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“Donna chiama Libertà”

Una denuncia forte, un invito a non chiudere gli occhi e ad informarsi.

Bruna Perraro al flauto e Giana Guaiana alla chitarra (Foto di Accursio Soldano)

“Donna chiama Libertà” è una canzone, uno spettacolo, un reading, una denuncia forte, un invito a non chiudere gli occhi e ad informarsi. Sono parole, lettere, musica, recitazione che vedono sul palco due musiciste: Bruna Perraro e Giana Guaiana.

Tutto è iniziato nel 2020, quando la musicista e insegnante Bruna Perraro, friulana trapiantata a Palermo dove è titolare della cattedra di flauto presso la SMIM De Amicis-Da Vinci scopre il “caso” della giovane curda Nûdem Durak, incarcerata in Turchia per avere cantato nella propria lingua.

Mi ha subito colpito la sua storia perché è una musicista come me – ci dice Bruna Perraro- io posso cantare nella lingua che voglio, le canzoni che preferisco, senza limitazioni mentre a lei è proibito usare la sua lingua e cantare le storie della sua gente, che spesso parlano di bellezza e armonia. Conoscevo la storia di altri musicisti come Victor Jara, ma questa sta accadendo ora, ogni minuto e io non voglio essere complice con la passività  e l’inerzia ma voglio  fare qualcosa”.

E allora decide di partecipare alla campagna internazionale per la sua scarcerazione, scrive la canzone “Donna chiama libertà” e trova una buona sponda di ascolto a Udine, in particolare fra gli organizzatori del Festival Vicino/Lontano dedicato a Tiziano Terzani.

Il “caso” Nûdem sbarca così al Festival non soltanto con una canzone, ma con uno spettacolo, un concerto-reading che ha ricevuto il patrocinio di Amnesty International Italia dedicato a otto donne mediorientali, tutte (tranne la poetessa Nazik al- Mala’ika), in carcere per reati di opinione.

Ad affiancarla in questa iniziativa, la cantautrice siciliana Giana Guaiana con la quale già nel 2006 aveva formato il duo “Todo Cambia” che proponeva un repertorio di canti regionali italiani, canti latinoamericani e composizioni originali in lingua italiana e, a volte, Charlotte Dupuis al violino.

Per tre anni di seguito Perraro e Guaiana portano al festival la storia di Nûdem mantenendo allo stesso tempo con la giovane musicista curda uno scambio epistolare. Ed è Nûdem che rispondendo ad una loro lettera scrive: “Che bella sensazione! Che bella delicatezza! È una grande delicatezza offrirmi l’opera artistica che avete creato nell’oceano delle vostre coscienze e dei vostri cuori. È quello dei vostri generosi cuori amichevoli. È un gesto che prende forma con la forza attrattiva dell’arte, l’intelligenza creativa delle donne e la bellezza estetica. Vi ringrazio molto”.

Ma non solo Udine, lo spettacolo gira per l’Italia e viene presentato a Palermo, a Velletri e ovunque ci sia bisogno di far conoscere le storie di donne artiste, giornaliste, intellettuali, fotografe, rinchiuse e imprigionate nelle carceri di tutto il mondo per aver osato esprimere opinioni e pensieri propri. E durante i concerti vengono distribuite delle cartoline con l’indirizzo di Nudem, alla quale possono scrivere tutti per dimostrare il proprio sostegno: Nudem Durak, M Tipi Kapali Kadin Cezaevi, Bayburt, Turquie.

Ma non è solo il dramma di Nûdem Durak ad attirare l’attenzione. Emblematico il caso della giovane Sepideh Gholian, una giornalista che ha dato voce a importanti lotte sindacali nel Khuzistan, la regione del sudovest dell’Iran abitata dagli arabi sunniti e incarcerata per avere documentato uno sciopero in una fabbrica di zucchero. Dopo circa circa 4 anni e sette mesi di detenzione, la ragazza è stata scarcerata, ma l’indomani è stata di nuovo arrestata perché, sorridente e senza velo, urlava slogan contro la Guida Suprema Ali Khamenei.

Gholian, anche dall’interno del carcere ha denunciato gli abusi subiti, le condizioni con cui vengono trattati i prigionieri politici e, in particolare, il trattamento riservato alle donne. Sepideh ha scritto il libro “Diari dal carcere”, tradotto in italiano e pubblicato nel 2021 da Gaspari editore per iniziativa dell’associazione “Librerie in comune “di Udine.

A Sepideh Gholian, la città di Torino ha conferito la cittadinanza onoraria e il progetto “Donna Chiama Libertà” è sbarcato al Salone Internazionale del Libro con un piccolo video all’interno della presentazione del libro “Diari dal carcere”.

A Sepideh Gholian e alle sue compagne di prigionia, Bruna Perraro ha dedicato la canzone “Una punta di rosso” e Giana Guaiana la canzone “Saluterò di nuovo il sole”. Insieme stanno preparando un nuovo lavoro discografico.

 

 

 

 

 

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