Fondato a Racalmuto nel 1980

Il ragno violino deve farci davvero paura?

Sicuramente è un ragno velenoso. Quel che va sempre evitato quando un ragno ci assale è la diffusione dell’infezione

Simona Carisi

Il ragno violino deve farci davvero paura? Ovviamente no, se è vero che conviviamo da sempre con questo animaletto presente nei nostri giardini e, alle volte, in alcuni punti della nostra casa, soprattutto in prossimità di finestre poco utilizzate.

Di recente, le notizie della morte di due uomini, collegate al morso del ragno violino, hanno preoccupato significativamente la nostra popolazione. Non possiamo escludere che tanta sfortuna per i due individui deceduti non sia  altrettanto collegata a patologie o condizioni morbose preesistenti al morso. Sicuramente, non basta il piccolo attacco del ragno sul nostro corpo, per scatenare una serie di eventi clinici così importanti e determinanti, anche se in questi mesi l’informazione attraverso i mezzi di stampa si è concentrata sul “morso fatale “da parte del piccolo insetto appartenente alla famiglia dei “sicarid” come probabile unico evento scatenante la morte di chi ne abbia avuto contatto.

Il ragno violino, se teme d’essere attaccato da altri esseri viventi, salta sulla nostra cute e si difende inoculando il veleno, ma è una così piccola quantità da non destare alcuna reazione clinica importante da parte degli individui colpiti. A meno che la ferita non si infetti e segua un percorso differente, il ragno violino nella maggior parte dei casi si può considerare davvero innocuo.

Sicuramente è un ragno velenoso, ma quanti di noi non lo hanno trovato dietro i mobili, in prossimità delle finestre o delle  persiane? Il veleno del ragno violino ha azione neurotossica con coinvolgimento del sistema nervoso centrale, respiratorio e dell’apparato digerente, ma arrivare alla compromissione della propria vita dopo un attacco è veramente cosa rara.

Dobbiamo preoccuparci, invece, se trattiamo con superficialità una ferita che insieme al morso del ragno può complicarsi con diffusione dell’infezione in tutto il corpo. il punto di inoculo, dopo 24/48 ore, diviene rosso, caldo e dolente e si assiste alla formazione di una vescicola che può andare incontro a necrosi per poi esitare in una cicatrice. Se non si provvede alla corretta disinfezione il punto necrotico può essere un sito di entrata per i batteri, soprattutto se la necrosi si forma in prossimità di una ferita presente sulla cute o viceversa, nel caso ci ferissimo nello stesso punto, dopo l’inoculo del veleno. In questo caso, c’ è il rischio che l’infezione si propaghi all’interno del corpo proprio perché, insieme alla sostanza velenosa, possono penetrare i batteri, veri responsabili delle complicanze.

Dunque, quel che va sempre evitato quando un ragno ci assale è la  diffusione dell’infezione, pericolosissima per la salute del soggetto colpito se vi sono condizioni di rischio legate a  malattie preesistenti. Ma considerato che il punto di inoculo del veleno, solitamente è una piccola zona sulla cute, con antibiotico-terapia locale potremmo facilmente, e più o meno velocemente, scongiurare l’infezione. Se la zona interessata è più estesa del dovuto sarà un chirurgo a provvedere all’asportazione del tessuto necrotico.

Quindi, se vedete un ragno che vi osserva con i suoi 6 occhi (gli altri ragni ne hanno 8) fate in modo che scappi senza timore d’essere attaccato. Chi ne pagherà le conseguenze sarà una povera ragnatela, spesso creata con molto sacrificio e dedizione, che noi provvederemo a rimuovere.

___________________

Simona Carisi, medico patologo clinico Asp Agrigento

 

Condividi articolo:

spot_img

Block title

Il “guardiano” della Madonna del Monte

Quando Michele Agrò parlava di Racalmuto la sua espressività era coinvolgente. Manteneva viva ad Hamilton la tradizione della festa della Madonna 

La “campana della vittoria”, un simbolo di speranza per un futuro senza sofferenza

Se ne parla nello Speciale Medicina di Simona Carisi in onda su Teleacras

“Qualsiasi cosa accada, tu scrivi”

A Racalmuto la presentazione del libro di Federica Falzone 

Storie di dei e tiranni

Parco Valle dei Templi, alla scoperta dell'area archeologica della Rupe Atenea