Fondato a Racalmuto nel 1980

“Dobbiamo essere germoglio di speranza”

Il neo presidente dell’Azione Cattolica della Diocesi di Agrigento Giovanni Gueli, cresciuto nella Comunità ecclesiale di Racalmuto, traccia le linee guida del mandato affidatogli dall’arcivescovo Alessandro Damiano: “Dobbiamo sostenere la vita delle persone, delle famiglie, delle comunità dentro cui siamo radicati, per essere germoglio di speranza”. 

Giovanni Gueli

Accolgo la nomina alla Presidenza Diocesana dell’Azione Cattolica di Agrigento esprimendo innanzitutto la mia commossa gratitudine verso il Consiglio Diocesano, il nostro Arcivescovo Alessandro che mi ha chiamato ad una responsabilità, tanto bella quanto impegnativa, affidandomi il compito di rappresentare, coordinare e promuovere l’Associazione in questo tempo.

Sin da subito voglio confermare al nostro Arcivescovo Alessandro, che l’Azione Cattolica continuerà ad essere al suo fianco e a servizio della Chiesa Agrigentina con impegno, generosità e stile laicale.
Dentro l’Azione Cattolica ho trascorso parte della mia vita, in essa sono cresciuto divenendo l’uomo che sono. L’AC mi ha portato tanti doni e consapevole dei miei limiti, sento forte il desiderio di poter donare il mio contributo a questa Associazione, nella quale ho svolto diversi ruoli e che adesso servirò nel ruolo di Presidente diocesano.

Sento forte la responsabilità, ma ho la piena certezza di non essere solo in questo cammino e di essere in comunione fraterna con chi mi ha preceduto e con chi il Signore mi ha posto accanto.

Un grazie va a Salvatore Scibetta a nome di tutti, per aver guidato l’AC in questi anni con impegno e generosa disponibilità. Un pensiero grato all’assistente Don Carmelo La Magra per lo sguardo profetico che ha verso l’associazione e per la sua personale amicizia.

Nell’anno che l’AC dedica, in particolare, all’attenzione verso il prendersi cura delle persone e del territorio, conto proprio sulla bellezza di un cammino condiviso e sinodale da fare insieme al Consiglio Diocesano e alle presidenze parrocchiali per servire nel miglior modo possibile la nostra associazione.

Di fronte alle trasformazioni e alle emergenze del nostro tempo, all’AC è chiesto di rimettersi in gioco, di interrogarsi su come affiancare e sostenere la vita delle persone, delle famiglie, delle comunità dentro cui siamo radicati, per essere germoglio di speranza, esperienza di fraternità, spazi di progettazione e costruzione condivisa del futuro comune.

Occorre pensare insieme l’AC del futuro, partendo dalla cura delle persone e delle relazioni. È lo stile che vedo in tante persone incontrate in questi anni: formate, sorridenti, critici al punto giusto e capaci di mettersi in gioco. Se il percorso realizzato è stato notevole, il cammino da compiere è ancora lungo. Non c’è dubbio sul fatto che l’esperienza associativa, in tutte le sue componenti, educativa, dell’esercizio della corresponsabilità e dell’appartenenza fedele alla comunità ecclesiale, si nutre e si deve nutrire di legami buoni e familiari.

Le nostre associazioni parrocchiali sono e devono essere, esperienze di fraternità, di cura reciproca, di comunione nella gratuità. È da questo, ci dice il Vangelo, che ci riconosceranno. La bellezza di appartenere all’Azione Cattolica è proprio questa: essere cristiani nella fede, laici nel mondo che hanno una particolare attenzione al bene comune, al creato, per essere Cristiani adulti e cittadini responsabili.

L’esperienza associativa, infatti, non si riduce a puro fatto organizzativo, ma, nella carica umana e spirituale che sostanzia l’incontro tra le persone, diventa, come si afferma nel Progetto formativo dell’AC, “familiarità che tende alla comunione” e “coinvolgimento che tende alla corresponsabilità”.

Siamo chiamati ad una vocazione. Ciascuno di noi è chiamato da Dio, perché Egli desidera la pienezza e la gioia per ogni uomo e donna. A noi il compito di rispondere a questa chiamata con gioia ed entusiasmo e nella specificità di ogni singola vocazione, è bello e di valore dire questo “Sì” alla nostra chiamata, alla nostra vita, all’AC.

Il nostro essere laici di AC è essere cristiani che seguono Cristo. La prima tappa significativa che vivremo insieme come Associazione è il 25 aprile in piazza San Pietro a Roma “A braccia aperte”.

L’incontro con Papa Francesco sarà davvero un momento di festa per tutti; vogliamo esserci per ringraziare tutta l’associazione e far sentire la nostra vicinanza a Papa Francesco. Alla Vergine Santissima affidiamo la nostra associazione. Ella ci indichi la strada da percorrere e ci guidi nel nostro cammino.
A tutti un abbraccio fraterno.

Cristo Regni!

Giovanni Gueli

Presidente diocesano Azione Cattolica

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