Fondato a Racalmuto nel 1980

Vogliamo che i nostri figli respirino l’aria del mondo

Eppure, appena lo fanno, li ricacciamo dentro le righe.

Gaetano Savatteri. Foto di Angelo Pitrone

Come tutti i genitori, diciamo sempre ai nostri figli di staccarsi da quei maledetti telefonini: uscite fuori, andate per strada, mischiatevi con la gente e scappate dalla bolla social dove vi hanno (vi abbiamo) imprigionati. Una irridente battuta apparve qualche anno fa su un muro di Roma: “Basta Instagram, meniamoci”. Non vogliamo che i nostri figli si prendano a botte, ma vogliamo che respirino l’aria del mondo. Eppure, appena lo fanno, li ricacciamo dentro le righe.

Don Lorenzo Milani nel 1967 scrisse la sua Lettera a una professoressa per criticare la scuola italiana colpevole di non essere inclusiva. A chi gli chiedeva cosa si potesse fare, Milani rispondeva: “Fate baccano”. E quella lettera di baccano ne fece abbastanza. Sessant’anni dopo, la preside del liceo scientifico di Agrigento dice agli studenti: state in classe, non protestate, tornate fra le righe.

Patrizia Pilato avrà sicuramente letto, come quasi tutti i docenti italiani, i testi di don Milani che hanno cambiato per sempre la faccia della scuola autoritaria del passato. Ma forse non le importa. Importa piuttosto il regolamento dell’istituto “Leonardo da Vinci”, secondo una concezione burocratica della scuola.

Far finta di non vedere che centinaia di migliaia di giovani, in Sicilia e in tutta Italia, in tutta Europa, hanno partecipato alle manifestazioni per la popolazione civile di Gaza, significa pensare che ad Agrigento non arrivi il vento che attraversa il Paese.
Prima di essere genitori, siamo stati studenti.Tanti anni fa, proprio ad Agrigento, soffiarono altri venti di protesta. Un preside del liceo scientifico, lo stesso istituto oggi guidato da Patrizia Pilato, pensò bene di sequestrare alcuni fogli stampati dagli studenti. Si alzò la voce di docenti e presidi delle altre scuole superiori di Agrigento, di cui la preside Pilato ha sentito sicuramente parlare. Si schierarono con gli studenti il preside del liceo classico Vivacqua, il professore di diritto Marchese, il preside dell’istituto ragioneria Castellana. Con parole diverse, affermarono il diritto ad essere liberi: “La scuola non è un recinto. È un luogo dove si cresce, anche sbagliando. Il pensiero non si sequestra”.

Come don Milani, erano uomini di un secolo fa, ma sentivano il suono del presente. Che, a volte. straccia i regolamenti.

Da La Repubblica Palermo, 7 ottobre 2025

 

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