Le considerazioni di Salvatore Filippo Vitello su un tema molto attuale. La proposta: “Fondazione Sciascia e Malgradotutto organizzino un bel convegno su questo tema”.

Nell’interessante editoriale di Angelo Panebianco di oggi, 8 giugno, del Corriere della sera, dal titolo L’abbaglio generale su Donald, il Professore spiega l’ascesa del duo Trump-Musk (ora traumaticamente interrotto) con un’analisi marxista dei rapporti economico-sociali.
Panebianco spiega come sia in atto una sottovalutazione della base elettorale (la struttura) a vantaggio di chi conquista la legittimazione elettorale (sovrastruttura). Egli riprende il concetto di democrazia formale dietro il quale si agitano potenti interessi economici.
Niente di nuovo sotto il sole. La conclusione dell’analisi di Panebianco è comunque fortemente incoraggiante perché spiega che comunque i concetti marxisti di “struttura” e “sovrastruttura” possono essere utili per analizzare l’ascesa dei movimenti sovranisti nel mondo occidentale, soprattutto se consideriamo la loro interazione dialettica e il ruolo dell’ideologia nel consolidamento del potere, ma non potranno mai eludere lo spirito democratico sottostante, che è sempre detenuto dai cittadini.
Per approfondire questi argomenti mi pare preliminare chiarire alcuni concetti come Struttura e Sovrastruttura, quali elementi della panoramica marxista. Nel pensiero di Karl Marx, la struttura rappresenta la base economica della società, costituita dai rapporti di produzione e dalle forze produttive (forza-lavoro, mezzi di produzione, conoscenze tecniche). La sovrastruttura comprende le istituzioni politiche, giuridiche, culturali e ideologiche che si sviluppano sulla base economica e che, secondo Marx, riflettono e giustificano i rapporti di potere esistenti. Tuttavia, Engels sottolinea che la relazione tra struttura e sovrastruttura è dialettica: la sovrastruttura non è solo un riflesso passivo della base economica, ma può influenzare e modificare la struttura stessa.
ll pensiero sovranista, quale quello che sorregge la cultura di Trump (si veda la sua battaglia contro i giudici che lo contraddicono), pone l’accento sulla sovranità nazionale, sull’identità culturale e sulla difesa dei confini, può essere visto come espressioni di una nuova sovrastruttura che risponde ai cambiamenti nella struttura economica e sociale. Questi movimenti spesso emergono in contesti di crisi economica, disuguaglianza crescente e percezione di minacce esterne o interne, come l’immigrazione.
Proseguendo l’analisi marxista dell’ascesa del sovranismo nel mondo occidentale, possiamo approfondire tre ulteriori livelli: le trasformazioni della struttura economica, la crisi della rappresentanza politica nella sovrastruttura, e il ruolo dei media e della cultura nella costruzione del consenso sovranista.
Trasformazioni della struttura economica
Negli ultimi decenni, la struttura economica dei paesi occidentali è stata segnata da: Deindustrializzazione e delocalizzazione: la perdita di posti di lavoro nel settore manifatturiero ha colpito duramente la piccola e media borghesia (sono situazioni che Trump pone alla base della politica dei dazi, rivelatasi comunque strategicamente sbagluata), Precarizzazione del lavoro: la flessibilizzazione del mercato del lavoro ha creato insicurezza e frammentazione tra i lavoratori. Finanziarizzazione dell’economia: il dominio del capitale finanziario ha aumentato la distanza tra capitale e lavoro. Globalizzazione: l’apertura dei mercati ha esposto le economie locali alla concorrenza internazionale, alimentando una percezione di “sovranità perduta”.
Questi fenomeni indicano una ristrutturazione profonda della “base” (struttura), che ha disgregato il blocco sociale tradizionale e ha aperto uno spazio politico per nuove ideologie che parlano di “nazione”, “popolo”, “confini”, anziché di “classe”.
In America l’ascesa di Trump è dipesa anche o soprattutto dai consensi delle classi sociali più basse della società americana, tradizionalmente vicine ai democratici.
Crisi della rappresentanza politica e delle sovrastrutture istituzionali
Le istituzioni politiche – parte della sovrastruttura – sono percepite da molti come: Elitarie e distaccate dai bisogni popolari. Vincolate a regole sovranazionali (UE, FMI) che limitano la sovranità democratica. Incapaci di ridistribuire le risorse o rispondere alla crisi sociale. La proposta di restaurare una sovranità “popolare” si presenta come alternativa a un ordine istituzionale neoliberale.
In chiave gramsciana, si potrebbe dire che i sovranisti cercano di creare un nuovo “blocco storico”, mettendo insieme componenti sociali diverse (imprenditori, lavoratori marginalizzati, ceti medi impoveriti) sotto una narrativa identitaria e nazionalista.
Media, cultura e consenso: la sovrastruttura come campo di battaglia
Il ruolo dei media, dei social network e della produzione culturale (anche popolare) è cruciale per l’ascesa dei sovranismi: Le piattaforme digitali facilitano la diffusione di narrazioni semplificate e polarizzanti (es. “noi contro loro”). Si veda ciò che è successo sui social nel periodo Covid. Il linguaggio sovranista si appropria di concetti di “libertà”, “difesa dei diritti” e “democrazia” per attaccare i gruppi sociali intermedi (che hanno da sempre costituito il tessuto connettivo delle nostre democrazie) i migranti o le istituzioni sovranazionali.
Nella conclusione, riprendendo il ragionamento di Panebianco, siamo di fronte a una guerra di posizione culturale, dove il sovranismo cerca di imporsi come nuova forma egemonica, non solo nelle urne ma nel senso comune quotidiano. In questo senso, pare di capire, l’ascesa del sovranismo può dunque essere letta come una ristrutturazione della sovrastruttura ideologica e politica in risposta a crisi della struttura economico-sociale. Da una prospettiva marxista, il sovranismo non è semplicemente una “deviazione” populista o un ritorno al passato, ma un tentativo di ricostruire un nuovo ordine egemonico in un’epoca di crisi del capitalismo globale.
La nota conclusiva è che la struttura politica e sociale occidentale, a differenza dei movimenti marxisti, è ancora in grado di garantire un valore sostanziale al potere reale dei cittadini.
Su questi concetti mi piacerebbe che si aprisse uno spazio di confronto sul nostro giornale, che vede tra i collaboratori giornalisti e persone che hanno ricoperto incarichi di responsabilità nella classe politica del nostro paese. Sarebbe ancora più interessante vedere la Fondazione Sciascia e Malgradotutto organizzare un bel convegno su questi temi, coinvolgendo certo il prof. Panebianco ma anche intellettuali delle diverse aree che animano il dibattito culturale nel nostro paese. Aggiungerei tra gli organi da coinvolgere la direzione del premio Racalmare e Grotte info quale segno di avvicinamento delle due comunità, in occasione di Agrigento capitale della cultura, e di riconoscimento della loro opera di diffusione culturale del pensiero di Sciascia.
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Salvatore Filippo Vitello
Procuratore generale presso la Corte d’Appello di Roma