Fondato a Racalmuto nel 1980

Quando la prima moto era come il primo amore

Ricordi Correvano gli anni Ottanta, e anche a Racalmuto erano “anni ruggenti”

Giovanni Salvo. Correvano gli anni Ottanta

Tecnicamente gli anni 80 sono stati uno stile di vita, il decennio della tecnologia, dell’esteriorità, dello svago, e anche di un certo narcisismo.

In provincia di Agrigento, ricordo, a Canicattì, la piccola Milano, dove i vigneti dell’uva i Italia avevano dato un grande impulso all’economia, l’egocentrismo dei giovani si toccava con mano. Erano gli anni dei primi atelier, la moda diveniva sempre più eclettica. Vedevi i ragazzotti, “figli della racina”, sempre ben vestiti, in groppa ad auto di lusso e moto di grossa cilindrata, parecchio costose. Anche a Racalmuto erano “anni ruggenti”, nascevano da noi le prime boutique dove potevi trovare i jeans che modellavano il corpo.

Iniziavano le dilazioni, sparivano talvolta le vecchie cambiali, e così anche il motorino lo pagavi in comode rate. Per strada vi erano sciami di scouter della Piaggio. Sono stati anni belli, in cui vi era un certo interesse al rialzo, non solo in economia.

Ricordo fra noi ragazzi, l’euforia era simboleggiata da una popolare usanza, quello di praticare il monoruota. La famosa e pericolosa impennata, simbolo della spavalderia dei  giovani centauri anni Ottanta. Si era soliti  arretrarsi sul sellino, spesso anche in due, acceleratore aperto e frizione chiusa, in attesa del momento giusto per dare il colpo finale con la schiena. Le forcelle schioccavano e la ruota si alzava, anche per un solo secondo. Certo non tutte le impennate erano imperiose, e noi eravamo ugualmente contenti. Così la prima moto era come il primo amore, che non si scorda mai.

In quel periodo, in politica, il debito pubblico della Nazione aveva anche subito una sua impennata, tanto che ancora oggi se ne paga un certo scotto. Si trattò di un massimo storico, una cosa mai registrata prima nella vita economica del paese.

Noi intanto ci sentivamo degli equilibristi invincibili, e il problema dei debiti dello Stato italiano non sembrava affatto sfiorarci. La nostra ruota era alzata verso il cielo. Eravamo spensierati, orgogliosi del nostro abile equilibrio. Ci immaginavamo immortali, sognavamo di volare, incuranti di qualsiasi pericolo; felici nel breve tempo di una acrobatica penna.

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