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“Oggi i ragazzi hanno la consapevolezza che la famiglia è importante”

Grotte. “Promozione del benessere psicologico a scuola”, gli studenti del Roncalli incontrano la dottoressa Alice Napoli

Alice Napoli, Psicologa

Gestire le relazioni, riconoscere le emozioni, risolvere i conflitti non è cosa facile, né per gli adulti, forti di comprovate esperienze, né per i ragazzi, che affrontano un percorso di crescita in un contesto fortemente segnato dalle privazioni e dalle restrizioni della pandemia. Così, per far fronte a queste nuove emergenze, a scuola ritorna la psicologa, per incontrare i ragazzi della scuola secondaria di primo grado, che con molta probabilità non sono ancora pronti ad un approccio individuale con lo psicologo, ma lo accolgono con grande entusiasmo quando gli incontri sono rivolti a tutta la classe.

È Alice Napoli, la Psicologa-Psicoterapeuta, che nell’ambito del progetto “Promozione del benessere psicologico a scuola”, finanziato dal Ministero dell’Istruzione, ha incontrato gli studenti delle classi seconde e terze dell’Istituto “Roncalli”.

Sono bastati pochi incontri, per orientare i ragazzi delle classi terze nella scelta del nuovo percorso di studi, una scelta non sempre consapevole, ma importante al punto da poter condizionare il loro futuro.

“Conoscere i propri punti di forza e di debolezza, – spiega Alice Napoli– i propri interessi e le proprie attitudini, per potere arrivare alla scelta del percorso di studi successivo, con una maggiore consapevolezza di sé e delle offerte formative che il territorio offre, a volte per i ragazzi non è semplice. Spesso hanno paura di fare una scelta sbagliata, di deludere i propri genitori, di non rispondere alle aspettative degli adulti. Per aiutarli, li abbiamo fatti lavorare in piccoli gruppi, proponendo dei casi in cui dei ragazzi della loro età si trovavano a fare una scelta. Capire quali erano le criticità, quali erano i condizionamenti esterni, che avevano portato i loro coetanei a fare scelte sbagliate li ha aiutati a guardarsi dentro, a riflettere. È stato bello, a fine percorso, scoprire come oltre la metà dei ragazzi incontrati ha già un progetto di vita, un sogno nel cassetto, le idee chiare insomma”. 

Scelta del corso di studi a parte, gli studenti del “Roncalli” sono ragazzi che hanno imparato ad esplicitare le loro emozioni.

“Mentre l’anno scorso parlavano sempre delle stesse emozioni, – sottolinea la psicologa– facevano fatica, per esempio, a parlare della paura, della rabbia, dell’ansia, quest’anno queste emozioni sono venute fuori in modo più esplicito e le hanno legate sia all’emergenza Covid sia all’adolescenza. Parlare della paura è importante, perché si tratta di un’emozione che non va etichettata come negativa, ma che ci aiuta a fronteggiare nel modo migliore le esperienze della vita”.

Per acquisire maggiore consapevolezza delle proprie emozioni agli studenti è stato chiesto di lavorare in piccoli gruppi.

“Lavorare in piccoli gruppi è stato veramente molto bello, perché i ragazzi avevano bisogno di ritornare a lavorare in gruppo. L’emozione più frequente venuta fuori da questi lavori è la rabbia. Abbiamo adolescenti molto arrabbiati, ma anche tristi, sorpresi, gioiosi, ansiosi. In molti hanno parlato di ansia, un’ansia che aleggia tra i giovani e che deriva dalla paura, dall’insicurezza. L’ansia è certamente un’emozione che esplicitano spesso, a volte anche impropriamente, spesso la confondono con la paura. È opportuno in simili casi far conoscere le emozioni attraverso una misurazione effettuata con un termometro delle emozioni, con delle sfumature, dei colori diversi, che in base al disturbo si intensificano sempre più. Questo penso che li abbia aiutati un po’”

Ma quando arriva la psicologa in classe, i ragazzi sono contenti?

“In questi ultimi due anni, l’aspetto positivo è che sono contenti. Adesso non ci sono più battute di difesa o di evitamento, anzi. In realtà la risposta l’hanno data attraverso l’impegno profuso nei lavori.”

Le famiglie come rispondono adesso?

“Meglio, tutti i genitori hanno dato un feedback positivo, riferendo che i ragazzi avevano parlato con loro dei nostri incontri in maniera positiva. Qualcuno ha anche detto che gli incontri erano stati brevi e che avrebbero voluto che si prolungassero di più. Molti genitori mi hanno chiesto dei consigli su come gestire le paure dei propri figli, su come aiutare i ragazzi a liberarsi da queste paure. A vederli sembrano ragazzi che sanno parlare di tutto, sono ragazzi pieni di tutto, ma in realtà mancanti in tante cose. Questi ragazzi sono iperalimentati, ma per alcuni aspetti sono poco nutriti perché il nutrimento vero, quello delle relazioni, delle emozioni, l’hanno perso e la pandemia ha marcato di più questa differenza. Si tratta di ragazzi resilienti, di ragazzi che si sono arrangiati, che sono rimasti a casa e hanno utilizzato le videochiamate per comunicare, che hanno giocano online per poter sopravvivere. Adesso però hanno veramente bisogno di ritornare a vivere la loro adolescenza fatta di incontro con l’altro, di relazioni reali. Quindi speriamo che in primavera, in un contesto piccolo come il nostro, possano ritornare ad uscire, ad incontrarsi, perché ne hanno bisogno”.

La pandemia di danni ne ha fatti veramente tanti, ma forse qualcosa di buono ce lo ha lasciato: ci ha fatto riscoprire il piacere di incontrare l’altro, di andare a scuola con più entusiasmo, forse perché proprio a scuola incontriamo gli altri.

Ma ciò che preoccupa veramente alcuni genitori è il fatto che ragazzi si sono chiusi in se stessi, che manifestino delle fobie, che abbiano paura dell’altro, paura di fare cose nuove.

“Il mio consigliodice Alice Napoli –  è di essere sempre un contenitore accogliente come genitori, che ci sia sempre una comunicazione. I ragazzi spesso hanno paura di deludere l’aspettativa dell’altro e questo perché hanno un’immagine, un ideale troppo alta di ciò che dovrebbero essere. I genitori dovrebbero aiutare i propri figli a capire che sono esseri umani e che in quanto tali possono sbagliare. Il fatto di essere sempre al top, così come ci propongono le immagini che vengono dai media, li fa cadere in frustrazione, a non accettare più i fallimenti. Bisogna su questo aspetto stare molto attenti perché rischiamo di crescere dei ragazzini che se da un lato è bene che puntino in alto, dall’altro se c’è qualcosa che non va crollano. Si tratta di ragazzi che hanno paura di non piacere all’altro, paura tipica dell’adolescenza, che vogliono mantenere a tutti i costi anche una bella immagine nei confronti della famiglia, che non vogliono deludere i propri genitori. Ecco, una cosa positiva è che nei punti di forza molti ragazzi hanno messo la famiglia e questo penso che sia un aspetto bello. Oggi i ragazzi hanno la consapevolezza che la famiglia è importante”.

 

 

 

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