Fondato a Racalmuto nel 1980

La guerra e l’influente pazzo mondo dei social

Meglio armati o disarmati? Conversazione fra due influencer.

Raimondo Moncada

Meglio armati o disarmati? Due amici parlano di guerra e di pace. Sono influencer. Quello che dicono e scrivono viene ascoltato con molta attenzione, creduto e seguito alla lettera.

E uno dice all’altro per convincerlo e per convincere tutti i propri follower:

“Disarmiamoci tutti e lasciamo che siano solo altri ad armarsi, se vogliono. Tanto è inutile. Sono soldi buttati al vento, specialmente nel ventunesimo secolo e dopo quanto accaduto nella Seconda Guerra mondiale. Lo Stato armato non può aggredire uno Stato disarmato, non può invadere una nazione che è inferiore o nulla in armamenti. Che figura ci farebbe? Non può un uomo forte e grosso prendere a pugni un uomo che non si regge neanche in piedi o un bambino. Sì, disarmiamoci. Ci guadagneremmo. Eliminiamo l’Esercito, la Marina e l’Aereonautica militare ormai anacronistici e costosi. Bruciamo aerei, carri armati, fucili, pistole, proiettili. Cancelliamo il Ministero della Difesa. Investiamo ogni centesimo per altro: cultura, istruzione, povertà, svago. I nostri proiettili debbono essere i libri, gli aiuti agli emarginati, i sostegni ai deboli, le iniezioni di fiducia alle persone attardate. Dopo millenni di guerre, abbiamo ormai gli anticorpi. E a nessuno verrebbe in mente, se è a questo che pensi, di usare l’arsenale nucleare. Se parte il primo partono tutte le quindicimila testate nucleari e sarebbe la fine del mondo. Un suicidio dell’umanità. E io non credo che ciò accada. Ci tengono nella paura solo per far guadagnare i signori dell’industria bellica”.

L’amico influencer replica netto esponendo la sua posizione:

“Non sono per niente d’accordo con te. Dobbiamo dare la priorità alla nostra difesa e spendere ogni soldo per rendere efficace il nostro sistema di protezione, con armamenti ed eserciti adeguati alle minacce per crearci uno scudo alle imprevedibili azioni dei nuovi folli della storia, di chi nel comodino ha il computerino col pulsante dell’atomica, di chi si alza male la mattina e si inventa una scusa qualsiasi per aggredire, invadere, distruggere un altro paese. Dirà che è uno Stato ebreo, neonazista, comunista, liberista, consumista. Dirà che è nero, bianco, giallo. Dirà che è cristiano, islamico, ateo, indifferente a ogni religione. Dirà che è nemico o trama col nemico. Dirà che parla troppo, che parla a vanvera, che parla danneggiando gli interessi supremi dello Stato dov’è nato, ha vissuto e finirà di vivere. Hitler non è morto”.

L’altro influencer ribatte: “Sei un pessimista, un esagerato, uno che alimenta il clima di terrore. Bisogna avere fiducia nel mondo, nell’uomo. Non possiamo vedere nemici ovunque. Non possiamo vivere in uno stato di guerra perenne. La pace è l’unico obiettivo. E si persegue credendoci, affidandoci a chi sta sopra di noi, dando il buon esempio. Se io non mi armo, se io non spendo soldi inutili in strumenti di morte, ma solo per finalità più nobili, umane, intellettuali, creative, indurremo anche altri a seguirci. Non siamo più gli uomini della fionda e della pietra”.

La risposta dell’amico non si fa attendere: “E se chi ci circonda non segue il nostro nobile esempio? E se il capo dello Stato che si è armato dovesse dichiararci guerra, inventandosi un motivo qualsiasi, convincendo il suo popolo e quello dei suoi alleati? Noi, nudi e indifesi, che cosa dovremmo fare in quel caso? Alzare le mani e farci fare tutto quello che vogliono? E alle prime minacce rispondere: Vi piacciono le nostre spiagge, i nostri monumenti? La nostra gente? La nostra cucina? Il nostro sole? Volete invaderci? Volete farci del male? Volete prenderci con la forza quello che abbiamo? Prego, fate pure. Non opporremo alcuna resistenza. Anche noi potremmo pensare a costruirci la nostra personale bomba atomica. Ce l’hanno in tanti. Perché noi no? Voglio vedere chi avrebbe il coraggio di minacciarci o invaderci”.

“Sei assurdo”.

“Pure tu”.

“Pace?”

La discussione va avanti all’infinito, senza giungere a un punto condiviso. Ognuno a difendere con fermezza le proprie posizioni e a spaccare in due l’influente e pazzo mondo dei social che, con il coltello tra i denti e armato di parole-bomba, sta o con l’uno o con l’altro non riuscendo a stare in mezzo.

 

 

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