Dopo 37 anni la statua di marmo bianco sarà scesa dall’altare in una cerimonia aperta a tutti. L’evento sarà trasmesso in diretta sui social. L’arciprete Don Carmelo La Magra: “La tradizione secolare si rinnova e rafforza la fede, la memoria e l’identità collettiva”.
Il gran giorno è arrivato. Al tramonto di questo accaldato tanto quanto assetato 3 luglio 2025, un colpo di cannone annuncerà ai Racalmutesi che dopo 37 anni la statua di marmo bianco venerata col nome di Maria Santissima del Monte toccherà detta fortunata terra. Un evento importante per tutta la comunità di Racalmuto che si appresta a vivere la festa tanto attesa e tanto amata dedicata alla compatrona e regina.
Tutto è pronto. L’impalcatura è già sistemata da giorni. E tutti potranno vedere da vicino questo momento che certamente finirà in qualche pagina di storia locale. L’arciprete Don Carmelo La Magra ha intrecciato quest’anno giubilare con un anniversario importante per questo luogo: gli 85 anni dell’elevazione della chiesa del Monte a “Grande Santuario”.
La statua, una «figura di Nostra Donna di marmaro», come viene descritta in un documento del 1540, attribuita al Gagini, tornerà tra i fedeli che sempre la guardano con gli occhi all’insù, essendo collocata nel grande altare ligneo, altro quasi sei metri, realizzato nel 1777.

“Ci prepariamo a vivere un momento straordinario – commenta Don Carmelo – un evento che nasce dalle esigenze che ci vengono da questo nostro tempo che viviamo. Molti giovani che non hanno mai avuto la gioia di vedere da vicino la statua, tanti devoti, potranno stringersi attorno alla Madre tanto amata e venerata”.
Era il luglio del 1988 quando la statua venne scesa dall’altare, in occasione del cinquantesimo anniversario dell’incoronazione. Durante i giorni di festa, infatti, in processione viene portata una copia, per niente fedele, del Simulacro. Perciò quest’anno la festa assumerà un significato particolare e originale.
Ma perché scendere la statua, si sono chiesti in tanti. Ma come ha ben spiegato nei giorni scorsi Padre La Magra – confortato dal Comitato festeggiamenti e dall’antica Confraternita – non c’è una tradizione che impone momenti particolari della discesa della statua dall’altare.
Ed è così. Nessuno ha scritto nulla in proposito. Di scritto c’è altro, ben altro, che dice tanto sulla devozione dei Racalmutesi verso questa Sacra Immagine che tutti – compresi coloro che vivono lontano – tengono da qualche parte a casa, in macchina e certamente nel cuore. Ciò che è scritto leggere si vuole, si dice da queste parti. E la Storia parla chiaro. E alla Storia sono legate le tradizioni che si rinnovano con chi le porta avanti. Non sono cristalli da custodire sotto vetro, ma radici vive che crescono insieme a chi le coltiva. Sono le donne e gli uomini che, nel tramandarle, sanno anche rinnovarle: perché ciò che non cambia si spegne, disse una volta un antropologo. Il vero senso della tradizione è restare viva, non identica. Ma occorre conoscere la Storia e di questi tempi pochi la conoscono. E quella di questa statua non ci dice che si scende da quell’altare ogni cinquant’anni. Nessuno lo ha mai scritto.

Occorre chiarire quindi diversi punti: secondo la leggenda (una leggenda, appunto, che ci piace così com’è, per carità, ma pur sempre una leggenda. La Storia ci dice altro: che molto probabilmente il clero e il popolo di Racalmuto ordinarono agli scultori Gagini o qualcuno della loro scuola, una statua marmorea della Madonna con il bambino Gesù. Molto probabilmente, scrive il gesuita Girolamo Morreale nel suo libro dedicato alla Madonna del Monte, la statua fu spedita per via mare da Palermo o da Trapani fino a Punta Bianca: «là fu ricevuta con festosa accoglienza dalla rappresentanza dei Racalmutesi e in particolare dal clero e dai monaci – Li munaceddri in coddru la purtaru –… Nella spianata del Monte furono accolti i cavalieri, i cittadini a piedi e il tanto atteso carro con la desiderata statua della Vergine»); secondo la leggenda, si diceva, la statua è arrivata a Racalmuto nel maggio del 1503.
Gli storici, di ieri e di oggi, ci dicono che fu sistemata in una piccola chiesetta. Le prime notizie si hanno 75 anni dopo l’arrivo della statua. Ma solo nel 1600, grazie ai primi lasciti dei fedeli, scrive lo storico Giuseppe Nalbone, «comincia a manifestarsi una certa attività di culto dimostrata dalla richiesta di celebrazioni di sante messe e dalla costituzione di donazioni, e lasciti elargiti alla Confraternita”.

Esisteva quindi la Confraternita. Già l’11 giugno del 1543 nella visita pastorale si parla della Confraternita già ben avviata e la chiesa porta il nome di Santa Maria di lu Munti, come riportato nella relazione della visita pastorale al territorio di Racalmuto (1540 – 1543). Nalbone, nel suo libro Delle Chiese di Racalmuto, riporta fedelmente il documento dell’inventario: «Una figura di Nostra Donna di Marmaro, con sopra un Pavigliuni di cuttuni cum sua frinza di sita russa… et una cultra vecha». Nalbone ritiene che la chiesa era povera e certamente “di piccole dimensioni e con trascurabile culto”. Ma negli anni a seguire inizia una progressiva crescita “di fervore e di culto che condurrà ad una prima tappa del futuro grande santuario”. Il primo impulso lo diede Padre Giuseppe Lo Sardo.
Ma andiamo alle date, utili a evitare il susseguirsi di invenzioni e favole. Nel 1674 il papa Clemente X dispone a favore della Confraternita il privilegio di particolari indulgenze. Il 17 luglio 1686 il vescovo Rhini concede l’elevazione a chiesa Sacramentale definendola con l’appellativo di Venerabile Chiesa della Miracolosissima Immagine di Santa Maria del Monte. Evidentemente il Padre Lo Sardo migliorò le condizioni della chiesa e pertanto aumentava il richiamo al culto Mariano. Ma sarà il suo testamento a cambiare il corso delle cose. Siamo nel 1688. Tutti i suoi beni sono destinati alla Madonna del Monte affinché si costruisse una grande chiesa. E infatti il gesuita Morreale sostiene che Padre Lo Sardo «con la sua tenacia costrinse i successori a proseguire il cammino iniziato ed a coronarlo nella costruzione della nuova Chiesa». Sarà poi Padre Pietro Signorino (il suo ritratto è conservato nella sagrestia della chiesa) che prende la decisione di edificare il nuovo tempio, autorizzato dal vescovo Gioeni (fateci caso: tutte le strade e i cortili attorno al santuario sono dedicati a questi signori qui!). E il 14 agosto 1736 fu posta finalmente la prima pietra della nuova chiesa, con molte difficoltà per Padre Signorino che, come spesso accade, fu costretto a frenare persino una sommossa popolare contro la costruzione che ostacolava una fiera che si svolgeva in quello spazio e dava fastidio ai proprietari del terreno e anche al procuratore del vicino monastero di Santa Chiara. Ma le difficoltà furono superate anche grazie all’intervento del vescovo Gioeni. Padre Signorino riesce a vedere completa la chiesa nel 1747.
Trent’anni dopo, grazie al laico Antonino Lo Brutto, superiore della Confraternita della Madonna, fu eretto, a sue spese, “un degno altare che elevasse la figura della Vergine Maria” (e qui ci sarebbe da aprire, come stiamo facendo, una parentesi: il ricordo di Lo Brutto, che ci ha regalato quest’altare meraviglioso, andrebbe aggiunto alla lunga schiera dei benefattori dimenticati. Di lui resta solo una lapide collocata ai piedi dell’altare).
“Il monumentale altare ligneo alto sei metri – così lo descrive il prof. Nalbone nel suo libro – presenta una scalinata con dodici gradini, la cui alzata è guarnita da tessere di vetro di diversa forma e colore. La magnifica statua della Vergine, è custodita in un tempietto ornato da colonne doriche ed attorniato da Angeli. Al di sopra di esso l’immagine dello Spirito Santo, rappresentato da una colomba ad ali spiegate, sormontata da una grande corona, emblema di Regalità”.
L’altare venne inaugurato la prima domenica di maggio del 1777. Nel 1887 fu realizzata la sagrestia e nel 1891 vennero fatti i decori grazie all’architetto racalmutese Calogero Grisafi e ai suoi fratelli Luigi e Salvatore.
Il 24 maggio 1940 il vescovo di Agrigento Mons. Peruzzo ordina che “la Chiesa, dove la Beatissima Vergine del Monte viene onorata con un culto così meraviglioso, sia insignita col titolo di Grande Santuario”. Per quanto riguarda il campanile, nel 1800, demolito quello vecchio, venne costruito il nuovo ad opera del Sac. Calogero Picone Chiodo, poi ammodernato nel 1953.
Perciò la statua si trova su quell’altare da 248 anni praticamente. In questi due secoli e mezzo pare sia stata scesa pochissime volte. Racconta sempre il gesuita Morreale che probabilmente la statua era stata portata in processione durante il colera del 1838, anche se non ci sono testimonianze scritte se non la memoria che passa da una generazione all’altra.

Certamente avvenne nel giugno del 1938: “Disposte due guide di ferro che dalla tribuna giungevano al pavimento – si legge nel libro di Morreale – al di là del coro, con corde di acciaio e con tutti gli accorgimenti richiesti si cominciò a fare discendere la statua”.
Poi, come detto, nel 1988. Molti ancora ricordano. Tanti non ci sono più.
La squadra che si occuperà delle operazioni di discesa, guidata da Pietro Curto e Giuseppe Leone, è già pronta. Don Luigi Mattina, per diversi decenni Rettore del santuario, assisterà da vicino. Così come il sindaco Lillo Bongiorno. Quando la Madonna di marmo bianco, pesante 450 chili, toccherà il suolo le campane suoneranno a festa. Rulleranno i tamburi. Don Carmelo La Magra e Don Gioacchino La Rocca metteranno le due corone realizzate nel 1938 con l’oro raccolto dai Racalmutesi.
I fedeli potranno avvicinarsi, guardare da vicino il volto limpido di una statua che ci è cara. Gli occhi dei nostri antenati hanno puntato il suo sguardo in silenzio e perciò la Madonna del Monte, al di là se si è credenti o meno, è il punto che lega noi che siamo qui con le nostre radici.
E c’è da sottolineare un dato non indifferente: quella di questo 2025 è sicuramente la prima discesa della statua aperta a tutti. Una circostanza democratica. Chiunque potrà assistere al “fausto avvenimento”, come si diceva un tempo. Le porte della chiesa saranno aperte intorno alle 16:30. La cerimonia inizierà alle 19 con un canto iniziale.
E per chi non potrà partecipare e per i tanti che sono fuori Racalmuto, la Comunità ecclesiale e il comitato hanno previsto una diretta sui social che si potrà vedere dalla pagina Facebook “Santuario Maria Santissima del Monte – Racalmuto”. Naturalmente tutti potranno condividere, come farà Malgrado tutto web attraverso i propri canali social.
La statua della Madonna del Monte – “vivida di colori, soavissima”, scrisse Leonardo Sciascia – sarà portata in processione nei giorni della festa che si svolgerà l’11, il 12 e il 13 luglio e sarà per tutto questo tempo collocata all’ingresso del “Grande Santuario”, accanto all’altare dove ancora spiccano le mattonelle maiolicate del 1771 messe lì dal servo di Dio Padre Elia Lauricella nel secondo centenario della Vittoria di Lepanto. Ma questa è un’altra storia.