, nel periodo che va dal 1950 al 1961

Eugenio Napoleone Messana

Accostare il mio nome a quello del Professor Eugenio Napoleone Messana, classe 1922, per parlare di un racalmutese da non dimenticare è per me un grande piacere, oltre che un onore.

Più volte sindaco di Racalmuto, nel periodo che va dal 1950 al 1961, Messana è stato uno storico parecchio legato alle nostre tradizioni popolari. Si tratta di uno di quei concittadini che hanno lasciato un buon segno del loro passaggio su questa terra.

Ho incontrato Eugenio Napoleone Messana per la prima volta sul comodino di mia nonna. Lei era una donna di chiesa e usava tenere al capezzale un quadro raffigurante il Sacro Cuore di Gesù. Al suo fianco, appunto sul comodino, una serie di testi sacri, poi la Divina Commedia e anche un libro sulla storia di Racalmuto, scritto da “Geniu Messana”. Per brevità così chiamava Eugenio Napoleone Messana la mia adorata nonna, la quale amava tanto leggere.

Non sono certo se fra i due vi fosse stato un rapporto di tale conoscenza tanto da giustificare quel diminutivo confidenziale. Con il passare degli anni tutto mi è stato chiaro; riconoscendo in Messana una buona figura di “capo popolo”, in tanti amichevolmente amavano chiamarlo semplicemente “Geniu”.

Mia nonna che alle elezioni politiche preferiva votare, croce su croce, il partito consigliato dal parroco della sua parrocchia, forse avrebbe votato per Messana Sindaco anche se quest’ultimo non fosse stato vicino al “partito della chiesa”.

Non mi è dato sapere, nel caso in cui Eugenio Messana avesse avuto una appartenenza politica diversa, se ugualmente lei lo avesse scelto. Di fatto, quando il sindaco Messana si allontanò dalla Democrazia Cristiana per dirigersi verso nuovi ideali, dialetticamente vicini ad un certo socialismo scientifico, riuscì lo stesso a farsi eleggere. Per tanto il sospetto che mia nonna abbia potuto tradire per votare Messana le indicazioni del suo prete confessore, e dunque il Sacro Cuore di Gesù, un tantino mi attanaglia.

Di lui diceva che era un uomo particolarmente disponibile verso il prossimo, la sua stanza in Municipio sempre aperta a tutti. È stato un Sindaco molto attivo, a tratti geniale. Nel corso delle sue sindacature volle dedicare un mezzo busto ad un primo cittadino di Racalmuto, un politico benefattore, Gaspare Matrona. L’opera venne posta nella villetta comunale, attigua al Regina Margherita, teatro di cui Matrona, fra il 1870 al 1880, aveva voluto la realizzazione. La cerimonia si svolse nell’ottobre del 1960 con, fra i presenti, anche il nipote di Giuseppe Garibaldi, giunto in paese su suo invito.

Circostanza storica da poco tempo oltraggiata con la rimozione dell’effige bronzea di Matrona dal luogo dove era stato collocato. Oggi non si trova più al suo posto per via di una scelta politica incomprensibile, certamente scollegata con la ragione e la storia di Racalmuto. Quella storia buona che ha dato anche urbanisticamente un volto al paese, e che non andava messa in discussione.

Da adolescente ho affondato più volte lo sguardo delle mie prime letture non scolastiche, quelle piacevoli non forzate, nel libro di Eugenio Napoleone Messana, Racalmuto nella storia della Sicilia. Dall’interesse ne ho ricavato un affetto profondo per il mio paese, amore che ancora oggi conservo e manifesto. Nelle pagine ho cercato e trovato il nome di mio nonno, mitragliato e ucciso per errore a soli 33 anni, nel luglio del 1943, durante lo sbarco degli alleati in Sicilia. Una storia triste come tante, come anche quella dei numerosi minatori citati nel libro, morti in miniera a causa dei crolli o per l’asfissia provocata dalle improvvise fuoriuscite di gas, il Grisù. Non ha dimenticato nessuno nella sua cronaca, Eugenio Napoleone Messana, né gli operai né gli eroi, come Filippo Villa che perse la vita per salvare dei minatori imprigionati nelle viscere della terra.

In quel libro, che risulta ben raffigurato con delle testimonianze fotografiche, di tanto in tanto, cercavo con orgoglio anche la foto a tutta pagina di uno zio di mio padre, il Commendatore Giuseppe Bartolotta, appartenuto ad una delle famiglie più in vista del tempo; medico e politico, che aveva ricoperto anche la carica di Consigliere Provinciale. Insomma nel volume di Messana ho cercato e trovato tutto me stesso, le mie radici. Il libro è una miniera di informazioni, testo che ogni famiglia dovrebbe possedere.

Unico scrittore ad aver trattato i moti racalmutesi del 1862. Si tratta di una scrupolosa ricerca finita di stampare a Canicattì nel luglio del 1969, ad integrazione di quanto precedentemente scritto dal suo bisnonno, Serafino Messana, e da quanto più precisamente pubblicato da Nicolò Tinebra Martorana in Memorie e tradizioni.

I racconti di Eugenio Messana cristallizzano molte vicende umane e inglobano con intelligenza una interessante porzione della vita racalmutese. Ricerche storiche che dopo quanto scritto da “Geniu” si fermarono al 2015, fino al libro pubblicato dal più “copernicano” degli storici racalmutesi, il Dott. Calogero Taverna in Racalmuto nei millenni.

Parlare di Messana attraverso i suoi scritti non è una forzatura, poiché vi si trova tutto l’humus utile ad individuare il suo ambiente sociale ed intellettuale. Non sarà un caso se l’autore volle dedicare intimamente la sua ricerca alla propria mamma: “autrice ed ispiratrice del mio pensiero”.

Il racconto di fatti legati a personaggi illustri mischiati con le microstorie popolari rendono il libro unico ed interessante. Una minuziosa narrazione di fatti e spaccati della vita locale fino agli anni Sessanta, enunciati attraverso una meticolosa elencazione di accadimenti, di nomi, di vecchie fotografie che rendono immortale quella porzione di storia di Racalmuto. Ad esempio la lista di Sindaci e consiglieri comunali, che va dal 1784 al 1786 e dal 1832 al 1968; come anche l’elenco dei tanti militari morti o dispersi in guerra. Insomma una amorevole e tenace ricostruzione del nostro tempo andato grazie all’enunciazione di dati: vedi la comparazione statistica dell’incremento demografico della cittadinanza a partire dal 1548 sino al 1961 a cura dell’istituto Centrale di Statistica della Repubblica italiana.

Il racconto segue un percorso virtuoso che partendo dalla protostoria locale giunge al fenomeno dell’emigrazione, fatto alquanto doloroso e che fu assai caro a Messana. A proposito va ricordata una sua raccolta di poesie dal titolo Lu piniu di l’emigranti, in cui traspare il dolore provocato dal fenomeno dell’emigrazione con tutta la sensibilità dello scrittore. In qualche occasione Messana invitò il grande poeta Ignazio Buttitta a Racalmuto per promuovere i suoi versi.

Racalmuto, Eugenio Napoleone Messana con Ignazio Buttitta

Eugenio Napoleone Messana fu un uomo buono, di indole pacifica, e si interessò dei problemi del prossimo. Insegnante di lettere concluse la sua carriera professionale alla  scuola media Pietro D’Asaro di Racalmuto, dove insegnò fino al 1978. Ottimo insegnante, seppe infondere ai suoi alunni sani principi attraverso una didattica istintiva e metodicamente moderna. Non perse mai il legame con la sua terra, neanche quando da “emigrante” la dovette abbandonare per motivi di lavoro. Del periodo in cui insegnò in Emilia Romagna molti studenti ricordano i gemellaggi con alcuni Istituti scolastici del nord Italia, incontri ricchi di confronto.

Da tempo mi batto affinché la figura di Eugenio Napoleone Messana venga valorizzata a dovere, auspicando la ristampa del suo libro, di cui esistono delle copie in possesso a pochi gelosi lettori. Nel mio piccolo cercherò di rendere ancora omaggio al Prof. Eugenio Napoleone Messana con un libello, una raccolta di rime scritte di mio pugno, che mi piacerebbe intitolare Vuci e risunanza.

Eugenio Napoleone Messana

Sarà una nuova occasione per spiegare meglio i meriti di “Geniu” Messana, anche nel campo della poesia dialettale-popolare di cui si servì egregiamente nella ricostruzione della sua Racalmuto nella storia della Sicilia, dimostrando di essere un uomo particolarmente incline all’ironia, alla libertà e all’intelligenza.

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