Si manifesta nella sua essenza tra i mesi di maggio e luglio
Oggi parleremo di una tipologia di genitore che si manifesta nella sua essenza tra i mesi di maggio e luglio: il genitore del maturando.
Egli osserva il fragile e indifeso pargoletto mentre compie una azione eroica e sublime: studiare! E ne sospira e se ne affligge, perché teme possa soffrire, patire, logorarsi, consumarsi sulle pagine, sulle dispense e sugli appunti.
Di tanto in tanto corre a detergere i sudori, prepara impacchi rinfrescanti e tisane rilassanti. Ai suoi occhi la scuola frequentata dal fanciullo è una orribile caserma e i docenti perfidi e crudeli marescialli che ne hanno risucchiato l’energia vitale.
L’ Esame di Stato è una chiamata al fronte, in prima linea, senza scudi né armature. O poveri figli votati al sacrificio! Torneranno? Sopravviveranno? Verranno sbranati da una commissione di famelici lupi pronti ad azzannarli con complicatissime domande tipo “le cause della Prima guerra mondiale” o “il pessimismo di Leopardi”? Non sarebbe più umano chiedere un argomentuccio a piacere, fargli scegliere democraticamente il voto finale e rimandarli sani e salvi tra le braccia materne e paterne?
Non c’è senso di giustizia né di pietà
Magari la chiosa finale avrebbe potuto essere “Non c’è senso di giustizia né di pietà per nessuno”.
Che so, giusto per essere più inclusivi nei riguardi di quel 90% di aspiranti docenti e docenti precari, bocciati al recente “concorsone” per le scuole.
Sic transit gloria mundi.