“Senza paure e senza reticenze”. Nostra conversazione con Valentina Dell’Aira
Valentina Dell’Aira
Laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne all’ Università degli Studi di Palermo, Valentina Dell’Aira è una studiosa della cultura e della storia siciliana, che ha valorizzato in eventi internazionali, ricevendo riconoscimenti per il suo impegno culturale. Ha sviluppato in ambito professionale le sue inclinazioni umanistiche, relazionali ed organizzative che le hanno consentito di esprimersi in maniera fondante nel suo variegato percorso lavorativo.
Solitamente chi sceglie di laurearsi in lingue punta all’insegnamento, ma mi pare di capire, ripercorrendo il tuo curriculum, che già da quando studiavi erano ben altri i tuoi obiettivi?
“Infatti credo di aver infranto una prospettiva che, nell’immaginario collettivo, e non ti nascondo, anche familiare visto che mia madre ha rappresentato, insieme agli altri, una delle colonne dell’insegnamento al Liceo Scientifico Leonardo di Agrigento, destinava gli studi linguistici ad un futuro professionale legato alla docenza. Io in realtà, nonostante il profondo legame con la mia, lanostra terra, della cui essenza mi ha profondamente intriso mio padre, fonte inesauribile di narrazioni ed aneddoti sulle tradizioni della sua amata Agrigento, che non ha mai abbandonato seppur con opportunità importanti di trasferimento a Milano, ho sempre sbirciato oltre i confini, in un andirivieni fra il desiderio del nuovo ed il collante del radicamento, in una specie di dualismo fra la cultura anglosassone, di cui sono da sempre stata appassionata e la letteratura e la cultura siciliana, con la sua caratterizzante distribuzione di ombre e luci”.
Il tuo variegato percorso lavorativo racconta decisamente una siciliana di “mare aperto”. Cosa ti ha spinto ad operare questa scelta?
“Probabilmente la mia ricerca di contesti da esplorare, di atmosfere e nozioni a cui attingere; sono un’entusiasta della vita, delle sue caleidoscopiche sfaccettature ed ho colto sempre le occasioni e forse le ho anche ricercate, per mettermi alla prova professionalmente uscendo dalla comfort zone ed affrontando contesti variegati nei quali, ogni volta, ho acquisito un pezzo del puzzle di ciò che ognuno costruisce nel suo percorso di acquisizione delle competenze. Ho sempre assecondato contesti rinvigorenti che mi offrissero spunti di riflessione, ascolto e apprendimento”.
Vivi ormai nella Capitale da qualche anno, prestando la tua professionalità in un pregevolissimo ambito afferente al mondo dell’industria, ma ricordo iniziative di respiro internazionale che hai curato ad Agrigento, della tua inclinazione a portare la sicilianità nelle tue esperienze, hai anche ricoperto il ruolo di Testimonial e Membro del Comitato Scientifico del progetto Reconnecting with Your Culture. Ce ne parli?
“Ho sempre avuto uno slancio naturale nel porre la Sicilia al centro delle attività culturali che mi venivano proposte, credo si tratti di un’attitudine personale; tutt’oggi, quando racconto dell’essenza che ha fatto della Sicilia la goethiana “chiave di tutto”, risuono di un profondo ed inestirpabile senso di appartenenza. Qualche anno fa, grazie alla Professoressa Olimpia Niglio, direttore dell’International Research Center EdA Esempi di Architettura, che ha voluto coinvolgermi, ho abbracciato lo spirito di “Reconnecting with your Culture”, progetto in collaborazione con ICOMOS, UNESCO ed altri Enti ed Istituzioni Internazionali, sostenendo il disegno culturale in diverse province siciliane come Testimonial e Membro del Comitato Scientifico Internazionale. Diffuso in oltre 30 Paesi nel mondo, RWYC mira a rimettere al centro dell’educazione scolastica (primaria e secondaria) i temi della Cultura nel rispetto delle direttive dell’Agenda 2030 (ONU), con lo scopo di risvegliare un nuovo Umanesimo volto alla consapevolezza delle radici culturali nelle nuove generazioni attraverso uno sviluppo sostenibile dell’umanità, in cui la cultura del territorio,del patrimonio architettonico e dell’eredità culturale funga da antagonista al decadimento valoriale dell’individualismo, con un approccio etico e pedagogico trasversale che esalti la condivisione della conoscenza e delle esperienze delle comunità giovanili nel Mondo. Missione questa, ancor più importante oggi, visto il disumano scenario bellico a cui assistiamo e che depaupera l’infanzia dell’incanto della vita”.
Tu sei nata e vissuta per diversi anni ad Agrigento, dove torni comunque quando puoi. Che città è oggi Agrigento e quale città è stata e continua ad essere nei tuoi ricordi?
“Devo ammettere che l’Agrigento di oggi la vivo nostalgicamente attraverso il rifugio nei ricordi più intensi della mia giovinezza, distante da come appare oggi; ogni volta che ho l’occasione di tornare è come un parcours à rebours di proustiana memoria, solo che al posto delle madeleinettes io mi tuffo nei taralli e nelle arancine, (perché dai noi si chiamano così!) annodando davanti al “mio” mare i fili dei ricordi che inevitabilmente affiorano nel mio cuore ogni volta che inciampo in una pietra, in un profumo, in una voce, in questo aspetto mi sento anch’io “isola nell’isola”.
L’informazione oggi. “Stranamente, non abbiamo mai avuto più informazioni di adesso, ma continuiamo a non sapere cosa succede”. Come vanno lette da una esperta di comunicazione come te le parole di Papa Francesco?
“Viviamo in un’epoca bombardata da informazioni gestite senza limiti, quelli che una volta erano i mezzi di comunicazione ufficiali – Televisione-Radio- Testate giornalistiche – sono stati travolti da un’onda anomala di informazioni generate da comunicazione “altra”, che sembra rendere costantemente edotto il fruitore di innumerevolinotizie e informazioni, ma che in realtà spesso trasferisce dati non attendibili e verificati. Trovo preoccupante che la Rete, l’A.I. siano riuscite così velocemente a mettere in crisi il mondo dell’informazione peculiare, portando l’utenza a recepire notizie spesso distorte e soggiogate da logiche basate sull’inseguimento di followers, profilazioni e visualizzazioni, che offuscano ogniapproccio critico, by-passano la qualità del sistema informativo che non può, in alcun modo, essere permutato con logiche non attinenti il campo etico e democratico su cui si basa la “buona informazione”, pilastro fondamentale per una società sana e partecipe attraverso il recepimento di informazioni attendibili ed autorevoli, a garanzia di un clima collettivoarmonico, neutro da divisioni subdole e disorientamento”.
Per chiudere, quale consiglio ti sentiresti di dare, anche alla luce della tua esperienza, ai giovani, soprattutto a quelli in cerca di un lavoro
Non voglio dare consigli, anche perché ritengo che ognuno custodisca un proprio mondo di competenze, sensibilità e sogni a cui rispondere; posso affermare, sulla base delle mie esperienze, che la volontà, l’abnegazione ed il sacrificio per il raggiungimento delle proprie aspirazioni per trovare il proprio posto nel mondo, siano fondamentali. Le radici sono importanti, ma spesso costringono, non bastano, bisogna perciò affinare strumenti e potenziare capacità, avanzare con fiducia e visione nei progetti di vita a cui si aspira, senza paure, senza reticenze, con un orizzonte ampio ma definito, senza mai voltarsi indietro, ribellandosi con decisione all’ essere, come direbbe Leonardo Sciascia “la proiezione, l’ombra delle cose già scritte“.