Fondato a Racalmuto nel 1980

La crisi di governo e il fallimento della politica italiana

E adesso, mentre incombe ancora la pandemia, con tutti i problemi ad essa collegati, siamo costretti a vedere l’unico programma che non avremmo mai voluto vedere

Valeria Iannuzzo

Sono stati giorni convulsi quelli vissuti dai parlamentari italiani. Da un lato c’erano i responsabili, dall’altro i sostenitori della corsa alle urne, dall’altro ancora gli indecisi che giravano il naso prima da un lato e poi dall’altro nel tentativo di annusare la poltrona più comoda per il proprio deretano.

E mentre Conte era indaffarato nel cercare i responsabili, i leder dei partiti facevano passerella sui social e sulle tv nazionali, giocando a chi la sparava più grossa. Niente, nulla di fatto. Conte di responsabili non ne ha trovati abbastanza. Ha perso solo tempo. Anche la mediazione di Roberto Fico ha dato fumata nera. Ed ecco che il Presidente della Repubblica Mattarella ha dato a Mario Draghi il mandato per formare un nuovo governo. “L’emergenza richiede risposte all’altezza della situazione”. E Draghi, che ha accettato con riserva, sembra avere le misure giuste.

Non so voi, ma io nel seguire in queste ultime settimane tutte le vicende della politica nazionale mi sono sentita catapultare negli anni settanta. Avete presente quando eravamo piccoli e la sera davanti al televisore iniziava quell’estenuante battaglia per il programma televisivo da vedere? Un unico televisore con il tubo catodico, privo telecomando, con i tasti laterali da pigiare per cambiare canale. Mediamente cinque o sei individui con età diverse e generi preferiti di gran lunga differenti se ne contendevano l’utilizzo. Finito il Carosello, che piaceva sempre a tutti, nonostante l’esiguità dei canali da scegliere, si scatenava la rissa. Si alzava il primo e cambiava canale. Il secondo diceva “Non mi piace” e cambiava, il terzo iniziava a frignare e vostra madre vi intimava di accontentare l’addrevu. Il primo cedeva, il secondo incalzava, il terzo strillava. Quatto quatto il quarto si avvicinava allo schermo e cambiava repentinamente canale. Iniziavano i primi spintoni, seguivano i primi piagnucolii. Improvvisamente qualcuno tirava i capelli a qualcun altro e da lì si scatenava la rissa. Arrivava puntualmente vostra madre. Ferma e sicura distribuiva un paio di ceffoni ai primi sotto tiro, mentre il più veloce schivava l’affondo. Seguiva un tentativo di pianto collettivo, ma nessuno poteva piangere, sennò c’era il resto. Alla fine arrivava vostro padre. “Tutti a letto”. Si sedeva sulla sua sedia a capo tavola e si vedeva il suo solito western.

Ecco, a seguire tutti i passaggi che hanno accompagnato la crisi di governo mi sono sentita proprio ripiombare negli anni 70. Li ho visti tutti litigare alla ricerca di un accordo che alla fine non è stato raggiunto. Ovviamente anche se nessuno di loro è stato concretamente schiaffeggiato, come accadeva ad alcuni di noi da bambini, penso che lo schiaffo morale che ciascuno di loro ha ricevuto, grazie alla determinazione del Presidente Mattarella, abbia creato un rossore indelebile, di gran lunga più doloroso delle manate delle nostre mamme.

E adesso, mentre incombe ancora la pandemia, con tutti i problemi ad essa collegati, tutti siamo costretti a vedere l’unico programma che non avremmo mai voluto vedere, con un epilogo che sancisce decisamente il totale fallimento della politica italiana.

 

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