Fondato a Racalmuto nel 1980

A Racalmuto, nella Casa di Leonardo Sciascia

Il filosofo Alfonso Maurizio Iacono racconta la sua visita nella casa dello scrittore, che grazie a Pippo Di Falco è stata aperta al pubblico e richiama visitatori da ogni parte d’Italia 

Alfonso Maurizio Iacono a Casa Sciascia con Pippo Di Falco

Racalmuto è come la statua del suo più illustre cittadino, Leonardo Sciascia, messa lì sul marciapiede, e sembra passeggiare come uno dei suoi abitanti, lentamente, pronto a scambiare due chiacchiere o fare conversazione andandosi a sedere in un bar della via che porta verso la cattedrale oppure in qualche traversa adiacente e a prendere una granita. E’ lenta nei movimenti, come ogni piccolo borgo dell’entroterra siciliano, e questa lentezza è rassicurante. Non ha molto a che vedere con il disordine di Canicattì o di Agrigento. La campagna che ondeggia in un ambiente fatto di colline così diverse da quelle toscane, dove vivo;  aspre, meno verdi e più gialle e marrone, con pochi alberi e una luce che rende la terra estesa fin quasi ad apparire sterminata e dove non sospetti che a pochi kilometri vi è il mare africano. Eppure quella luce dovrebbe fartelo sospettare, ma non accade, perché qui la terra basta a se stessa, non ha bisogno d’altro che di sé e tutto il resto appare lontano, secondario, inessenziale.

Racalmuto, Casa Sciascia

Quest’estate sono tornato a Racalmuto ospite del mio vecchio compagno di liceo e grande amico Totò Lauricella e della sua famiglia, e ho cercato, come sempre, Egidio Terrana, il mio carissimo direttore di ‘Malgradotutto’, il quale mi propose di andare a vedere la casa di Leonardo Sciascia e di incontrare Pippo Di Falco, che conoscevo già. Pippo è colui che, con una generosità straordinaria, ha deciso di comprare la vecchia casa di Sciascia per trasformarla in un museo aperto al pubblico. Tutto questo per amore nei confronti del suo concittadino, dei suoi scritti, dei suoi libri, contenuto però in un amore ancora più grande e forse oggi ormai deluso, quello verso un’idea di sapere come momento e scopo di un cambiamento sociale e culturale che in molti abbiamo sognato e in pochi continuiamo a sognare.

Sono andato a visitarla con Egidio e con lui. Una casa a più piani dove Leonardo Sciascia viveva con la sua famiglia, piena di libri ancora da riordinare, ma dove si respira un’atmosfera particolare, uno strano connubio tra la Racalmuto di un tempo, che si coglie guardando i mobili e la disposizione della casa, e la vita di un intellettuale di una volta, immerso nella vita familiare in un mondo dove dominava la macchina da scrivere. Tutto sembra piccolo come quando mi accade di vedere, per esempio, una vecchia Fiat 500, che mi fa domandare come fosse stato possibile entrarvi in quattro o cinque oppure addirittura farci all’amore tra il volante, il freno a mano e i sedili che non si piegavano.

Racalmuto, interno di Casa Sciascia

Quando si rivede un luogo del passato, esso, è un’esperienza molto comune, appare più piccolo. E così mi sembrava la casa di Leonardo Sciascia dove mi immaginavo odori di cucina, ferri da stiro, vociare di bambini intrecciati con il tavolo di studio, i libri, le riviste cartacee, i manifesti di allora, i fogli scritti e quelli per scrivere. Un po’ come accadeva negli anni ’50 del secolo scorso. Non so se le cose stessero davvero così, ma questo è il regalo che mi ha dato Pippo Di Falco accompagnandomi nella visita: mi ha fatto sentire qualcosa che si collega alla statua nella via e a tutto il paese.  Un uomo qualsiasi che cammina fumando una sigaretta dopo che è uscito di casa dove ha letto e scritto nella quotidianità della sua famiglia.

Racalmuto, Casa Sciascia

In un mondo come il nostro di oggi, ossessionato dall’ansia del successo, dello stare in prima fila, dell’essere vincenti, del non dovere fallire, dell’esibizione dello sfarzo e della ricchezza, in uno scenario dove un conformismo che si avvale di una finta eversività e il finto nuovo serve per non cambiare niente, quell’uomo qualsiasi e la sua casa ci insegnano la sobrietà accompagnata da quello scetticismo che caratterizza molti intellettuali nati in terra di Sicilia e che, come appunto diceva Sciascia, porta i siciliani a non credere nelle idee, e tuttavia ha spinto alcuni tra i suoi illustri figli a saperle produrre, scrivere e a farle leggere per il mondo.

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Prof. Alfonso Maurizio Iacono
Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere
Università di Pisa

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