Il libro di Concetto Prestifilippo dedicato al grande fotografo. Il volume ospita sessanta foto di Leone ed è impreziosito da un’intervista a Ferdinando Scianna. La recensione di Giancarlo Macaluso

È morto con la Sicilia negli occhi. La sua grande passione. Giuseppe Leone, uno degli ultimi grandi fotografi della vecchia scuola siciliana, se n’è andato poco più di un anno fa, aveva 88 anni, dopo avere per una vita trafficato con inquadrature, luci, ombre e attimi fuggenti.
Uno dei suoi amici che più gli sono stati vicini, Concetto Prestifilippo, intellettuale della provincia ennese (per nulla provinciale) che ha a lungo collaborato col vulcanico e inesausto artista ragusano, ha voluto dedicare un tributo al suo amico e maestro. E con Mimesis ha pubblicato «Giuseppe Leone. Ovvero un sogno fatto in Sicilia» (pp.180, 22 euro), il racconto di una esperienza umana e professionale che ha incrociato storie e vicende dell’Isola. Ma soprattutto i grandi scrittori del secondo Novecento come Sciascia, Consolo e Bufalino (sua la celebre foto dei tre sorridenti in contrada Noce, a Racalmuto, nella casa di campagna dell’autore de Il giorno della civetta).
ll volume, molto ben curato, ospita sessanta foto di Leone. Il tutto impreziosita da un’intervista a Ferdinando Scianna.
«Nessun altro fotografo è riuscito a restituire una visione così ampia della Sicilia – spiega Prestifilippo -. Venivano a intervistarlo per rintracciare una Sicilia che ormai albergava solo nei suoi fotogrammi». Una terra che nei suoi scatti diventava bella, antica, lontana. Forse consolante.
«Leone – racconta Scianna nell’intervista che apre il libro – ha avuto con la Sicilia una relazione quasi carnale, sanguigna, passionale. Peppino per tutta la vita ha avuto due grandi passioni: la Sicilia e le donne. Ma ha sempre scelto la fotografia come unico amore».
Cominciò che era ancora un bambino, costretto ad aiutare la famiglia dopo che il padre emigrò in Australia. La sua fortuna è che sulla sua strada invece di trovare un mastro muratore incontrò un laboratorio di fotografia. E fu, per dirla con Prestifilippo, la sua epifania, la sua rivelazione. Con questo libro si lancia anche un tema importante e delicato: la collocazione dell’immenso archivio di Leone. «Fu uno dei suoi grandi crucci», spiega Prestifilippo. Dovrebbe essere uno dei crucci di chi gestisce la cultura in Sicilia.
dal “Giornale di Sicilia” del 7 giugno 2025