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Racalmuto e Sciascia. “Non possiamo sentirci Guelfi o Ghibellini”

Specialmente dopo che ci siamo addirittura autodefiniti “Il paese della ragione”

Giovanni Salvo

Se quanto accade nel paese dell’illuminato Leonardo Sciascia non stranisce, qui dove il buon senso sembra essere diventato un ossimoro, un dissennato non senso, vuol dire che qualcosa certamente è in corto circuito.

La promozione culturale non può prevedere riserve o contrapposizioni, se ciò avviene abbiamo certamente fallito, e con noi anche i libri dei più validi scrittori da noi preferiti. La spartizione del territorio per interessi di varia natura, talvolta anche per paradossali eccessi di affettuoso “fanatismo”,  va lasciata ad altri ambienti meno elevati. La dicotomia in questo nobile campo non fa bene a nessuno, soprattutto ai Racalmutesi.

Non possiamo sentirci Guelfi o Ghibellini su un caro comune argomento, che porta il timbro Leonardo Sciascia, specialmente dopo che ci siamo addirittura autodefiniti  “il paese della ragione”.

Perché “dalle parti di Regalpetra” capita da qualche tempo di assistere a fastidiosi distinguo, vuoi per ragioni politiche, per ripicche, o solo per banali ricerche di spazi e visibilità.

In campo ci sono Casa Sciascia e Fondazione Sciascia, proprio come in un caldo derby calcistico. Dunque se arriva a Racalmuto un Sottosegretario alla Cultura della Repubblica italiana per visitare i luoghi sciasciani, e non lo si accompagna a “Casa Sciascia”, l’abitazione in cui lo scrittore delle Parrocchie visse per molti anni, acquistata dal mecenate Pippo Di Falco e gestita da una nutrita appassionata associazione, è la prova che qualcosa certamente non sta funzionando.

Stiamo parlando dell’interessante Casa-museo tra le cui mura l’autore de “Gli zii di Sicilia” mosse i primi passi di scrittore e dove sono presenti tanti libri unici, oltre ad una cristallizzata autentica e suggestiva ambientale atmosfera.

Di contro, pan per focaccia, se un attore importante, vedi Michele Placido, giunge a Racalmuto per gustare i luoghi dello scrittore che valorizzò tanto Pirandello e il suo teatro, e non viene guidato all’interno della Fondazione, il prestigioso Ente morale voluto dal Comune, in cui sono custoditi documenti unici, testimonianze di una fervida attività letteraria, allora il caso è davvero curioso.

Ciò accade da qualche tempo nel “paese del sale”, dove è letteralmente assodato che la ragione può essere umanamente lontana da tutto.

Succede qui, dove qualche domanda oggi sarebbe d’obbligo. Dunque ci si può altercare con lo stesso livore di chi non ha mai letto un libro, trascurando persino l’affetto dimostrato dal noto letterato verso un paese in cui scelse di restare per sempre, a discapito di qualsiasi altro napoleonico cimitero monumentale? Principalmente, dov’è l’assennato concetto di paese della cultura, faticosamente costruito attraverso un processo virtuoso, lungo quasi mezzo secolo, in cui i racalmutesi non hanno mai smesso di sperare?

Oggi non serve comunque cercare colpevoli, necessita solo ricordarsi che i libri non sono mattoni, non possono creare dei muri nel fortunato paese in cui nacque uno dei più grandi ragionati scrittori del novecento, Leonardo Sciascia, un uomo che lottò tenacemente per l’abbattimento di molte barriere.

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