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Omaggio alle Donne Ucraine

8 Marzo. A loro, a tutte loro va il nostro pensiero, il nostro affetto, la nostra stima. A loro vanno simbolicamente donati tutti i fiori di mimosa raccolti in questa giornata.

Valeria Iannuzzo

Passano i giorni e i mesi, cambiano le stagioni, ma gli orrori della guerra non cambiano mai. Sono come cristallizzati nel tempo, riescono ad imprimere oggi come nel passato, le medesime sofferenze, uguale dolore. Ce lo fanno capire le immagini che arrivano da un paio di settimane dalla sempre più vicina Ucraina, immagini che ci lasciano senza parole. Le lacrime sembrano non volere più rigare i nostri volti, a tratti sorpresi, ma sempre più abituati alle atrocità di una guerra senza senso. E sì, perché nessuna guerra ha mai avuto e avrà senso se travolge anime innocenti.

Sono anime di uomini costretti ad imbracciare fucili per combattere una guerra mai sognata; sono anime di donne e bambini costretti ad abbandonare le proprie case, i propri affetti, il proprio paese per sfuggire alla morte.

Ecco, la guerra impone sempre lo stesso copione, gli stessi ruoli, le stesse gerarchie: potenti nei palazzi che danno ordini, uomini al fronte che combattono e donne e bambini in fuga. E se è pur vero che tra le file dei combattenti ucraini ci sono delle donne, per lo più giovanissime, è anche vero che la maggior parte dei profughi conta donne, anziani e bambini. Agli uomini è affidato il compito di difendere il Paese, alle donne quello di proteggere e salvare i bambini.

Sono donne a cui viene offerta un’alternativa alla morte, ma che vanno comunque incontro ad un destino incerto. E se da un lato, mentre attraversano le frontiere, potrebbe sembrare che sfuggano al loro destino perché deboli, dall’altro appare chiaro quanto coraggio ci voglia per lasciarsi tutto alle spalle, rinunciando ad ogni cosa per tuffarsi, al di là del confine, in un mondo che non gli appartiene. Sfuggono ad una guerra, ma continuano a portarne sulla pelle il peso, l’odore, il terrore. Sfuggono ad una guerra, ma ne combattono una ben più grande per la sopravvivenza.

Per molte di loro, forse, non ci sarà mai un lieto fine. Ci sarà un andare avanti, un reinventarsi, un sopravvivere. Alcune di loro vivranno ogni giorno con la speranza di poter riabbracciare i loro cari, di riappropriarsi dei loro spazi. Qualcuna di loro forse ci riuscirà, altre no.

Andranno comunque avanti per i loro figli, figli che dovranno crescere da sole, a cui dovranno fare da madre e da padre. Andranno avanti per i loro mariti caduti in una guerra pensata da uomini che non comprendono cosa sia l’amore. Andranno avanti per se stesse, per assicurarsi una vita degna di essere vissuta.

Saranno donne forti, capaci di combattere piccole e grandi battaglie. Saranno donne fiere di essere donne, consapevoli di non essere sfuggite ad una guerra, ma di aver scelto di combatterne una molto più grande contro il destino per poter garantire un futuro ai propri figli.

Ecco saranno donne, donne alle quali lo status di rifugiate non potrà restituire la propria vita, ma che dovranno necessariamente inventarsene una.

E poi ci sono tante altre donne cadute sotto i bombardamenti, sepolte dalle macerie mentre cercavano di proteggere e assistere i loro bambini. Ci sono donne vittime di stupro e di violenza per mano del nemico. Ci sono donne, donne profondamente umane, donne fragili ed eccezionali.

A loro, a tutte loro oggi va il nostro pensiero, il nostro affetto, la nostra stima. A loro vanno simbolicamente donati tutti i fiori di mimosa raccolti in questa giornata.

Perché ancora una volta i corsi e i ricorsi della storia affidano alle donne la sfida di tenere in vita un Paese, che sanguina e si sgretola mentre lotta affinché presto il suo popolo possa vedere una nuova alba in cui sventoli alta e libera la bandiera ucraina.

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