La scuola e l’università sembrano voler educare oggi a “essere imprenditori di se stessi”

La scuola e l’università (che con il sistema di crediti ha introdotto una visione finanziaria, contabile e bancaria nel tempo di studio e di vita degli studenti) sembrano voler educare oggi a “essere imprenditori di se stessi”, caricatura individualistica e solipsistica dell’autonomia individuale. Spero mi sia perdonata una lunga citazione che farò in contrasto, tratta da Hegel, il quale, nel suo periodo giovanile, aveva sottolineato la differenza tra Gesù e Socrate sul piano educativo e sul rapporto con i loro rispettivi discepoli o allievi. Anche se Gesù e i suoi discepoli, Socrate e i suoi allievi erano tutti maschi, il testo resta importante non tanto per la contrapposizione tra Gesù e Socrate, che potrebbe offrirsi a varie obiezioni, quanto per ciò che dice a proposito di Socrate e del rapporto tra il maestro e gli allievi.
Troviamo infatti qui l’idea secondo cui l’insegnamento ha senso solo se suppone e, nello stesso tempo, aiuta a raggiungere l’autonomia di chi apprende: “I discepoli di Gesù avevano rinunciato a tutti i loro interessi, che di certo non erano molto vasti né li toccavano profondamente, avevano tutto abbandonato per seguire Gesù; essi non avevano alcun interesse di carattere politico, quali il cittadino di una repubblica ha per la propria patria; ogni loro interesse era circoscritto alla persona di Gesù. Gli amici di Socrate invece avevano sviluppato fin dalla gioventù le loro facoltà in molteplici direzioni, avevano assorbito quello spirito repubblicano che dà ad ogni individuo maggiore autonomia e rende possibile per ogni uomo di media levatura dipendere interamente da una persona. Nel loro stato l’avere interessi politici, e a simili interessi non si può mai fare rinuncia, costituiva un pregio. Del resto, la maggior parte di essi erano già stati seguaci di altri filosofi e di altri maestri. Amavano Socrate per la sua virtù e la sua filosofia e non la virtù e la sua filosofia per amor suo. Socrate stesso aveva combattuto per la patria, aveva adempiuto ad ogni dovere di libero cittadino, in guerra da valoroso soldato, in pace da giusto giudice; così anche tutti i suoi amici erano qualche cosa di più che solo inoperosi filosofi, qualche cosa di più che semplici scolari di Socrate. Essi erano infatti in grado di rielaborare nella propria testa quel che imparavano, di imprimervi lo stampo della propria originalità; molti fondarono proprie scuole e furono nella loro autonomia grandi quanto Socrate”[1].
In queste considerazioni troviamo non solo la relazione[2] tra apprendimento e autonomia, ma anche il fatto che una tale relazione è essenziale per la democrazia. Immaginiamo che Gesù e Socrate siano qui due figure che esprimono simbolicamente due modi di insegnare e interpretiamole attraverso la distinzione foucaultiana tra relazioni di potere e stati di dominio. Le relazioni di potere implicano una diseguaglianza tra insegnanti e allievi, tra terapista e pazienti, tra genitori e figli che deve essere superata, pur mantenendo la diversità, dall’insegnamento-apprendimento. Gli stati di dominio invece sono la cristallizzazione delle relazioni di potere ed esprimono il mantenimento della diseguaglianza e dunque una condizione di signoria e servitù.
Nel modo che Hegel attribuisce a Gesù, la relazione tra maestro e allievo è fondamentalmente basata sulla forza carismatica e sull’autorità di chi insegna. Gli allievi restano allievi, sono discepoli, seguaci di un verbo. Nel modo di Socrate invece la relazione è basata sull’appropriatezza dei contenuti e sulla capacità degli allievi di sapere acquisire quei contenuti in modo originale. Come dice Hegel, questi allievi, gli allievi di Socrate, apprendevano a “rielaborare con la propria testa quel che imparavano”. E’ questa l’essenza di una relazione tra apprendimento e autonomia. Tuttavia, la differenza tra Gesù e Socrate è più complessa e sfumata di quanto la faccia apparire Hegel.
Gesù non è una figura autoritaria. Come Socrate, paga con la vita la sua posizione antiautoritaria. In Hegel Gesù e Socrate valgono come espressioni simboliche di due maniere di concepire il rapporto insegnamento-apprendimento. Nella relazione maestro-allievo e nei processi di apprendimento non è possibile pensare a una separazione tra modo di insegnare, messa in gioco del corpo (dei corpi), contenuto dell’insegnamento.
L’autorevolezza dell’insegnante è altra cosa dall’autorità e, inoltre, la trasmissione del sapere non è mai astratta né tantomeno neutrale; comporta sempre una relazione di potere che si distingue dallo stato di dominio proprio perché la prima è dinamica, implica cambiamento, produce trasformazione della diseguaglianza in un’eguaglianza basata sulla diversità. Apprendimento nell’autonomia dunque: come dice Hegel, ciascuno rielabora nella propria testa quel che apprende. La scuola dovrebbe mirare a questo.
Da
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[1] G.W.F. Hegel, Scritti teologici giovanili, Napoli, Guida, 1977, pp. 246-247.
[2] Sull’idea di relazione cf. ora V. Gallese e U. Morelli, Cosa significa essere umani. Corpo, cervello, relazione per vivere nel presente, Cortina, Milano 2024.
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Prof. Alfonso Maurizio Iacono
Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere
Università di Pisa