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Una ragazza prenderà il Cilio. La Festa del Monte è donna

La tradizione deve aggiornarsi: molte cose negli anni sono cambiate, per rendere sempre viva e attuale la festa. E’ il momento di aprire alle ragazze la contesa per la bandiera. Perché escluderle? Dov’è scritto? Chi lo stabilisce? Il passato sopravvive solo se punta al futuro

C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico. È un verso famoso del poeta Giovanni Pascoli e ci spiega che ogni giorno, ogni cosa che si ripete, come la tradizione, si rinnova costantemente. E le tradizioni – familiari, collettive, religiose – si mantengono vive perché sono capaci di cambiare, restando uguali.

Prendiamo la Festa della Madonna del Monte. Risale a più di mezzo millennio fa: la leggenda la fa risalire all’arrivo nel 1503 a Racalmuto di una statua ritrovata in nord Africa da Eugenio Gioeni, principe di Castronovo. Una statua che decise (miracolosamente? Per un complotto? Per uno scontro di potere?) di restare a Racalmuto. Quella leggenda – più o meno storicamente accertata – si festeggia ogni anno con cavalli, prummisioni, fuochi d’artificio, archi di luminarie, cubbaita e bande musicali.

Un’immagine della presa del Cilio

Ma la festa non è sicuramente uguale a cinquecento anni fa, nemmeno a cento anni fa e nemmeno a quaranta anni fa. Basta vedere le foto: quante cose sono cambiate. Le donne che la domenica mattina scioglievano il voto alla Madonna risalendo a piedi scalzi la scalinata per il santuario, con un sacco di frumento sulla testa, adesso non lo fanno più. Credo che ormai non ci sia più nessuna donna capace di portare in equilibrio sulla testa un sacco di frumento. Quella tradizione resta nelle foto di Giuseppe Leone, Ferdinando Scianna, Melo Minnella, Pietro Tulumello. Piuttosto, le ragazze adesso affrontano una sfida che un tempo era tipicamente maschile: a dorso di cavallo risalgono la scalinata, a volte abbracciate a un bambino, per rendere omaggio alla fede. La loro prova si è arricchita di emozioni e lacrime, di fede e di passione, con esiti commoventi per chi vi partecipa, anche come pubblico.

Donna a cavallo per la festa

Molte cose sono cambiate – dalla tecnologia al modo di vestire e di vivere la festa – quest’anno l’arciprete La Magra ha deciso perfino di far sfilare la statua originale, cosa che un tempo (anche per le difficoltà dell’impresa) capitava ogni cinquant’anni. Ma La Magra ha deciso che quella scadenza non è scolpita nella pietra e si possono stabilire scadenze e occasioni diverse, sempre per rendere viva la tradizione.

Eppure c’è qualcosa che non si vuole cambiare, e bisogna capire il perché. La tradizione del Cilio – che non ha mezzo millennio, ma risale all’Ottocento – continua ad essere una tradizione perpetuata per via maschile, con un certo sapore patriarcale che ormai è veramente fuori tempo. Un tempo erano solo i giovani borgesi scapoli (contadini proprietari di terra) che potevano contendersi la “zuffa” del sabato sera per la conquista della bandiera (bandiera ricamata da donne, intendiamoci). Adesso che non ci sono più borgesi, la contesa è aperta a figli e nipoti di borgesi che magari fanno altri mestieri. Ma il titolo può essere vantato solo dai figli maschi.

La conquista della bandiera

E le ragazze? Perché non possono rivendicare le loro origini, perché non possono far valere le loro radici? Fatto strano, proprio ora che è nato un Cilio degli emigrati che vuole riconnettere il legame tra chi vive a Racalmuto e chi è nato e cresciuto lontano, perché figlio di emigrati: il peso delle radici vale per gli emigrati, ma non vale per le donne.

Com’è possibile – e in nome di quale regolamento scolpito su quale pietra – che le ragazze non possano ancora oggi, nel 2025, partecipare alla festosa arrampicata sul Cilio per conquistare la bandiera? In una festa dedicata alla Madonna, quindi a una donna. Credo sia un paradosso. Le donne sono escluse dal Cilio, in un mondo dove la Gran Bretagna ha avuto regine celebri, l’Italia ha un presidente del Consiglio donna, l’Europa è guidata da una donna. Non è un fatto religioso, perché il Cilio appartiene alla sfera della tradizione. Ma chi regola e detta le leggi di queste tradizioni? E chi può aggiornarle per renderle sempre più vive e partecipate? Chi prende il Cilio, si dice che per una notte tocca il cielo con un dito. Perché l’altra metà del cielo non può toccare il cielo?

 

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