Fondato a Racalmuto nel 1980

Racalmuto. Metti una sera a cena, con tanta fame di memoria

Magari con Piccionello che ingurgita un paniere di fichi d’india

“…Ritrovati, presente Savatteri, in una nota trattoria di Racalmuto, si è manifestata ancora la fame di memoria e di ricordi…”.

La presentazione a Racalmuto del libro “Dalle parti di Leonardo Sciascia“, Zolfo editore, scritto da Gigi Restivo e Salvatore Picone, non può passare nel ricordo come la chiusura di un primo ciclo di manifestazioni culturali ben riuscito. Non può essere quella volta in cui dopo aver parlato bene di un libro, si ringrazia tutti, avendo cura di non dimenticare nessuno, e si torna a casa. Ciò sarebbe potuto accadere, parlando di Leonardo Sciascia, nel posto più autorevole del mondo, possa anche trattarsi della Camera dei Deputati di Roma, ma non certo a Racalmuto. L’evento, che si è svolto a pochi metri in cui è nato tutto, nel vero senso dalle parti di Sciascia, ha avuto  un suo significato intimo.

Per dirla con lo scrittore Gaetano Savatteri,  il libro è nato in un punto focale, come si trattasse il guscio di una lumaca, al centro della spirale sciasciana. In via Largo Monte, dove insiste la  Casa in cui visse lo scrittore,  nei luoghi dove la memoria  stuzzicata da Restivo e Picone  ha generato delle nuove pagine, scritte da una posizione privilegiata. Gli autori hanno dato così vita ad una profonda visione introspettiva, gustosa e ricca di particolari inediti.

Ha continuato bene Savatteri, che con i suoi libri ha ispirato la serie televisiva di successo Makari, nel sostenere che per meglio comprendere quanto presente “Dalle parti di Sciascia” comporta una certa dimestichezza con lo scrittore di Regalpetra. Penso che Savatteri si riferisse ad una necessaria familiarita’ anche con i luoghi.

Immersi dunque in un clima casalingo, essendo di Racalmuto l’editore quanto gli stessi scrittori,  il bandolo della memoria e’ stato immediatamente afferrato. Non si è dunque parlato di illuminismo  e massimi sistemi volteriani, né  di carta ricongiunta e francobolli commemorativi. Ci si è limitati invece a porre dei velati interrogativi, come ad esempio se i vantaggi tra lo scrittore delle Parrocchie di Regalpetra e il suo paese siano stati reciproci.

Essendo Racalmuto un paese ricco di storia, valorizzata nel tempo da uomini di memoria come Nicolò Tinebra Martorana e Eugenio Napoleone Messana, si è stati tutti concordi nella necessità di ripartire da loro, anche per celebrare i meriti e le doti dello scrittore de ” Gli zii di Sicilia”.

Pertanto Savatteri, voglio pensare, forse anche memore di un mio vecchio intervento comparso in un giornale locale, ha sollecitato il Sindaco Vincenzo Maniglia a distribuire gratuitamente nelle scuole alcune copie dei libri di Sciascia, per favorirne la lettura, oltre alla necessità di ristampare quei testi della storia locale, oggi introvabili. Tra un piatto del menù sciasciano ed un altro, anche il dopo è stato interessante.

Ritrovati, presente Savatteri, in una nota trattoria di Racalmuto, si è manifestata ancora la fame di memoria e di ricordi. Nessuno ha chiesto autografi o firme di copie Tantomeno nessuno ha parlato con Savatteri del successo della serie televisiva che lo riguarda. La discussione  si è  concentrata invece sul come si chiama in dialetto racalmutese il guscio della lumaca vuota, se “cracula” come scritto da Sciascia,  e come accostato da Savatteri nella prefazione del libro di Restivo e Picone.

Ne è uscito confermato anche il perché la vittima d’ingiustizia, presente nel romanzo giallo ” La congiura dei loquaci” si fosse guadagnato l’appellativo di Caliddru cientu e dieci, da cui il detto in paese  “Tanto paga centoedieci”. Così  tornando da Roma nella sua Racalmuto Savatteri ha avuto modo di sapere che quel soprannome proviene da una scommessa vinta.

Trattando una storia accaduta veramente a Racalmuto, ciò sosteneva mia nonna, ossia che il Mattina (alias cento e dieci), prima di finire ingiustamente in prigione, aveva sfidato un gruppo di amici, giurando di essere capace di mangiare, una dietro l’altra, cento e più fichi d’india.

Chissà se un giorno vedremo proposta tale scena in tv, in cui magari il Piccionello, impersonato dall’attore Centamore, mentre indossa una delle magliette in cui sono stampate le sue curiose massime esistenziali, tipo “sicilianu sugnu, perciò di panza”, ingurgita un paniere di fichi d’india, semplicemente per lanciare una sfida; chissà se è così che poi si imbocca la memoria.

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