Fondato a Racalmuto nel 1980

“La mia Racalmuto come Pamplona”

Un’intervista allo scrittore Leonardo Sciascia realizzata dal giornalista  Giuseppe Troisi e pubblicata dal “Giornale di Sicilia” il 6 luglio 1986. «Ho sempre visto la festa sin dagli anni della mia giovinezza»

Il paese del sale e della Madonna del Monte. Così è conosciuto in Sicilia Racalmuto, il centro che ha dato i natali allo scrittore Leonardo Sciascia. Il paese del sale per via delle numerose miniere di salgemma che, da secoli, hanno sempre fornito purissimo cloruro di sodio per la cucina e, dal dopoguerra ad oggi, notevoli quantità di minerale per le industrie nazionali ed estere. Risale invece ad oltre quattro secoli la fede e la devozione dei racalmutesi per la Madonna del Monte, “…la Madre divina che qui si restò”, come dice un antichissimo canto religioso del luogo.

Giuseppe Troisi con Leonardo Sciascia nel 1986

Leonardo Sciascia, in un suo libro, paragona la “Festa” di Racalmuto a quella della più famosa “Fiesta” di Pamplona, che Hemingway descrive  dell’omonimo romanzo. E davvero, Racalmuto somiglia nei tre giorni di festa alla città spagnola, per l’allegria polifonia delle marchette delle due bande musicali, reclutate per l’occasione assieme ad una decina di suonatori di tamburi che rullano incessantemente per le vie.

Ma Sciascia, nel suo libro del 1956, esprime perplessità sulla tradizione: “…per quanto antica, la storia tramandata dell’antico cronista è certo posteriore al 1576, anno in cui Racalmuto fu elevata a contea, e prima era baronia. C’è da dire poi che la statua è della scuola del Gagini ed appare molto improbabile sia finita in Africa”.

A distanza di trent’anni, da quando Sciascia scrisse Le parrocchie di Regalpetra, chiediamo oggi allo scrittore se in questi ultimi anni è emerso qualcosa di nuovo sulla tradizione dell’arrivo della Madonna a Racalmuto. Gli chiediamo se è accettabile l’ipotesi che la bella statua scolpita nelle cave di marmo di Trapani da Antonello Gagini (1478 – 1536), figlio del capostipite della famiglia Domenico, che dall’originaria Bissone (sul lago di Lugano) venne in Sicilia dove si sposò e mise su una scuola di scultura.

“Sì – dice Sciascia – i Gagini fecero scuola in Sicilia. È molto probabile che uno dei figli o un loro “maestro di bottega” abbia scolpito la statua nelle cave del Trapanese che poi, portata via mare a Punta Bianca di Agrigento, abbia proseguito su un carro il suo viaggio per Castronovo di Sicilia, passando per Racalmuto”.

Sciascia con Ferdinando Scianna alla festa del Monte del 1986 (foto di Pietro Tulumello)

Lei viene ogni anno a vedere la “Fiesta” di Racalmuto?

Sì, dagli anni della mia giovinezza, quando abitavo a Caltanissetta, per la festa venivo sempre a Racalmuto.

Ricorda qualche particolare delle feste di quegli anni?

Ricordo la specialissima festa, verso la fine degli anni ’30, mi pare nel 1938, quando si ebbe la cerimonia dell’incoronazione ufficiale della Madonna del Monte. Ricordo le “piccole italiane” e i “balilla” dell’epoca fascista, con i moschetti, che montavano la guardia d’onore alla bella statua che, per l’occasione, fu scesa dall’altare maggiore del Santuario e portata in processione in un antico autocarro dell’epoca. Poi, venne la guerra e la festa fu interrotta per parecchi anni. La prima festa del dopoguerra fu, mi pare, quella del 1946.

Naturalmente verrà anche quest’anno in paese per la festa?

Certamente. Verrò anche per vedere la mostra di acqueforti dell’incisore Domenico Faro che ha preparato dei lavori su Racalmuto. Inoltre dovremo scegliere i tre migliori lavori tra quelli di un gruppo di artisti siciliani che hanno preparato dei progetti per un manifesto che reclamizzi, nei prossimi anni, la festa di Racalmuto.

Da Giornale di Sicilia – 6 luglio 1986

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