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Ma dove sono finiti i veri uomini? 

Buon Otto Marzo a tutte le donne che vogliono e sanno essere donne

Valeria Iannuzzo

Ma dove sono finiti i veri uomini? Quelli con peli in ogni dove, le sopracciglia incolte, la trippetta sull’addome, i capelli radi o inesistenti, le mani callose e una serie infinita di camicie o dolcevita dello stesso identico colore come guardaroba. Che fine hanno fatto? Non ne trovi uno manco se lo cerchi con la candela. Si sono estinti, definitivamente estinti, per lasciare il posto ad un ibrido di uomo, abilmente plasmato dalle menti femminili che ha assorbito buona parte degli estrogeni femminili per mitigare gli eccessi di testosterone tipici della specie presente in natura.

Ne è venuto fuori un nuovo prototipo di uomo sempre perfettamente depilato, amabilmente tatuato, maniacalmente palestrato, con una chioma da urlo e la manicure perfetta. Indubbiamente un uomo che piace, anzi che si piace, che si piace così tanto da aver abbandonato ogni forma di appartenenza all’originaria categoria, sostenendo la sua trasformazione come normale e legittima emancipazione maschile.

Ebbene sì, gli uomini si sono emancipati, lasciando a noi donne tutti gli spazi che per anni abbiamo rivendicato. Abbiamo vinto. Adesso abbiamo il diritto al voto, possiamo fare i medici o gli avvocati, i camionisti o distribuire carburante ad una pompa di gasolio. Possiamo essere leader di partiti, chef, magistrati, dirigenti aziendali, astronauti. Possiamo essere o fare tutto ciò che vogliamo, nel moderno occidente non ci sono limiti alla categoria femminile. Ci sono voluti secoli, battaglie, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Forse sarebbe meglio dire ce l’hanno fatta, perché di fatto molte, moltissime delle conquiste nel campo dell’emancipazione femminile si fermano al secolo scorso. Noi donne 2.0 siamo nate giusto in tempo per raccogliere i frutti di tante battaglie, di difficili conquiste e invece di amplificare la nostra femminilità ci siamo a poco a poco accollate tutte le funzioni tipiche del sesso maschile.

“Avete voluto la parità? Adesso godetevela”. Funziona così. Se un tempo ti si bloccava la macchina sulla statale chiamavi tuo marito, il tuo fidanzato, tuo cugino o il tuo migliore amico, che in men che non si dica, si precipitava e smanettando di qua e di là nella maggior parte dei casi riusciva a far ripartire la macchina. Adesso che bisogno c’è di disturbare qualcuno? Basta chiamare il numero verde e in tempo quasi irreale la tua compagnia assicurativa si precipita con un carro attrezzi per risolvere il problema. Lo stesso avviene con la lavatrice, la lavastoviglie, l’asciugatrice, il forno, il ferro da stiro e qualunque altro elettrodomestico. Basta estendere al momento dell’acquisto la garanzia e sei tranquilla dai tre ai cinque anni. Ovviamente il numero verde lo devi chiamare tu e sorbirti interminabili benvenuti in tutte le lingue e stressanti attese scandite da pezzi musicali che sino a prima di averli ascoltati in quel call center pensavi fossero meravigliosi.

Ecco, c’è stato un tempo in cui gli uomini aggiustavano tutto. Mio padre aggiustava tutto: impianto elettrico, gas, elettrodomestici, auto, idraulica. Tutto proprio tutto. Oggi le cose sono cambiate. Per sancire la loro virilità agli uomini basta mettere un tassello. Poco conta se lo mettono storto. E non vi venga la folle idea di chiedere a qualcuno di loro di montare un mobile Ikea! Ma neanche con le istruzioni facilitate per DSA ci riuscirebbe. I lavori manuali non fanno per loro. Così noi, forti della nostra emancipazione, facciamo anche questo, ovvero montiamo mobili, mettiamo tasselli, puliamo filtri, smontiamo lampadari, cambiamo guarnizioni.

Insomma, siamo diventate bravissime. E lo siamo veramente, perché riusciamo a conciliare i nostri lavori domestici, quelli che da generazione ci sono stati cuciti addosso, come lavare stirare, spolverare, cucinare, con tutte le piccole emergenze che una casa può presentare, a partire dall’otturazione di uno scarico per arrivare alla pulitura di una grondaia. Finita ogni incombenza domestica, abbiamo il dovere di metterci in tiro, magari indossando scomodi tacchi, per far fronte all’altra grande conquista femminile: il lavoro professionale.

Dunque, lavoriamo in casa, perché ci tocca, perché così è sempre stato, affrontiamo le emergenze domestiche e non perché molti dei nostri uomini non ne sono capaci, e poi ci realizziamo professionalmente contribuendo con la nostra gratificazione professionale a pagare mutui e rate per acquisti vari.

Siamo proprio brave, ma vi dirò ancora di più: siamo talmente brave da esserci dedicate anche all’emancipazione dei nostri compagni. Siamo state noi ad avviarli alle prime depilazioni. Siamo state noi ad incoraggiarli a trovare sempre più tempo per andare in palestra. Siamo state noi a curarne il look fornendogli le giuste dritte per affinare i loro gusti. Abbiamo fatto veramente un ottimo lavoro. Certo, buona parte del merito nella riuscita di questa ardua impresa va alle loro mamme, a cui ancora oggi molti di loro si rivolgono per risolvere piccoli problemi, non fosse altro per capire se il sale nella pasta si mette prima o dopo che l’acqua bolle.

Facendo un veloce bilancio mi risulta piuttosto difficile capire in che cosa in questi ultimi decenni noi donne ci siamo emancipate. Quote rosa a parte e leggi contro la violenza sulle donne, ancora oggi paradossalmente necessarie, il nostro cammino verso l’emancipazione ha subito un’inversione di marcia.

Ci siamo caricati il mondo sulle spalle e insieme al mondo ci abbiamo messo pure i nostri uomini, figli, nipoti, fidanzati o mariti.
Gli ibridi che abbiamo plasmato spesso non rispondono più ai nostri comandi, perché troppo narcisisti e incapaci di provare vere emozioni.

Forse è arrivato il momento di fermarsi. Ripensare al nostro ruolo. Ridefinire la differenza tra i generi, che non necessariamente vuol dire essere esattamente uguali e per questo diventare uomo e donna allo stesso tempo. Forse è arrivato il momento di ripensare ad una nuova e autentica femminilità fatta sì di diritti e uguaglianze, ma fatta soprattutto di unicità.

Buon Otto Marzo a tutte le donne che vogliono e sanno essere donne. Buon Otto Marzo a tutti gli uomini che, ceretta a parte, stanno accanto alle loro donne facendole sentire donne.

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