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La donna e la violenza verbale nei proverbi

I detti che hanno per soggetto la figura femminile

Ester Rizzo

La definizione ufficiale di proverbio così cita: “detto popolare che condensa un insegnamento tratto dall’esperienza”. Deriva dal latino proverbium e contiene sinteticamente giudizi, norme comportamentali e consigli. I proverbi sono spesso ritenuti fonti di saggezza popolare e capita, a volte, di utilizzarli nei nostri discorsi su argomenti di svariata natura. Alcuni sono tipici di alcune regioni d’Italia, altri invece vengono utilizzati indifferentemente da Nord a Sud, come ad esempio “Le bugie hanno le gambe corte” o “Non è tutto oro quel che luccica” o ancora “Ne uccide più la lingua che la spada”. Proprio quest’ultimo proverbio che avverte come le parole possono veramente ferire, è servito da spunto per analizzare i detti che hanno per soggetto la figura femminile.

Molti di essi sono stati “coniati” quando il posto della donna in società era quello confinato tra le pareti domestiche e la sua funziona prioritaria quella di procreare e di mettere al mondo una bella quantità di figli possibilmente maschi, tant’è che ancora oggi si dice “Auguri e figli maschi” e tristissimo è il vecchio detto “Nottata persa e figlia femmina”. Ne abbiamo ricercato alcuni che evidenziano inequivocabilmente una visione misogina della società, frutto di una “cultura patriarcale” ancora oggi predominante. Molti di questi proverbi vengono utilizzati magari accompagnati da una risatina ironica. Li abbiamo raggruppati per tipologia e ovviamente non abbiamo la pretesa che l’elenco sia esaustivo.

I primi proverbi esaminati accostano sempre alla parola donna una negatività: “Chi dice donna dice danno”

“Se la donna fosse cosa buona, Dio ne avrebbe una”

“Donne e motori gioie e dolori”

“Le donne hanno lunghi i capelli e corti i cervelli”

“Le parole sono femmine e i fatti maschi”

“Donna al volante pericolo costante”

“Donna, padella e lume sono un gran consumo”

“La donna è come l’onda o ti sostiene o ti affonda”.

Altri proverbi dispensano “saggi consigli”:

“Chi donna pratica, giudizio perde”

“Abbi donna di te minore se vuoi essere signore”

“Chi governa col consiglio di donna non può durare”

“Chi vuol vivere e star sano dalle donne stia lontano”

“Dove la donna domina e governa, ivi sovente la pace non sverna”

“La bontà di una donna, il vento e la buona sorte durano poco”

“Donna e fuoco, toccali poco”

“Le buone donne non hanno occhi né orecchi”

“Donna che sa il latino è cosa rara ma guardati dal prenderla in sposa”

“Alle donne che non fanno figli non ci andar né per piacere né per consigli”

“Il silenzio è il miglior ornamento delle donne”

“Donna linda e pettinata, presto, presto è sposata”

“Alla parola data da una donna non c’è da crederci”

“La donna e l’orto vogliono un sol padrone”.

E per restare in tema “agreste”:

“La donna è come il melone, in mezzo a cento ne esce buona una sola”

“La donna è come la castagna: bella di fuori e dentro è la magagna”

In altri proverbi invece la parola donna viene accoppiata ad animali:

“Donne e buoi dei paesi tuoi”

“Due donne e un’oca fanno un mercato”

“Una rondine non fa primavera ma tre donne fanno una fiera”

“Pecore e donne, a casa a buon’ora”

“Gatto e donna in casa, cane e uomo fuori”

Ovviamente in queste perle di saggezza popolare, non potevano mancare i proverbi che consigliano proprio di esercitare violenza fisica sulle donne:

“Donne, asini e noci vogliono mani atroci”

“Donne cani e baccalà, più li picchi più diventan buoni”

“Pane e botte fan la moglie e i figli belli”

Altri invece “autorizzano” alle molestie:

“Donna che mena l’anca se non è puttana poco ci manca”

“Donna ridarella o santa o puttanella”

“Donna baciata mezza guadagnata”

“Donna che ride ti ha detto sì”

“La donna troppo in vista è di facile conquista”

“La donna bugiarda se non è puttana poco ci manca”.

Che ci piaccia o no, questi proverbi hanno costruito una visione della società in cui le donne restano ingabbiate dal senso di possesso, di superiorità e di dominio del maschio.

Ancora oggi per offendere una donna, nel linguaggio dei social (e non solo) spesso si ricorre alle immagini degli animali: una donna è una troia, una balena, una scrofa, una cagna, una cavalla.

Lasciamo alle e agli esperti del linguaggio e della sociologia l’analisi delle conseguenze dell’uso di questi proverbi.

Noi ci siamo limitati ad elencarli e auspichiamo di non sentirli più o di modificarli.

Ad esempio “Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna” può tranquillamente diventare “Accanto ad un grande uomo c’è una grande donna”. O viceversa.

Esternare il proprio fastidio nell’udire alcune frasi non solo è opportuno ma diventa necessario.

“A buon intenditor o a buona intenditrice poche parole” e soprattutto in questi casi il silenzio non è d’oro ma complice nel tramandare pericolosi stereotipi sessisti.

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Ester Rizzo

Docente al CUSCA (Centro Universitario Socio Culturale Adulti) nel corso di Letteratura al femminile.

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