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Coronavirus, la protesta delle donne

Escluse dalle task force per l’emergenza. Daniela Dioguardi, Presidente UDI Palermo: Purtroppo l’assenza delle donne è visibile anche da come sono state decise le commissioni: troppe e pletoriche con il rischio di renderle inutili e inefficaci..”

Ester Rizzo

La protesta delle donne escluse dalle task force per l’emergenza coronavirus ha sortito effetto. Apprendiamo che finalmente il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha invitato Vittorio Colao ad un immediato riequilibrio di genere sia nelle task force che nel comitato tecnico scientifico. Lettere, petizioni, raccolte firme, flashmob … di associazioni femminili, di cittadine, di intellettuali, di senatrici e deputate hanno dato i loro frutti.

Ma ci chiediamo con amarezza: le donne devono ogni volta protestare per ottenere quello che spetta loro di diritto? Quando impareranno che le donne sono una risorsa per il Paese e in questo drammatico frangente probabilmente sono più concrete degli uomini perché il carico della società e della famiglia grava quasi interamente sulle loro spalle? E come sottovalutare le competenze tecnico-scientifiche che hanno sviluppato tante di loro diventando delle eccellenze riconosciute a livello mondiale?

La settimana scorsa un numeroso gruppo di donne siciliane, insieme ad altre connazionali, in un solo giorno ha sottoscritto e inviato una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per porre fine a questa vergognosa discriminazione. Ideatrici la ex deputata Giovanna Martelli, Daniela Dioguardi Presidente UDI Palermo e  la scrittrice Alessandra Bocchetti. Tra le firmatarie, la  Presidente CIDI Palermo e consigliera comunale Valentina Chinnici, la scrittrice Evelina Santangelo, la sindacalista Maria Concetta Balistreri, ed ancora Antonella Monastra, Milena Gentile, le rappresentanti di alcune Associazioni tra cui anche Toponomastica femminile.

“Ci troviamo a vivere una situazione inedita, di grandissima difficoltà individuale e collettiva, da cui non sappiamo quando  potremo uscirne – ci dice Daniela Dioguardi, Presidente UDI Palermo – L’unica certezza è che ci avviamo verso una crisi economica senza precedenti che comporterà un aumento notevole della povertà e grossi sacrifici per la maggior parte della popolazione. Il rischio che avvertiamo è che ancora una volta si faccia pagare il prezzo più alto alle donne, dando per scontato che sia la strada più facile e indolore. Le donne, pensano, sono da millenni abituate a stare un passo indietro, a mettere da parte le loro necessità, i loro desideri, a rinunciare per amore e per quieto vivere, ad avere fiducia negli uomini, ancora di più in un momento così drammatico per la vita del paese. Di conseguenza se le scuole dell’infanzia non riaprono saranno loro a restare a casa!”

“Le donne, come hanno sempre fatto, gratuitamente e senza alcun riconoscimento – continua Daniela Dioguardi – si stanno facendo carico della cura non solo materiale ma anche affettiva e di sostegno morale della famiglia e moltissime sono anche impegnate nella cura dei corpi malati, in settori lavorativi particolarmente nevralgici, penso alla sanità e ai centri per anziani. È paradossale che  ci volesse una pandemia per capire e riconoscere il valore, la necessità di questo enorme lavoro, a partire dall’assicurare le condizioni igieniche dei locali in cui si vive,  che permette la continuazione della vita. Si scopre, sempre grazie alla pandemia – quando si dice non tutti i mali vengono per nuocere! – che ci sono anche molte e brave scienziate.  Le donne lo dicevano da tempo, inascoltate! Ma ai riconoscimenti verbali sulla bravura debbono seguire fatti concreti e così non è stato. E in tutte le commissioni di lavoro che stanno affiancando il governo pochissime sono le donne. Purtroppo l’assenza delle donne è visibile anche da come sono state decise le commissioni: troppe e pletoriche con il rischio di renderle inutili e inefficaci”.

“L’assenza delle donne, di quelle soprattutto che non intendono omologarsi agli uomini, della loro esperienza, del loro sapere, in un momento così delicato non può non destare preoccupazioni in chi reputa necessario un cambiamento in direzione di una maggiore sostenibilità sociale e ambientale. Oltre la nostra lettera indirizzata al Presidente della Repubblica che in varie occasioni ha mostrato particolare sensibilità e attenzione nei confronti del mondo femminile, ci sono vari appelli, prese di posizione, anche di singole  che mostrano che le donne non sono assolutamente disposte a tornare indietro. Sanno bene che non basta più rimediare ai mali del mondo, come sempre hanno fatto,  ma – conclude Daniela Dioguardi – occorre lavorare tutti e tutte per costruirne uno migliore”.

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La lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

“Caro Presidente,

le scriviamo perché in questi giorni tante di noi hanno scritto appelli, petizioni, lettere per denunciare il fatto che, nelle task force costituite per la gestione della fase due dell’emergenza Coronavirus, le donne sono troppo poche, anzi, non ci sono affatto, come è accaduto per il gruppo di esperti nominato dal Capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli. D’altronde è evidente che il loro contributo di intelligenza concreta e sostanziale è ancora del tutto insufficiente visto il numero eccessivo di commissioni che stanno nascendo in tutto il paese e con troppi componenti.

Ciò renderà difficile il loro funzionamento, soprattutto in un momento in cui é necessario prendere velocemente decisioni fondamentali per la vita di tutti e tutte.

Abbiamo cercato delle motivazioni e le risposte sono arrivate: “ sono composte da soli uomini perché sono stati individuati i ruoli apicali delle singole funzioni”. Nelle posizioni apicali non ci siamo, siamo escluse.

Eppure, ci omaggiano sempre, ci dicono che siamo brave, le più studiose, che ci laureiamo con maggior profitto e merito.

Signor Presidente, siamo stufe di essere omaggiate. Vogliamo essere protagoniste nella vita pubblica del nostro Paese perché, quando questo accade, la società migliora per tutti.

Noi abbiamo contribuito a rimuovere, con la cura dei figli, la gestione della casa e il nostro lavoro nelle fabbriche, nelle scuole, negli ospedali, quegli ostacoli economici e sociali che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Molte di queste attività essenziali le svolgiamo gratuitamente, contribuendo, senza che venga riconosciuto, al PIL. Abbiamo dato corpo e azione, ogni giorno, all’art. 3 della Costituzione Repubblicana.

La nostra è una presenza forte, tenace, lungimirante, presente nel Paese soprattutto nei momenti più bui. Senza di noi quella “coesione nazionale” che costa molta fatica e che Lei richiama spesso, non è possibile.

Oggi che ci stiamo preparando a rialzarci dopo l’urto dell’epidemia, non si può fare a meno di quello che le donne hanno portato nella Politica e nella Società, per il bene di tutti.

Il tempo sarà lungo e non possiamo continuare ad affidarci a centinaia di esperti per trovare le risposte adeguate e che non scarichino sulle donne il prezzo più alto di scelte complesse.

Questo rischio sembra, purtroppo, profilarsi: se le scuole riapriranno a settembre e molte attività lavorative riprenderanno entro il mese di maggio, a chi resteranno i/le bambini/e ?

Nelle riforme che portano il nome di Tina Anselmi, Livia Turco, Rosi Bindi, Mara Carfagna, Alessia Mosca e tante altre, ci sono gli strumenti necessari per uscire da questo periodo difficile che sta mettendo a dura prova le famiglie italiane.

Sono riforme che nascono dalle competenze e dal buon senso delle donne, riconosciute nello spazio privato ed estromesse dallo spazio pubblico.

È venuto il tempo di valorizzarle.

Ci rivolgiamo a Lei perché la Sua presa di posizione, sarebbe un prezioso aiuto per un’Italia più equilibrata, realistica e sicura”.

 

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